Agcom: le tariffe non fan che calare

Agcom: le tariffe non fan che calare

Calabrò illustra l'attività della sua Authority, dalle indagini che seguono l'abolizione dei costi di ricarica alle soluzioni per tutelare consumatori e mercato. ADUC: Calabrò dimentica certe truffe tuttora in corso
Calabrò illustra l'attività della sua Authority, dalle indagini che seguono l'abolizione dei costi di ricarica alle soluzioni per tutelare consumatori e mercato. ADUC: Calabrò dimentica certe truffe tuttora in corso

Lamentele spesso ingiustificate quelle dei consumatori? Nel complesso le tariffe dei servizi telefonici e telematici italiani calano, anzi continuano a calare , con un ritmo che testimonia il buon livello di concorrenza del mercato. Senza per questo dimenticare la questione dei disservizi e del divario digitale nella banda larga.

Questa l’estrema sintesi dei contenuti di un’audizione alla commissione Trasporti della Camera del presidente di Agcom Corrado Calabrò, audizione dal titolo emblematico: “Inefficienze e disservizi nel settore della telefonia fissa” . Con una relazione di 26 pagine , Agcom ha tentato di esaurire i mille fronti della propria attività (tanto che Calabrò ha anche ribadito per l’ennesima volta come i pur “ottimi elementi” che compongono Agcom sono ormai insufficienti dinanzi all’enorme mole di lavoro).

Prezzi e mercato
L’Authority per le Comunicazioni è stata costituita nel 1998. Da allora, evidenzia Calabrò, “i prezzi dei servizi di telecomunicazioni sono scesi del 18 per cento a fronte di un aumento dell’inflazione di oltre il 20 per cento”. Inoltre, nel 2006, “i prezzi dei servizi di telefonia sono scesi dell’1,2 per cento, mentre l’indice dei prezzi al consumo è aumentato del 2,1 per cento”. Per l’anno in corso “nei primi due mesi i prezzi dei servizi telefonici sono diminuiti dello 0,6 per cento”.

Risultati che, secondo il presidente Agcom, sono frutto della liberalizzazione regolamentata delle TLC italiane. Confermata inoltre l’intenzione di costituire dopo l’estate il “navigatore”, uno strumento
con cui l’utente sarà messo in grado di confrontare e valutare le nuove offerte delle compagnie telefoniche.

E ciò a prescindere dall’attività di vigilanza dell’Authority, attualmente impegnata – ad esempio – nella verifica delle segnalazioni relative alle nuove offerte varate da Wind e da Vodafone . Sul passaggio forzato dal piano Wind 10 a Wind 12 sono infatti in corso verifiche ispettive “per accertare se la variazione tariffaria, che di per sé non è vietata nel caso di contratti per adesione, stia avvenendo nel rispetto delle disposizioni del Codice delle comunicazioni elettroniche”. Sull’introduzione del servizio di SMS vocale di Vodafone, Calabrò ha osservato che “costituisce una sorta di sostituto della segreteria telefonica. L’Autorità ha chiesto immediatamente informazioni all’operatore, che ha subito sospeso l’offerta di questo nuovo servizio. Nei prossimi giorni verificheremo se il servizio di SMS vocale è compatibile o meno con le disposizioni stabilite dall’Autorità già nel 2003 “.

Digital divide
La quota di popolazione italiana che ad oggi vive in condizioni di digital divide è stimata in circa il 13 per cento del totale. “A questa situazione – ha osservato Calabrò – contribuisce anche la frammentazione del territorio italiano, determinata dal gran numero di piccoli Comuni. Sul totale degli 8101 comuni italiani, circa 3200 risultano del tutto privi di copertura xDSL, mentre per oltre 2400 la copertura riguarda solo parte del territorio comunale. Di questa percentuale, ben il 10 per cento della popolazione (oltre cinque milioni di persone) vive in aree di digital divide di lungo periodo, ossia che richiederebbero interventi costosi, lunghi e complessi come la posa di infrastrutture in fibra ottica”.

Il divario, evidenzia il presidente dell’Authority, “colpisce pesantemente anche il nord del paese e persino le stesse aree metropolitane. A questa difficoltà dovrebbe in parte sopperire la realizzazione di reti di accesso ai servizi a larga banda in tecnologia wireless e in particolare il cosiddetto WiMax”. Sul WiMax l’Authority ricorda che a breve è prevista una regolamentazione per disciplinare l’assegnazione delle frequenze necessarie.

Disservizi
Inefficienze, malfunzionamenti, la pratica di attivare servizi mai richiesti dagli utenti sono, secondo Calabrò, aspetti di “una patologia oggi in fase ancora acuta”, in un mercato caratterizzato da “un modello di concorrenza che a volte non rifugge da colpi bassi, da artifizi atti a carpire la buona fede dei consumatori, da clausole capestro ad attivazione e fatturazione di servizi non richiesti”. Situazioni “che l’Autorità sta affrontando e che intende risolvere, o quanto meno ridimensionare entro un limite di guardia”. Come? Sul fronte della regolamentazione del rapporto utente-operatore e su quello della vigilanza, a tutela dei diritti degli utenti.

Ma Agcom dice di puntare anche sulla semplificazione della risoluzione dei contenziosi e sulla riorganizzazione della propria struttura. Le segnalazioni di disservizi, lamentati direttamente dai consumatori e analizzate dall’Autorità, in un anno sono arrivate a raggiungere quota 6mila. Il problema sarebbe comunque in fase calante dall’entrata in vigore del nuovo regolamento , che “conferisce maggiore trasparenza e certezza giuridica per la conclusione di contratti a distanza”.

Separazione della rete
“Nella telefonia fissa il rafforzamento delle regole di separazione fra fornitore di servizi ed attività di rete comporterà un deciso salto in avanti verso una maggiore trasparenza delle transazioni economiche, una più efficiente gestione dei rapporti tra operatori e utenti, un assetto più concorrenziale. Quindi meno disservizi, meno inefficienze e più qualità dei servizi” ha dichiarato Corrado Calabrò.

Alla conclusione dell’audizione non sono mancati i commenti di ADUC che, per bocca del proprio consigliere Domenico Murrone, ha dichiarato: “Come abbiamo ipotizzato nella relazione presentata grazie al vice presidente della Commissione, l’onorevole Marco Beltrandi (Rosa nel Pugno), ci sono cause strutturali che favoriscono attivazioni non richieste di servizi, in particolare quelli legati ai numeri speciali (899, 892, satellitari, ecc.). La causa strutturale è che gli operatori telefonici, Telecom Italia in
primis, incassano una percentuale pari al 30 per cento dei costi addebitati agli utenti, come tra l’altro ha appurato una perizia del tribunale di Genova in una causa contro Telecom Italia”.

“Il presidente – prosegue ADUC – usa termini istituzionali, non parla di dialers e non cita i numeri incriminati. Però, ciò che accade da anni in Italia è una vera e propria truffa a danno di migliaia di utenti che hanno trovato addebiti in bolletta per telefonate mai effettuate. Prima con il numero 144. Dopo che questo numero è stato reso innocuo, le numerazioni speciali a pagamento si sono moltiplicate e, man mano che venivano prese contromisure su un prefisso, immancabilmente nuove numerazioni erano rese disponibili. Si sono susseguiti negli anni i vari 166, 70X, 899, 0878, satellitari e ultimamente 892”.

“Per far luce definitivamente su questi fatti – conclude Murrone – affinché vengano rimosse le cause del problema, occorre che la Commissione proceda con l’indagine parlamentare conoscitiva. È presto per dirlo, ma il nostro sospetto è che i numeri speciali siano serviti a Telecom Italia per mettere delle pezze dorate ai conti dell’azienda”.

D.B.

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Pubblicato il
5 apr 2007
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