Google offre gli IP degli utenti alla polizia indiana

Google offre gli IP degli utenti alla polizia indiana

BigG li comunicherà per aiutare i cybercop di Bombay nel tracking dei criminali telematici o, maligna qualcuno, dei contestatori dello status quo
BigG li comunicherà per aiutare i cybercop di Bombay nel tracking dei criminali telematici o, maligna qualcuno, dei contestatori dello status quo

Le belle parole di Schmidt (CEO di Google) su Internet e Libertà sembrano cedere alla prova dei fatti: dietro semplice richiesta della polizia indiana, Google risponderà prontamente spifferando l’indirizzo IP di chiunque diffonda contenuti “discutibili” sul suo network sociale di Orkut .

Non servirà dunque nemmeno la scusa di voler arrestare un criminale o un maniaco: chiunque faccia parte della community succitata, che ad oggi conta circa 45 milioni di utenti il 20% dei quali si trova proprio in India, sarà facile bersaglio della volontà censoria della polizia indiana.

Fino ad ora, perseguire chi su Orkut sosteneva posizioni “disdicevoli”, o pubblicava messaggi considerati inopportuni per la morale comune, è stato complicato, poiché la sede legale della società si trova negli States. L’accordo ora sottoscritto dalla polizia di Bombay con il portale semplifica di molto le cose: basterà una email dei cybercop indiani per ottenere l’IP , grazie al quale sarà breve la strada da fare per risalire al responsabile dell’offesa.

A tale riguardo la polizia cita il caso di una cittadina che ha visto pubblicare, contro la sua volontà, una propria foto su Orkut. Grazie all’accordo, la polizia ha chiesto i dettagli ad Orkut/Google, dettagli grazie ai quali è finalmente riuscita a risalire al colpevole, rivelatosi poi un soggetto già indicato dalla donna come potenziale “sospetto”.

I cybercop indiani sarebbero già pronti a perseguire chi mette su fan club di noti criminali o messaggi propagandistici anti-indiani . Tra l’altro proprio Google, assieme a Microsoft, Vodafone e Yahoo, è tra i principali promotori di una recente iniziativa pro-libertà di espressione .

Come BigG possa far coesistere questi accordi con l’ideale di una rete libera, sostiene ora qualcuno, rimane un mistero che solo il business IT (particolarmente florido in India) può spiegare.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
14 mar 2007
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