Intercettazioni, due pesi e due misure

Intercettazioni, due pesi e due misure

di Marco Calamari - Difficile solidarizzare con i grandi nomi della politica quando scoprono che la loro privacy è stata violata sistematicamente: tacciono quando i cittadini subiscono lo stesso trattamento
di Marco Calamari - Difficile solidarizzare con i grandi nomi della politica quando scoprono che la loro privacy è stata violata sistematicamente: tacciono quando i cittadini subiscono lo stesso trattamento

Roma – È inutile perdersi in dettagli sull’attuale scandalo sulle intercettazioni (ma meglio sarebbe dire “tormentone”) che fa parte di una serie succedutasi negli ultimi mesi. Ragione vorrebbe che la prima reazione fosse quella di solidarietà verso quelle persone che, coinvolte in tali vicende, vedono violata in maniera eccezionalmente grave la propria privacy, venendo sbattuti in prima pagina in maniera spesso positivamente illegale.

Ma purtroppo questa reazione non è la più immediata ed automatica; una reazione diversa la precede e la cancella. Perché questo nauseante atteggiamento dei due pesi e delle due misure? Perché tutte le volte che una persona legata alla politica o alla finanza si trova più o meno vittima di una grave violazione della privacy, scattano rilevanti e spontanee manifestazioni di solidarietà parlamentari che sono invece totalmente assenti se i protagonisti sono normali cittadini e la loro vicenda non ha valore mediatico?

Vorrei continuare ipotizzando che questo sia dovuto a mancanza di informazioni e ad errori dovuti alla prospettiva che i politici ed i parlamentari hanno dall’alto dei Colli romani. Provo a mirare (si fa per dire) in alto; quindi:

Caro professor Prodi, caro cavalier Berlusconi.
Lo sapete che i vostri datori di lavoro, i cittadini, vedono violata continuamente la loro privacy in Rete e fuori grazie a leggi da voi separatamente ma omogeneamente approvate?

Lo sapete che in Italia vengono da anni accumulati, raccogliendoli con sistemi automatici, dati personali su tutti i cittadini (anche voi) che usano la Rete ed altre tecnologie come i telefoni cellulari?

Lo sapete che attualmente questi dati vengono raccolti su tutti i cittadini e conservati per tempi indeterminati (decreto Pisanu)?

Lo sapete che l’attuale normativa italiana è molto, molto più invasiva di qualunque altra delle altre nazioni della UE? Che è molto più invasiva di quello che le direttive UE ed i trattati internazionali richiederebbero?

Lo sapete che i dati vengono conservati anche oltre i periodi richiesti, perché nessuno ha mai normato e regolamentato l’operazione di cancellazione dei dati (c’è chi ci prova, si vedano le proposte in commissione Giustizia alla Camera).

Lo sapete che in Italia, come in molti altri paesi, l’accesso effettivo a questi dati è molto più ampio di quello che sarebbe apparentemente previsto dalle leggi? Che molti degli accessi avvengono usando strumentalmente fattispecie di reato gravi od odiose quali terrorismo o pedofilia, allo scopo di disporre di dati che consentano di “andare a pesca” di reati, invece di eseguire indagini mirate su rati specifici, e che questo invade e distrugge la privacy di tutti, provocando non il minimo ma il massimo danno possibile?

Lo sapete che i reati a sfondo pedofilo vengono commessi quasi sempre in famiglia e non in Rete, e che per conseguenza andare a pesca di pedopornografi in Rete è uno spreco di risorse che sarebbero meglio spese nel potenziamento di risorse investigative tradizionali?

Lo sapete che i terroristi da sempre colpiscono dove, quando e come vogliono, applicano i principi del conflitto asimmetrico multidimensionale , e che quindi le risorse spese con iniziative di massa come la linea Maginot o la data retention di massa sono inefficaci? Che i presunti e non dimostrati vantaggi di queste misure per la lotta contro il terrorismo sono perciò comunque transitori ed i danni e gli abusi per i cittadini innocenti sono invece certi e permanenti?

Non sarebbe più semplice, legale e civile costruire il consenso dei cittadini con misure efficaci e rispettose verso di loro, piuttosto che con colpi di timone costruiti alla bisogna e portati avanti con mezzi ed a fini mediatici?

Un agire più rispettoso verso la privacy dei cittadini non sarebbe utile per allontanare il sospetto che tutte queste misure servano solo a potenziare il controllo sui cittadini, che da sempre nella storia ha fatto molto comodo a chi deteneva il potere esecutivo e giudiziario?

Non eviterebbe (od almeno ridurrebbe) la nausea che molti cittadini ragionevoli, incluso il sottoscritto, provano nei confronti della politica (a causa di un certo modo di fare politica) e dei politici (specialmente dei politici che si comportano in un certo modo)?

Marco Calamari

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Pubblicato il
16 mar 2007
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