Finanziaria e ICT, il Governo ci prova

Finanziaria e ICT, il Governo ci prova

Open source, protocollo informatico, banda larga, DTT, trasparenza e competitività: molti gli interventi previsti. Obiettivo: cambiare la cultura e i metodi delle amministrazioni. Ne parla a PI il sottosegretario Magnolfi
Open source, protocollo informatico, banda larga, DTT, trasparenza e competitività: molti gli interventi previsti. Obiettivo: cambiare la cultura e i metodi delle amministrazioni. Ne parla a PI il sottosegretario Magnolfi

Lo chiedono da lungo tempo e ora alle associazioni di imprese ICT, che spingono per maggiori e più pregnanti investimenti nell’innovazione da parte del Governo, la Finanziaria 2007 tenta di rispondere. Come? Punto Informatico ne ha parlato con Beatrice Magnolfi , sottosegretario all’Innovazione nella PA. Che ha descritto un progetto composto da investimenti mirati e distribuiti a tutti i livelli della pubblica amministrazione destinati, secondo il Governo, non solo ad impattare sull’operatività, la trasparenza e l’offerta di servizi al cittadino ma anche a causare un cambio paradigmatico di cultura adeguato alle opportunità offerte dalle nuove tecnologie.

A segnalare la presenza in Finanziaria di qualcosa di nuovo è l’attenzione speciale all’open source . L’idea è quella di agevolare la produzione di ambienti ed applicativi aperti fondati su software libero e standard aperti. Non si tratta di mettere all’angolo il software proprietario ma di considerare di maggiore peso i plus associati tradizionalmente al codice aperto. “È una scelta dovuta – spiega Magnolfi – perché l’accessibilità e l’ispezionabilità del codice sorgente è un criterio guida per la pubblica amministrazione. Non solo la Finanziaria ne parla per la prima volta, è anche uno strumento che ci consente di trasferire i costi dalle licenze d’uso alla formazione di risorse umane. In altre parole si investe sulle competenze, sulle persone”. “Quello che vogliamo dare – puntualizza – è anche un messaggio culturale”.

Il crescente uso di soluzioni aperte consentirà la messa a punto del già annunciato portale della pubblica amministrazione che sarà interamente dedicato a rendere noti e condividere i progetti aperti in essere nelle diverse amministrazioni, al fine di fare cultura e allo stesso tempo evidentemente consentire a tutte le amministrazioni un facile e rapido accesso ad applicativi e sistemi che possano far crescere i propri servizi. “Si tratta – sottolinea Magnolfi – di una sorta di marketplace dedicato agli applicativi open source. C’era già stata una direttiva su questo fronte ma con l’inserimento in Finanziaria si segnala quanto oggi il Governo intenda puntarci”.

Tra i molti esempi di spesa per l’innovazione che potrebbero essere scelti, Magnolfi cita i 75 milioni di euro per la Società dell’Informazione che saranno investiti nella PA centrale e in quella locale, i 90 milioni per la didattica nonché i 100 milioni per l’innovazione nelle aziende sanitarie e negli ospedali.

All’industria che chiede più impegni, il Governo risponde con investimenti per 1100 milioni di euro nel fondo competitività e sviluppo , in cui la priorità fondamentale verte intorno all’ICT. “Un paese in cui non cresce questa industria del futuro – spiega il sottosegretario – è un paese destinato al declino. Se guardiamo ad altri paesi, non solo Cina o India ma anche quelli del nord Europa, la crescita della competitività è legata allo sviluppo tecnologico. In Italia la crescita è ridotta ed è chiaro che servono politiche pubbliche, che investano in ICT in settori chiave come i beni culturali, la sanità, la scuola”.

Ma le voci sono tante e comprendono anche cose come 310 milioni di euro per la promozione della competitività in settori ad alto tasso tecnologico come quello areonautico, o 125 milioni per l’infomobilità. Tra le voci più interessanti, quella sulla banda larga .

In Finanziaria si parla di un complesso di investimenti nel triennio 2007-2009 per il broad band di 80 milioni di euro (20 nei primi due anni e 60 nel terzo), triennio in cui verranno completati gli investimenti pregressi e si spingerà verso l’obiettivo già delineato di portare la banda larga a tutto il paese entro fine legislatura. “Siamo consapevoli – sottolinea Magnolfi – della distanza tra i bisogni e le possibilità. Confidiamo nell’esito positivo della trattativa con il ministero della Difesa sul WiMax, perché abbiamo bisogno di un mix tecnologico che ci consenta di raggiungere tutto il territorio nazionale anche con strumenti diversi, che comprenda sì ADSL, fibra ma anche il wireless”.

“Quel che ci appare chiaro – continua il sottosegretario – è che da solo il mercato non ce la fa, per la scarsa redditività di molte aree. Mi è capitato di partecipare qualche tempo addietro ad una assemblea in un piccolo paese della montagna pistoiese: se un tempo al Governo avrebbero chiesto strade più affidabili o uffici postali, oggi chiedono banda larga. È evidente per tutti che oggi è un diritto, una necessità”. “Come ministero – specifica – siamo molto preoccupati del divide digitale dei piccoli comuni: 5 su 10 non sono coperti dal broad band. Questo significa molte cose, come una pubblica amministrazione a doppia velocità”.

Nel triennio, con 40 milioni di euro per ogni anno, si spingerà anche sulla televisione digitale terrestre . L’investimento è pensato per incentivare la produzione di contenuti per il DTT, servizi di pubblica utilità, sensibilizzazione ai vantaggi dell’uso della tecnica digitale.

“I bonus sulle Tv abilitate al DTT – sottolinea Magnolfi – non sono oggi quantificabili, così come non sono quantificabili interventi rilevanti come sconti per i PC dei co.co.co , per i docenti delle scuole e delle università e altro ancora”.

Tra le norme richieste a gran voce ed integrate alla Finanziaria anche quelle che consentono di utilizzare le risorse confiscate per reati contro la PA . “Sono risorse non banali – spiega Magnolfi – e si potranno finalmente usare: il 50 per cento sarà dedicato all’informatizzazione dei processi giudiziari”. Il rimanente per la formazione.

“Ma – dice il sottosegretario a Punto Informatico – tra le pieghe della Finanziaria vi sono molte misure che mettono al centro la tecnologia per obiettivi primari, come il controllo dei flussi finanziari nella pubblica amministrazione e la trasparenza amministrativa. La tecnologia viene concepita come strumento per misurare il risanamento della PA “. È un passaggio culturale, sostiene Magnolfi. “Sì, perché l’utilizzo di strumenti tecnologici diventa prassi , non siamo più alle sperimentazioni, che sono ormai mature e devono diventare prassi ed essere messe a regime”.

Il ricorso agli strumenti tecnologici come previsto in Finanziaria è amplissimo, spiega il sottosegretario, “dagli acquisti telematici della pubblica amministrazione (il cosiddetto e-procurement, ndr.) alla carta di acquisto nella PA per pagamenti di importo limitato, dal cedolino elettronico per lo stipendio alle compensazioni IVA trasmesse per via telematica, dalla trasmissione digitale dei dati relativi alle compensazioni per le strutture sanitarie private ai dati doganali e fiscali, fino allo scontrino fiscale digitale”. A detta di Magnolfi, dunque, “con questa Finanziaria si assiste ad una scelta: la modalità tecnologica diventa prassi, è la via ordinaria con cui si muove la PA nei propri rapporti interni e anche con i propri rapporti con il cittadino. La PA come grande sistema di comunicazione e informazione migra massicciamente sulle nuove piattaforme tecnologiche”. “Se oggi dovessimo progettare da zero la PA sarebbe tutto molto più facile – sottolinea – qui si tratta di migrare le infrastrutture ma soprattutto la cultura precedente ad un mondo nuovo”.

In questa direzione, dunque, si muove l’istituzione del sistema integrato delle banche dati in materia tributaria e finanziaria. “Si intravede – spiega a PI il sottosegretario – l’architettura dell’integrazione tra le grandi anagrafi del paese. L’anagrafe catastale insieme a quelle dei cittadini, quelle dei comuni. Questo può consentire un cambiamento sostanziale”. Ancora una volta l’innovazione è culturale : “Le singole amministrazioni devono passare dalla cultura del possesso dei dati del cittadino a quella dell’accesso, perché i dati sono del cittadino, che non dovrà più fornirli ad amministrazioni che potranno interagire”. In questo senso il problema non sono mai le tecnologie, spiega Mangolfi. “Sì, ci sarà da lavorare sul fronte dell’interoperabilità, per rimuovere gli ostacoli che impediscono un dialogo efficiente tra le basi dati, ma il problema non è quello, è culturale”.

Cultura che a volte si deve promuovere con azioni energiche contro le amministrazioni inadempienti. “Nel disegno di legge Nicolais che speriamo sia approvato nei prossimi mesi – spiega Magnolfi – ci sono norme come l’obbligo per le amministrazioni di adottare il protocollo elettronico. In caso di mancanza sarà nominato un commissario ad acta”.

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Pubblicato il
22 dic 2006
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