Il Venice Project e la rivoluzione P2P

Il Venice Project e la rivoluzione P2P

di Tommaso Tessarolo - Tutto quello che c'è da sapere sul nuovo progettone dei creatori di Skype e sul perché la vera rivoluzione della tv via Internet passa per il P2P. Ecco cosa pensa chi lavora sulla nuova televisione
di Tommaso Tessarolo - Tutto quello che c'è da sapere sul nuovo progettone dei creatori di Skype e sul perché la vera rivoluzione della tv via Internet passa per il P2P. Ecco cosa pensa chi lavora sulla nuova televisione

In questi ultimi giorni è tornato alla ribalta il nuovo progetto di Janus Friis e Niklas Zennstrom, il Venice Project. Un nome senza senso, che fortunatamente verrà cambiato, per un progetto che dichiara di voler far cambiare il modo di concepire la TV alla gente. Da come e quanto se ne sta parlando non c’è dubbio che sia partito con il piede giusto.

Friis e Zennstrom sono due persone a dir poco esperte nella costruzione di piattaforme per la distribuzione di contenuti e servizi sul web. Nel marzo 2001 crearono il progetto KaZaa diventato in fretta uno dei network P2P più usati dal popolo Internet per lo scambio di qualsiasi tipo di contenuto digitale. Entrato rapidamente in disgrazia per evidenti problematiche legali a causa dell’enorme traffico di materiale sotto copyright quotidianamente scambiato, ha tentato progressivamente di spostarsi verso la distribuzione di materiale legale fino ad arrivare nel 2006 ad un accordo per la distribuzione delle produzioni di Universal Music, Sony BMG, EMI and Warner Music.

Nel 2002, Friis e Zennstrom danno vita ad un altro progetto che vede la luce nel agosto del 2003. Il progetto in questione è il celeberrimo SKYPE, che diventa ben presto il network di Voice over IP più usato al mondo. Anche SKYPE fonda il suo funzionamento sul protocollo P2P, approccio assolutamente rivoluzionario per il settore, garantendo in questo modo una scalabilità dell’intero sistema virtualmente senza limiti a dei costi altrimenti impensabili. Il progetto SKYPE ha un una sorte decisamente più favorevole del suo predecessore tanto da arrivare ad essere venduto nell’ottobre del 2005 al gigante eBay per 1,9 milardi di dollari (ai quali vanno aggiunti 1.8 miliardi opzionati per il 2008). Dall’operazione Friis e Zennstrom escono con una credibilità alle stelle ed un cospicuo capitale realizzato.

Non contenti dei successi ottenuti, i due paladini del P2P vedono per questa tecnologia nuovi campi di applicazione e decidono di non fermarsi convinti che proprio il P2P sia grado di offrire delle risposte definitive alle problematiche che la nuova, all’epoca solo presunta, evoluzione del web portava con sé. Era il 2004 ed i segnali di una imminente rivoluzione legata alla distribuzione del video su Internet c’erano già tutti.
I più grandi dubbi erano legati alla capacità dell’infrastruttura della rete di sostenere un salto così importante. Trasferire file pesanti come i video è sicuramente un’operazione ben più onerosa in termini di risorse necessarie rispetto al trasferimento di testi, immagini o file audio. Tecnicamente le strade percorribili erano solamente due, entrambe con gravi problemi. L’Unicast, uno stream per ogni spettatore, con i suoi enormi problemi di scalabilità, ed il Multicast, protocollo necessitante di reti appositamente configurate e quindi ad appannaggio dei soli proprietari di network (telecom operator).

Friis e Zennstrom erano ben consci però di quanti file video venivano già all’epoca scambiati in rete grazie al loro prodotto KaZaa (o simili), e per SKYPE si stava già pensando ad un’evoluzione verso le videochiamate. In entrambi i casi senza nessun problema infrastrutturale, proprio grazie al protocollo P2P. Il P2P risolve il paradosso dell’Unicast aprendo le porte della distribuzione del video su Internet, rendendo di fatto tutti gli spettatori anche “trasmittenti” del segnale ricevuto.

Negli USA, con la solita capacità di sintesi, questo processo viene chiamato “sheeps shitting grass”, un espressione tanto colorita quanto efficace a racchiudere tutta la logica del P2P: è come se ogni pecora di un grande prato mangiasse l’erba prodotta, come scarto, da altre pecore. In questa metafora il grande prato è naturalmente Internet, dove qualsiasi pecora (gli utenti della rete, detti “peer”) può pascolare liberamente (e quindi scaricare materiale digitale) rendendolo immediatamente disponibile come cibo per altre pecore (altri “peer”).

Il 1 gennaio del 2005 Friis e Zennstrom cominciano le assunzioni per il loro nuovo progetto che chiamano temporaneamente “The Venice Project” finanziandolo di tasca propria con i proventi della vendita di SKYPE ad eBay. Le prime assunzioni, che riguardarono programmatori esperti presi dai principali progetti open source Apache, Mozilla, Ubuntu, e Subversion, accesero subito i sospetti di una nuova avventura P2P dei due ormai conosciuti come i fondatori di SKYPE. Cosa si nasconde dietro il Venice Project lo ha rivelato direttamente Friis sul suo Blog scatenando una incredibile ondata di curiosità e di entusiasmo.

“Cos’è stiamo facendo con Venice? È semplice, veramente, stiamo cercando di mettere insieme il meglio della televisione con il meglio di Internet. Pensiamo che la TV sia uno dei più potenti e coinvolgenti mass media di tutti i tempi. La gente ama la TV, ma allo stesso tempo la odia. Si amano le storie appassionanti (a volte), la ricchezza, la qualità. Ma si odia la linearità, la mancanza di scelta, l’assenza di servizi basilari come la possibilità di ricerca. Completamente assenti sono tutti i servizi a cui ci siamo abituati su Internet: tagging, recommendations, scelta e così via. La TV è 507 canali con niente sopra, e noi vogliamo cambiare tutto questo!”.

Project Venice ha aperto il 12 dicembre di quest’anno la sua fase beta riservata a 6000 persone, rivelando anche ai nostri occhi finalmente molti particolari. Si tratta di un client P2P, realizzato sulla tecnologia XULRunner (!!) per Windows, Mac OSX e Linux, in grado di ricevere un numero virtualmente infinito di canali TV trasmessi via Internet. La modalità di visione, come promesso di Friis, è prevalentemente “non lineare”. Un canale è di fatto composto da una serie di clip Video che vengono riprodotte in sequenza quando si accede al canale (molto bello il montaggio di tutte le novità che si ha all’avvio del client).

Questo approccio garantisce una esperienza di TV di flusso per chi non ha intenzione di scegliere altro se non il canale, ma consente allo spettatore attivo di poter decidere in ogni momento quale singolo contenuto vedere. Chi vuole quindi può costruirsi un proprio palinsesto, alimentando la lista dei programmi preferiti o durante la visione o cercando nella libreria di contenuti presenti.

Molto interessante è l’aspetto sociale del Venice Project: quando si guarda un canale TV è previsto che lo si possa commentare, che si possa chattare con altri spettatori o con la “trasmissione”, che si leggano in overlay i propri feed RSS. Lo “schermo” televisivo viene trasformato in un piano capace di ospitare tutti gli strumenti necessari all’interazione.

È fondamentale però capire la differenza che Venice porta rispetto ad una “normale” esperienza non lineare di Net TV fatta utilizzando il Podcasting Video da client come iTunes. Con quest’ultimo i file si scaricano localmente senza condividerli, e si guardano quando si è finito il download. Con il client Venice si ha la netta sensazione di vedere la TV perché il flusso video parte immediatamente appena si accede al canale. La riproduzione viene avviata mentre la clip video è in download, regalando un’esperienza utente veramente fantastica che porta il Podcasting Video ad avere la stessa immediatezza d’esperienza della televisione classica.

In più, naturalmente, si hanno tutti i benefici della “non linearità” e quindi la possibilità di vedere e rivedere quello che più ci piace quando vogliamo. Il “segreto” di Venice, come si poteva immaginare, è che i file video vengono trasferiti utilizzando il protocollo P2P. In questo modo più spettatori utilizzano il Client migliore è la qualità del servizio: con tanti trasmettitori sparsi nella rete non solo si scarica più velocemente (finché abbiamo banda a disposizione) ma si hanno maggiori garanzie di stabilità del servizio.

Il modello di business prevede due fonti di ricavo: innanzi tutto l’advertising ovvero pubblicità dentro i video e sponsorizzazioni dei canali. Quindi la vendita di contenuti a pagamento, della quale non si sa praticamente nulla anche se Friis ha dichiarato che alcuni contenuti saranno distribuiti protetti da DRM.

Project Venice più che avere fornitori di contenuti mira ad avere partner interessati ad utilizzare la piattaforma, con i quali stringere relazioni di reciproca convenienza. Per un broadcaster poter trasmettere a tutto il pubblico della rete senza passare sotto la gogna dei telecom operator, e senza dover investire quantità di denaro ai limiti della sostenibilità, è una opportunità senza precedenti. Mentre per Venice sarà importante avere contenuti di pregio da proporre a chi scaricherà ed utilizzerà il client.

Una comunione d’interessi talmente forte, con delle basi talmente solide che rischia fa crollare definitivamente le barriere per la distribuzione dei contenuti TV sul web. Tanti sono già i canali a disposizione ma per il momento tra le “major” solo il gruppo Warner e Channel 4 in UK sembrano aver aderito alla prima fase di sperimentazione, ma non facciamo difficoltà a credere che presto molti altri potrebbero seguire compresi i numerosi produttori “ProAm” che stanno emergendo in questa nuova era di User Generated Content.

Due sono le sfide ulteriori che il Project Venice si propone di superare. La prima è legata ai contenuti ad alta definizione, che indiscutibilmente faranno dai traino ad una nuova offerta televisiva di qualità, con un numero di potenziali clienti in forte crescita grazie all’entusiasmo che sta circondando questa nuova tecnologia. La seconda è quella che amo chiamare “la prova divano”. Credo che la Net TV uscirà dallo stadio larvale solo quando riuscirà ad entrare, in maniera semplice e trasparente, dentro i nostri televisori, quando seduti sul nostro divano con il telecomando in mano potremmo indifferentemente scegliere se vedere la TV “classica” o la Net TV, in quel momento inizierà la vera battaglia.

Entrambi gli obiettivi rientrano nei piani del Venice Project che dovrebbe uscire ufficialmente nei primi mesi del prossimo anno già con un offerta HD e con sul mercato uno o più “box” in grado di attaccarsi al televisore e ricevere direttamente questa nuova TV.

Il Venice Project però non è l’unico progetto di questo tipo in attività. Pur essendo indiscutibilmente quello che ha attirato il maggior numero di attenzioni si trova già oggi in compagnia di diversi servizi concorrenti.
Proprio in questi giorni ho avuto il piacere di provare il nuovo progetto di Silvio Scaglia (Chairman and largest shareholder di FASTWEB) chiamato Babelgum . Purtroppo, essendo il progetto ancora in beta chiusa, non possiamo rivelare più di tanti particolari ma di sicuro Babelgum non si distanzia di molto da quello che abbiamo visto e provato per il Venice Project.

Anche in questo caso stiamo parlando di un progetto di piattaforma P2P per la distribuzione di contenuti TV in modalità non lineare, sempre grazie ad un client da scaricare. Diversi canali tematici a disposizione con la possibilità di vedere la TV in maniera “passiva” o di poter scegliere e raggruppare i contenuti di proprio interesse. Anche in questo caso è previsto il superamento della “prova divano”, mentre l’uscita sul mercato è ancora incerta anche se il livello di compiutezza del client che abbiamo provato è tale da far presupporre un lancio non così in là nel tempo. Nessuna indiscrezione invece su chi potrebbe aver già voluto abbracciare questa nuova piattaforma.

Altro progetto è ZUDEO , lanciato in queste settimane. È un progetto di Azureus, il più diffuso client BitTorrent sulla rete (130 milioni di client scaricati), che per il momento ha integrato alle funzionalità di download di files P2P anche una “Media Portal” dal quale gli utenti possono scegliere i contenuti video da scaricare. Il portale è diviso in varie aree tematiche in una sorta di guida ai programmi, mentre molti contenuti sono offerti già oggi in qualità HD. Ancora più interessanti sono le evoluzioni previste per questo progetto che ha già incassato oggi l’adesione della BBC come “fornitore di contenuti” (chissà se la RAI “obbligata” dal nuovo contratto di servizio saprà fare di meglio).

Ho contattato direttamente Peter Bradley Vice President of Business Development, per avere alcune anticipazioni:
“Nel primo quarto del 2007 Zudeo uscirà dalla fase beta. La versione finale includerà alcune novità come il download progressivo dei contenuti per garantire un’esperienza di “quasi streaming” ma in alta qualità. Nello stesso periodo Zudeo comincerà ad offrire sia contenuti Premium che User Generated Content. I nostri contenuti Premium includeranno sia TV Show dai principali broadcaster che Movies dagli studios, e verranno offerti in due formule “acquisto” e “affitto”. È previsto inoltre un modello che include l’advertising. Per i DRM useremo Microsoft con geofiltri per proteggere i limiti territoriali dei diritti di visione”.

Oggi Zudeo offre un esperienza decisamente diversa da Venice o da Babelgum, ma le evoluzioni previste lo porteranno ad essere un’altra piattaforma del tutto assimilabile. E siamo a tre.

Ma è importante considerare anche tutte le piattaforme commerciali che da tempo esistono per la distribuzione di contenuti P2P, purtroppo tutte affette dal grave problema della scarsa diffusione dei loro client. Uno su tutti è Octoshape che a differenza di tanti altri offre una tecnologia P2P pensata principalmente per trasmettere contenuti in diretta, in netta controtendenza. Ho sentito Stephen Alstrup, CEO di Octoshape, per sapere come aveva preso la notizia che nuove piattaforme potenzialmente concorrenti stavano ottenendo la ribalta:

“La gente dietro il Venice Project ha avuto molto successo in passato grazie all’applicazione P2P SKYPE, dando al P2P molta attenzione positiva. Per questo credo che il Venice Project sarà un grande successo e creerà molta attenzione intorno al P2P. In questo momento Octoshape è la sola tecnologia commerciale a offrire il GridCasting (P2P avanzato) per il live streaming, che rimane il nostro scopo principale. Non essendo il Venice Project focalizzato al live, per quanto ne possa sapere, non vedo il Venice Porject come competitor. Per questo motivo sono solo felice per tutta l’attenzione che Venice Project sta portando a tutto il mercato P2P.”

Non c’è dubbio: questi progetti stanno definitivamente sdoganando il P2P. È un duro processo trasformare quello che per anni agli occhi della gente è stato presentato come il “grande mostro”, responsabile di tutti i mali dell’industria dell’intrattenimento, nel salvatore delle patria. Il protocollo che rende sostenibile la distribuzione di contenuti digitali sul web, e che sovverte le logiche feudali dei telecom operator. È dura ma ce la si sta facendo. Adesso si è capito che conviene.

Per chiudere la nostra panoramica di piattaforme per il P2P video che affiancano Venice Project in questa nuova sfida, ho fatto qualche domanda a Pierlugi Mele CEO di Coolstreaming che il P2P video in Italia lo sta facendo da tempo, e che sa perfettamente quanto sia difficile il processo di riabilitazione. La prima domanda è stata sulle somiglianze tra Venice Project e Coolstreaming:
“Coolstreaming è un progetto sempre in fase “beta” poiché il mondo p2p-tv, web-tv anche per noi sta correndo troppo… Sembra strano ma è così. Stiamo anche noi cercando di focalizzare un obiettivo preciso ma il fenomeno si sta diffondendo più delle nostre aspettative. Per noi il Venice Project è solamente un altro programma… se contribuisce alla comunità intera ci fa enormemente piacere. Apprezziamo Skype per aver capito l’importanza dell’iptv/videosharing. Comunque vi vorrei segnalare un ottimo p2p-tv per ora disponibile solo in svizzera ma che da nostri test promette molto bene: www.zattoo.com”
Ecco un’altra piattaforma e un altro addetto ai lavori contento dell’effetto benefico che il Venice Project sta portando al mondo P2P. Purtroppo Coolstreaming, a differenza di Venice Project, non si può dire che abbia il crisma dell’ufficialità, in Italia è visto solo come piattaforma per vedere il calcio gratis:

“Capiamo benissimo che nel mondo degli “affari” serve l’ufficialità, noi purtroppo non l’abbiamo, non l’aveva neanche Youtube… Ciò che fa paura va sempre combattuto, ciò che destabilizza il sistema da fastidio… per di più fatta da gente che non è nata nel sistema ne vi è dentro. Noi lo abbiamo sempre ripetuto siamo disponibili a collaborare senza alcun problema, non vogliamo assolutamente affossare nessuno, vogliamo poter discutere liberamente di cio’ che potrebbe essere la tv del domani. Capiamo i problemi dei broadcaster e per questo da parte nostra abbiamo teso una mano verso questo problema. Rispondiamo al DMCA e siamo disponibili in qualsiasi momento a rimuovere “link” a materiale considerato protetto. Abbiamo inserito dei filtri su quei canali che ripetono contenuti criptati in Italia e stiamo applicando dei geolock, tutto per far capire il nostro spirito collaborativo.”

Non c’è dubbio che il P2P dia fastidio, ed è questo il suo più grande problema. Inizialmente i più grandi avversari di questa rivoluzione emersa dal web furono le grandi industrie dell’intrattenimento. Oggi questi attori hanno capito che grazie al P2P hanno a disposizione una piattaforma per estendere il loro business nello spazio e nel tempo: palinsesti infiniti raggiungibili dal tutto il mondo, con costi di distribuzione ridicoli.

Gli unici veri oppositori rimasti sono purtroppo i telecom operator. Per loro il P2P rappresenta contemporaneamente una doppia minaccia: non solo scardina definitivamente le barriere del MULTICAST aprendo la Net TV alla gente, ma satura contemporaneamente la capacità delle loro reti. Il P2P, si sa, è molto vorace di banda. È sorprendente vedere i grafici di consumo di un fornitore d’accesso suddivisi per protocollo: il traffico P2P occupa da solo la stragrande maggioranza della banda.

Questo per un telecom operator è un problema, perché impedisce di poter gestire un vero “over booking”. Di norma si vendono offerte ADSL a 4/Mbits sapendo che tanto i consumi dell’utenza saranno discontinui e non cosi sincronizzati, e che quindi mediamente tutti saranno contenti. Ma cosa succederebbe se tutti gli utenti di un telecom operator usassero contemporaneamente tutta la banda a loro disposizione, magari grazie ai super efficienti client P2P?

Sono convinto che molti hanno già sperimentato questa situazione di disagio, dove i mega bits ADSL previsti dal contratto diventano pura teoria. Per questo motivo la campagna denigratoria contro il P2P è ancora in atto. Fintanto che sarà considerato un “male” sarà possibile giustificare i filtri per protocollo che in alcuni casi vengono messi in atto. Se il vostro provider improvvisamente taglia tutto il traffico eMule o Torrent, sappiate che nonostante vi vengano comunicate ragioni ufficiali di “prevenzione alla pirateria”, in realtà si sta trattando di un ottimizzazione della scarsa banda a disposizione.

Questo è il problema del P2P. Purtroppo se un telecom operator decide di far andare male (o per niente) una piattaforma P2P lo può ancora fare. Chi ha investito tanti denari in infrastrutture ed offerte IPTV chiuse starà secondo voi semplicemente a guardare mentre il mondo scoprirà le meraviglie del Venice Project? Attenzione perché questo è il rischio che stiamo correndo. È su questi temi che il popolo del web deve acquisire conoscenza, per attivare una azione consapevole a salvaguardia della neutralità della rete.

Tommaso Tessarolo
Il blog di T.T.

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Pubblicato il 22 dic 2006
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