Un wafer croccante come un RFID

Un wafer croccante come un RFID

Sotto pelle non basta: i chip di controllo ora si mangiano, si ingoiano e si digeriscono pure. A fini esclusivamente medici
Sotto pelle non basta: i chip di controllo ora si mangiano, si ingoiano e si digeriscono pure. A fini esclusivamente medici

Dispositivi efficaci per l’identificazione a distanza? Certamente. Ritrovati avanzati per il tecnocontrollo ubiquo e senza scampo? Forse, ma quel che è oramai certo è che i discussi chip RFID non sono più da tempo una sola esclusiva delle applicazioni in ambito commerciale . Kodak ha persino escogitato un modo per impiantare i chippettini letteralmente dentro la persona , semplicemente permettendo che essi si possano mangiare e digerire senza problemi .

I minuscoli wafer degli RFID ingeribili hanno come obiettivo primario quello di monitorare senza sosta diversi aspetti del funzionamento dell’organismo ospite , avendo le potenzialità per divenire il miglior alleato del medico che si trovi a dover valutare la salute e la buona tenuta fisiologica del paziente.

I piccoli bio-RFID sono ricoperti di una speciale sostanza atta a ritardarne il dissolvimento e l’assorbimento da parte dell’organismo , giusto il tempo sufficiente per monitorare tutto quello che c’è da monitorare e trasmettere i dati agli apparati di ricezione a disposizione del personale medico addetto.

Ma non solo stomaco e budella: applicazioni ideali del nuovo ritrovato includono l’impianto chirurgico nelle ginocchia e nelle giunture per comunicare possibili rischi e prevenire spiacevoli cedimenti. Per non parlare dell’inserimento dei microchip nei medicinali.

Non è certo la prima volta degli RFID nel corpo umano o che vengono usati per scopi medici , anzi i chip RFID sottopelle avanzano rapidamente , ma le prospettive che si aprono ora sono foriere di applicazioni del tutto nuove.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 15 feb 2007
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