Ma ai privati la PEC serve a qualcosa?

Ma ai privati la PEC serve a qualcosa?

Questa la domanda che Punto Informatico ha rivolto agli operatori del settore e agli esperti. Il sostituto elettronico della raccomandata viene perlopiù offerto alle aziende, ma ora arrivano le proposte per i privati. Il quadro
Questa la domanda che Punto Informatico ha rivolto agli operatori del settore e agli esperti. Il sostituto elettronico della raccomandata viene perlopiù offerto alle aziende, ma ora arrivano le proposte per i privati. Il quadro

Posta Elettronica Certificata (PEC) al prezzo di cinque euro più iva all’anno: è l’offerta che Aruba ha lanciato da qualche giorno per conquistare la clientela privata. Vale a dire il target principale dello strumento voluto dal legislatore per rivoluzionare i rapporti con la Pubblica Amministrazione e consacrato nel Codice dell’Amministrazione Digitale (4 marzo 2005). Ma al tempo stesso la fascia di mercato fino a questo momento meno considerata dall’offerta. Anche perché sull’utilità dello strumento per famiglie e singoli cittadini non tutti sono d’accordo.

Quindici i gestori certificati
Aruba è stato inserito dal Cnipa in un elenco di 15 gestori , autorizzati a offrire PEC sul territorio italiano. Un servizio nato per sostituire le raccomandate cartacee che si sviluppa attraverso quattro passaggi.

Quando il mittente possessore di una casella PEC invia un messaggio ad un altro utente certificato, il messaggio viene raccolto dal gestore del dominio certificato che lo racchiude in una busta (virtuale) e vi applica una firma elettronica in modo da garantire inalterabilità e provenienza. Fatto questo, il terzo passaggio consiste nell’invio del messaggio al gestore destinatario, il quale verifica la firma e lo consegna al destinatario. Per finire, il gestore destinatario invia una ricevuta di avvenuta consegna all’utente mittente, che può essere quindi certo che il suo messaggio è giunto a destinazione.

Le ricevute certificano che il messaggio è stato spedito, che è stato consegnato e che non presenta alterazioni. Nell’avviso inviato dai gestori è apposta anche una marca temporale che certifica data e ora dell’operazione. Se il mittente dovesse smarrire le ricevute, la traccia informatica delle operazioni svolte, conservata dal gestore per 30 mesi, consente la riproduzione, con lo stesso valore giuridico, delle ricevute stesse. “La PEC può essere utilizzata dall’utente privato alla stregua di una comune casella di email, sia attraverso una interfaccia webmail, sia attraverso i più comuni client per la posta elettronica”, spiega Cinzia Villani, responsabile dei servizi di certificazione digitale di IT Telecom (gruppo Telecom Italia ) e presidente di Assocertificatori . “L’unica differenza è nel valore legale della comunicazione che, nel caso della PEC, assume un pieno rilievo giuridico e probatorio in forza della stringente normativa che ne regola l’utilizzo”.

Pochi gestori puntano sui privati
Nonostante le promettenti prospettive, tuttavia, sono pochi i gestori che fin qui hanno puntato a far breccia tra gli utenti privati, preferendo piuttosto orientarsi sulla clientela business, e ancor meno quelli che rendono pubblici i costi del servizio. Così, ad esempio, la parmense Cedacri , ha messo a punto un’offerta solo per banche e Pubblica Amministrazione e non ha stabilito un tariffario, rimandando la decisione sull’ammontare alla contrattazione tra le parti.

Stessa posizione di Numera che, intervistata in proposito, si è limitata a far sapere che “il costo annuale di una casella di PEC è allineato con quello di una casella professionale di posta elettronica”. I privati sembrano non interessare, almeno direttamente, I.Net , che ha messo a punto un’offerta per aziende e Pubblica Amministrazione, con la previsione di costi personalizzati per le istituzioni finanziarie che acquistano un blocco di caselle certificate per i propri clienti.

Maggiore interesse verso il target privato è dimostrato da Infocamere e da Poste Italiane .
La società consortile delle Camere di Commercio italiane offre il servizio “Legalmail” al prezzo di 49 euro all’anno senza distinzioni per tipologia di clientela (pubbliche amministrazioni, imprese, privati o professionisti): l’attivazione può essere effettuata direttamente via Internet, con la possibilità di fruire da subito di un servizio di messaggi illimitati, con l’unico tetto rappresentato da 100 Mb di capienza. In abbinamento con l’abbonamento annuale, si ricevono anche il manuale operativo e quello utente che consentono di cominciare a operare da subito.

Più articolata l’offerta dell’altro gestore istituzionale, Poste Italiane: il kit minimo di “PostCert”, che contiene l’identificazione presso uno degli sportelli postali accreditati, costa 43,2 euro, mentre il kit completo con l’utilizzo del certificato per 24 mesi e lettore usb di smart card costa 87,6 euro. Seppure limitata rispetto ad altri paesi occidentali, l’offerta è in crescita e viene da chiedersi come mai la Posta Elettronica Certificata sia ancora così poco diffusa tra l’utenza consumer . Su questo punto i pareri raccolti da Punto Informatico tra gestori ed esperti sono divergenti.

Secondo Umberto Ferrara, amministratore delegato di Exentrica , è solo una questione di tempo. “Come accaduto per altre tecnologie, ci vorrà ancora un po’ perché la posta certificata conquisti il cuore degli utenti privati. Del resto, fino a poco tempo fa l’offerta di servizi per questa fascia di clientela era piuttosto limitata e i prezzi più alti rispetto ad oggi”. Exentrica opera nel business della PEC con un’ottica di consulenza open source attraverso la piattaforma OpenPec. In sostanza, l’attività consiste nell’estendere mail server aperti come Postfiv, Sendmail e Qmail e nell’assistenza agli aspiranti gestori della PEC per l’ottenimento del certificato. Secondo Ferrara, “una spinta alla diffusione dello strumento potrebbe arrivare dall’eventuale previsione di incentivi all’utilizzo”, politica fin qui mai adottata.

Più scettico sull’utilità della PEC per i privati è Riccardo Genghini, tra i pionieri della sicurezza giuridica e rappresentante per l’Italia di Euronotaries , associazione di notai che certifica le nuove tecnologie nel campo legale: “La PEC è utile per alcune categorie professionali come notai, avvocati, imprese e alcuni settori della Pubblica Amministrazione, ma difficilmente si svilupperà su larga scala perché non ci sono grandi vantaggi per i privati “. Genghini nota che la PEC consente solo una presunzione di legge dell’avvenuta consegna di un messaggio di posta elettronica. “Il suo principale punto debole”, osserva, “risiede nel fatto che costituisce una firma non tanto del documento sul quale è applicata, quanto piuttosto dei dati di spedizione e di ricezione”.

Secondo Genghini, i limiti tecnologici e la necessità di non compromettere rapporti di business in corso fanno sì che su Internet possa avere una diffusione più ampia la raccomandata rispetto alla notifica giudiziaria. “Quali aziende”, si chiede infatti, “possono essere interessate a sollecitare online il pagamento da parte dei propri clienti ricorrendo a una notifica?”. Dall’altra parte, “Che tipologia di cliente potrà mai accettare di dovere consultare quotidianamente il proprio indirizzo di PEC per evitare le decadenze che conseguono a una notifica?”

In ambito professionale Euronot@ries ha messo a punto una tecnologia alternativa, denominata MailWtness, che permette ai notai di rilasciare copie autentiche delle ricevute di consegna messaggio generate all’interno del protocollo S/Mime (Secure/Multipurpose Internet Mail Extensions). “In questo modo”, afferma, “si offre una prova conclusiva della avvenuta consegna di un messaggio elettronico, combinando l’uso del Ssi con il S/Mime. La consegna del messaggio elettronico si conclude quando il destinatario clicca su un apposito link, che quindi prova la lettura, e non solo la ricezione, del messaggio”.

La PEC in azienda e nella PA
Se i privati stentano, aziende e uffici della Pubblica Amministrazione adottano con maggiore frequenza la PEC. “La posta certificata”, precisa Villani “può consentire un notevole sviluppo della comunicazione aziendale in tutti quei casi in cui occorra o si voglia utilizzare la posta elettronica invece della tradizionale posta cartacea e sia necessario avere il riscontro probatorio delle comunicazioni in transito. Oltre a questo, consente di trasferire i dati in un formato predefinito e direttamente elaborabile dal destinatario, grazie all’impiego di codici xml. Notevoli vantaggi possono derivare dall’utilizzo della PEC nei cicli di comunicazione legati alla fatturazione elettronica”.

Per quanto riguarda la PA, infine, Villani indica i dati emersi da una ricerca NetConsulting: “La sola spedizione per via telematica dei tradizionali certificati cartacei, consentirebbe di risparmiare fino a 472,6 milioni di euro l’anno. Credo basti per dare un’idea della sua portata innovativa”.

Luigi dell’Olio

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Pubblicato il 18 gen 2007
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