P2P? A fermarlo ci pensino i provider

P2P? A fermarlo ci pensino i provider

Questa la richiesta di IFPI che fa notare come contro la pornografia infantile si siano adottate misure che potrebbero essere messe in campo anche per bloccare i siti di riferimento del file sharing
Questa la richiesta di IFPI che fa notare come contro la pornografia infantile si siano adottate misure che potrebbero essere messe in campo anche per bloccare i siti di riferimento del file sharing

Roma – I provider forniscono l’accesso ad Internet e dunque loro possono, meglio di chiunque, impedire che chi accede si rivolga a risorse internet illegali. Non è una novità che le major vogliano trasformare gli ISP in poliziotti del web, la novità dettagliata da Zeropaid sta nella loro nuova strategia di “convincimento”.

L’ultimo rapporto sulla musica digitale dei fonografici di IFPI , ripreso da Punto Informatico nei giorni scorsi, contiene le nuove direttive.

IFPI segnala come fornitori di servizi, quali Google, abbiano già garantito a regimi come quello cinese la possibilità di fornire risultati di ricerca censurati e come siano molti i provider impegnati nel combattere la pornografia infantile bloccando l’accesso ai siti che la diffondono. Da qui parte per sottolineare come tutti si mobilitino per le questioni più diverse, e in Italia si bloccano anche i siti del gambling online , “ma non per quanto attiene alla violazione della proprietà intellettuale”.

Si tratta, in realtà, di un’affermazione non del tutto vera, se si ricorda come qualche provider abbia inibito l’accesso a siti come AllofMp3.com , il sito russo degli mp3 a prezzi stracciati considerato illegale dalle case discografiche occidentali. La stessa IFPI si è fatta promotrice di una singolare azione in Australia, paese dove sta cercando di spingere i provider a buttar fuori dalla rete, anche in assenza di un ordine del magistrato, gli utenti coinvolti nel file sharing illegale.

“Tecnologie simili a quelle usate per bloccare l’accesso al pedoporno – scrive IFPI – potrebbero essere utilizzate per inibire l’accesso a siti che facilitino il file sharing illegale di opere protette dal diritto d’autore”.

“IFPI suggerisce – chiosa Zeropaid – che dovremmo trattare chi visita i siti del file sharing come coloro che vanno a vedere la pornografia infantile”.

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Pubblicato il 22 gen 2007
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