IT, un contratto a progetto può funzionare

IT, un contratto a progetto può funzionare

Lo racconta un ex dipendente IT a tempo indeterminato, che ha scelto una strada del tutto diversa, che ora lo riempie di soddisfazioni. Grazie anche alla lungimiranza del suo datore di lavoro
Lo racconta un ex dipendente IT a tempo indeterminato, che ha scelto una strada del tutto diversa, che ora lo riempie di soddisfazioni. Grazie anche alla lungimiranza del suo datore di lavoro

Salve redazione di PI, seguendo questa discussione sull’IT mi prendo il disturbo di raccontarvi la mia situazione, penso anomala, di programmatore passato da contratto indeterminato a progetto.

Sono stato uno di quei pochi fortunati che appena laureato ha trovato lavoro presso una piccola azienda informatica (meno di 15 dipendenti) con contratto a tempo indeterminato. Ma l’azienda era in città ed io abitavo a 150 km, quindi ho dovuto prendere casa in affitto ed i weekend tornavo a casa.

L’anno scorso mi sono sposato e la situazione di lontananza non era più “sopportabile” quindi ho cominciato a cercare lavoro vicino casa, ma l’unica realtà che ho trovato mi ha proposto un contratto a progetto di 6 mesi con l’obbligo delle 8 ore in azienda, senza malattia etc. a 1800 euro netti al mese.

Purtroppo non avevo molta scelta se volevo avvicinarmi a casa ed ero molto fiducioso sulle mie capacità, sicuro di poter ben figurare e quindi rimanere alla scadenza del contratto. Certo, non ho passato un mese facilmente, con il magone allo stomaco non sapendo cosa fare, ma alla fine ho pensato che la cosa più importante fosse la famiglia, quindi potevo correre qualche rischio (considerando anche che ho 28 anni e quindi tutto il tempo per rimediare).

Ho parlato con il direttore generale della mia azienda dicendogli che me ne andavo, ma sono stato felicemente sorpreso di scoprire che c’era un’ulteriore possibilità: il direttore mi ha proposto un contratto a progetto “pulito”, cioè senza obbligo di presenza in azienda, di un anno con un aumento del mio stipendio e l’obbligo di essere presente in azienda 2 volte al mese per l’avanzamento dei lavori.

Ho accettato subito, anche perché mi dispiaceva lasciare un’azienda che mi ha permesso di crescere ed in cui mi trovavo bene sia con i dirigenti sia con i colleghi.

Da un mese lavoro da casa, sono in contatto con i miei colleghi con Skype, email, mi posso collegare alla LAN in VPN e soprattutto posso stipulare altri contratti a progetto, come se fossi un libero professionista.

Ho lasciato la città con un risparmio di circa 500 euro mensili (200 euro per l’affitto di una camera doppia in casa di un amico;), 200 per benzina, mangiare…, 100 spese varie) più l’aumento di stipendio dovuto al contratto a progetto che all’azienda costa meno.

Con i soldi guadagnati mi sono fatto una pensione integrativa di tutto rispetto. E soprattutto rifacendomi a IT, la vita del programmatore assunto , lavoro dalle 5 alle 8 ore (dipende dal carico di lavoro del momento) “pulite” e che mi gestisco io: venerdì scorso avevo una competizione sportiva e non ho lavorato, ma ho recuperato il sabato.

Adesso ho ripreso a coltivare alcuni hobby che avevo abbandonato per mancanza di tempo, ho iniziato ad andare in piscina e qualche sera ho anche il tempo di prendere una birra con gli amici!

Lettera Firmata

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Pubblicato il
22 mar 2007
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