Lavoro nell'IT, il salario non è tutto

Lavoro nell'IT, il salario non è tutto

Lo sostiene Elisabetta, ormai da tanti anni nel settore, passata dai corsi specialistici ai lavori senza retribuzione, fino ad approdare in un ambiente ricco di stimoli. Sacrificarsi è, a volte, un investimento
Lo sostiene Elisabetta, ormai da tanti anni nel settore, passata dai corsi specialistici ai lavori senza retribuzione, fino ad approdare in un ambiente ricco di stimoli. Sacrificarsi è, a volte, un investimento

Salve, scrivo riferendomi agli articoli che state pubblicando da un po’ di tempo a questa parte relativamente al mondo del lavoro nell’ambito IT: lavoro in questo ambiente da quasi 9 anni, sono una donna, ho all’attivo un curriculum molto bello, ho lavorato per clienti molto prestigiosi e ho cominciato dal nulla.
Premetto che le cose di cui parlo di seguito valgono per chi, come me, non ha responsabilità familiari, non è sposato/a, non ha una famiglia da mantenere etc.

Non mi ritengo ancora realizzata dal punto di vista professionale, anzi, mi reputo ben lungi dal potermi dire appagata, sia per quanto riguarda la retribuzione, che per quanto riguarda le competenze acquisite. Ritengo che più si lavora, più ci si tiene aggiornati, più si frequentano corsi, seminari, scuole di specializzazione etc. più ci si rende conto dei propri limiti professionali e più si cerca di migliorarsi più si scoprono dimensioni “superiori” che stanno al di là. D’altronde il mondo dell’informatica (includo nel termine sia l’HW che il SW), scienza nobilissima e dalle molteplici sfaccettature, è uno dei mondi più dinamici, mutevoli e in costante evoluzione che esistano.

Lo stipendio che percepisco adesso è lievemente superiore a quello che percepivo nel 2001, certamente non è adeguato alle mie competenze e cosa più importante, non è adeguato alle responsabilità che gravano sul mio lavoro, ma non guardo per prima cosa al compenso, e spiegherò in breve il motivo: ho cominciato dal nulla, ho fatto un paio di minicorsi di base per curiosità e non per sfruttarli lavorativamente… la fortuna è stata che erano corsi fatti bene, le informazioni che venivano diffuse erano corrette e le persone che insegnavano erano competenti. Da li è nato il mio amore per l’informatica, e ho capito che era quello ciò che avrei fatto da grande.

Così ho cercato di cominciare in qualche modo. All’epoca, (non ho + 20 anni), dove vivevo io l’unica formazione di alto livello disponibile era quella universitaria, e, per inciso, la laurea in Informatica non era ancora tra gli insegnamenti attivati; avrei dovuto iscrivermi a Ingegneria e includere tra gli esami quelli di programmazione ma, comunque, avrei dovuto fare un percorso di studi oneroso e non orientato verso quello che in definitiva desideravo fare. Così ho iniziato a cercare lavoro per fare l’apprendista. Nessun risultato. Quindi mi sono proposta come collaboratrice GRATIS, e a quel punto ho trovato chi mi ha preso.

Naturalmente non basta dire ad una persona: “hei! lavoro gratis, insegnami il mestiere! dammi l’opportunità di mettere le mani nelle cose che fai, di combinare disastri, di agire in maniera irresponsabile etc.. etc…” chiunque ti prenda come apprendista anche gratuitamente, sa che deve investire su di te comunque; se non altro in termini di tempo che ti dedica per insegnarti almeno i rudimenti, in termini di risorse etc. (io per es ho fatto esplodere un alimentatore ai miei esordi e ho indisposto alcuni clienti:D ).

Questo chi gestisce una qualsiasi ditta lo sa, pertanto non pensiate che il semplice fatto di proporsi come apprendista “gratis” (lo so, per legge non esiste una cosa del genere) porti automaticamente a trovare chi è disposto a darti anche questa piccola opportunità, sta a te proporti e presentarti come una persona sveglia, che ha voglia di imparare, che non si fa spaventare da sacrifici e difficoltà, e questo, per inciso, serve sempre, anche quando sei un professionista con all’attivo tanti clienti etc.

Ecco che ho cominciato a lavorare senza compenso in cambio di formazione, e non è stata una cosa di pochi mesi, ma di alcuni anni. Nel frattempo avevo investito dei risparmi per frequentare una rinomata scuola privata a Milano, ho fatto i bagagli, sono partita e ho acquisito quelle informazioni.

Pensavo che questo, unito all’esperienza che avevo fatto, sarebbe servito a procurarmi il lavoro che desideravo fare, invece ho dovuto accontentarmi di molto meno, non sfruttando quasi per nulla le mie nuove conoscenze.

Lavorando dove mi trovavo mi sono resa conto che quanto la piccola città del sud da cui provengo poteva darmi, in termini di lavoro, me lo aveva già dato; la maggior parte degli imprenditori non capiva i vantaggi di una gestione aziendale informatizzata fatta in modo oculato, secondo norme e standard, secondo principi di funzionalità e sicurezza. Compravano le macchine e i software senza istruire il proprio personale ad usale, ed esse restavano un investimento morto. Cercavano di risparmiare sui sistemisti, i programmatori etc.. e quindi avevano un prodotto scadente etc.. concludendo così che spendere per informatizzare, e migliorare quanto già c’era era una cosa che non restituiva effettivi benefici.

La miopia non è solo una malattia degli occhi, ma alle volte affligge anche il cervello. A malincuore, ho deciso di cambiare città; ho scelto un posto dove ci fosse maggior bisogno di figure professionali di rilievo, e mi sono accorta che la concorrenza era agguerritissima e il livello medio era notevolmente più alto di quanto mi aspettassi; così ho cercato lungamente e infine mi sono accontentata di un lavoretto, “tanto pe campà”, mentre nel frattempo compravo libri e approfondivo argomenti, e risparmiavo soldini per fare qualche corso.

Durante il lavoro, approfittavo dei tempi morti per fare qualche esperimento etc. Appena ho avuto occasione ho cambiato impiego per migliorare un pochino, e così ho fatto, lavorando per circa 8 mesi, max un anno e poi cambiando nuovamente… cambiando anche casa, abitudini e stile di vita, varie e varie volte.

Al momento attuale ho un rapporto stabile con un datore di lavoro di un certo rilievo che ha creduto in me, dandomi l’occasione di migrare verso un altro comparto del settore IT, paga ridotta, ma ne ho guadagnato in esperienza e conoscenze, infatti nessun corso, nessuna scuola ti può dare quanto ottieni dalla pratica, quelli ti danno degli input, ti danno una traccia, poi il resto lo devi mettere tu.

Perché ho snocciolato tutta questa pappardella? Perché voglio dire ai ragazzi e alle ragazze che guadagnano una miseria nel mondo IT: questo difficilmente potete cambiarlo, lasciate perdere call-center e situazioni poco stimolanti, dove si finisce a fare sempre le stesse semplici cose, andatevi a cercare sfide, certo, sempre sottopagate, ma ritenetelo un compromesso accettabile per accumulare esperienza e non abbandonate mai le vostre ambizioni. Sicuro, servono i soldi per vivere, ci sono passata, ho saltato i pasti, e alle volte chiesto soldi in prestito a parenti e amici. Umiliante? Sì, molto, ma l’importante è non rassegnarsi a vederlo come l’unica vita possibile, ma solo come un momento di passaggio.

Viviamo in un paese che si dimentica di chi è giovane, abbiamo dei diritti tali solo sulla carta, ANCHE per colpa nostra che ne ignoriamo finanche l’esistenza, e qualora ci siano noti magari non disponiamo di denaro e tempo da perdere sufficiente per farli valere. Seppure le cose si mettessero meglio, ci vorrebbero molti anni per cambiare la situazione: nel mezzo ci siamo noi, che viviamo questa situazione ora.

Il consiglio è di non svendervi per nulla, se non ci guadagnate denari, che almeno ci possiate guadagnare conoscenze. Al momento attuale ricevo spesso offerte di lavoro interessanti, che potrebbero portarmi a guadagnare il 60/70% in + del mio stipendio che è poco ma dignitoso, ma mi sembrano rami secchi, che mi porterebbero a fossilizzarmi su una determinata cosa. Resto dove sto, continuo a crescere, a intravedere cose nuove: ho conosciuto persone non solo preparate, ma al limite del geniale, ho avuto il privilegio di lavorare accanto a professionisti che hanno fatto in parte la storia dell’IT, in Italia e nel mondo.

Ribadisco, se vi pagano poco, NE DEVE valere la pena:)

So che tra 7/8 anni mi si porrà il problema di essere troppo “vecchia” per il mercato del lavoro IT, rivendersi di continuo implica portare con se freschezza e giovinezza. Ma lo affronterò senza farmi troppo condizionare, puntando molto su me stessa e cercando di trovare la mia nuova “dimensione”. Siamo Italiani, abbiamo tanti svantaggi al momento, ma possiamo contare sulla nostra atavica capacità di ingegnarci e trovare soluzioni nuove e originali.

Elisabetta

P.S.
Grazie per aver letto la mia lunga mail, mi definisco una persona realista, ma volevo dare un contributo positivo alla discussione, la situazione descritta è ahimè verissma e difficile, concordo pienamente con tutto quanto è stato scritto, anche da chi rappresenta un’azienda, realtà secondo me ancora più complessa e spinosa.

Sul tema vedi anche:
Lavoro nell’IT, troppo vecchio a 27 anni?
Lavoro IT, il sogno di un salario decente
Lavoro nell’IT, l’esperienza non paga
IT? Il regno del precariato
IT? Il lavoro c’è, eccome. Manca la voglia
Dipendenti IT? Solo se sottopagati
I venditori IT? Ignoranti
Ma un 22enne come diventa lavoratore IT?

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Pubblicato il
20 feb 2007
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