Total Information Awareness? No, ora si chiama ADVISE

Total Information Awareness? No, ora si chiama ADVISE

Il Dipartimento per la Sicurezza Interna statunitense collauda un nuovo sistemone che potrà sapere troppe cose su quasi tutti. Solo le normative sulla privacy possono fermare TIA 2 la vendetta
Il Dipartimento per la Sicurezza Interna statunitense collauda un nuovo sistemone che potrà sapere troppe cose su quasi tutti. Solo le normative sulla privacy possono fermare TIA 2 la vendetta

Washington – Lo US Department of Homeland Security ( DHS ) è pronto a varare entro il prossimo anno un nuovo programma di Total Information Awareness – già bocciato per incostituzionalità tre anni fa.

Lo fa sapere il Washington Post che sottolinea come l’obiettivo sia sempre quello: mettere in correlazione dati di origine e fonti diverse sull’individuo o su gruppi di individui al fine di delineare inediti profili di personalità e scovare eventuali terroristi nascosti nella massa.

Ma, stando a fonti anonime, persino durante l’attuale fase di testing i responsabili del progetto avrebbero già violato le norme sulla privacy, sfruttando una base dati reale invece che una totalmente fittizia. Il che sembra dirla lunga sul valore che certe regole hanno in determinati ambienti istituzionali.

Analysis, Dissemination, Visualization, Insight and Semantic Enhancement (ADVISE) – così si chiama il nuovo progetto – è considerato l’avanguardia del settore, grazie all’utilizzo di algoritmi avanzati capaci di individuare relazioni nascoste fra i dati scandagliati.

Come nella serie televisiva della CBS NUMB3RS , trasmessa anche in Italia, il core-think è che ogni azione di una persona lascia delle tracce che possono poi essere elaborate con formule matematiche. ADVISE sarà in grado di elaborare le informazioni sulle attività finanziarie, gli spostamenti, gli abbonamenti, i contatti telefonici e altro ancora relative ad un individuo, costruendone così il “profilo di pericolosità”, già stigmatizzato da esperti di sicurezza del calibro di Bruce Schneier.

Le violazioni rilevate in fase di testing sono elencate in un report del Government Accountability Office (GAO) che a breve verrà reso pubblico. La questione di fondo – che preoccupa le associazioni per le libertà civili – riguarda però le “indagini a caso”, quelle che sfruttano i dati dei cittadini per costruire individuare personalità sospette.

Sono state proprio le normative sulla privacy e l’attenzione dei media a fermare le precedenti incarnazioni del TIA, progetto che al Pentagono accarezzano da anni. Ed è quindi comprensibile la cautela della Homeland Security : il Dipartimento non ha ancora deciso nulla e il portavoce Larry Orluskie ha confermato che ogni commento verrà rilasciato solo dopo la lettura del rapporto GAO.

Dario d’Elia

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Pubblicato il
2 mar 2007
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