Londra adotterà l'Open Source nel Governo

Londra adotterà l'Open Source nel Governo

Il ministro degli Interni conferma la nuova policy del Governo che fa dell'open source la scelta preferenziale per la tecnologia nella Pubblica Amministrazione. Sulla scia della UE. Ma sui punti della policy incombe un giallo
Il ministro degli Interni conferma la nuova policy del Governo che fa dell'open source la scelta preferenziale per la tecnologia nella Pubblica Amministrazione. Sulla scia della UE. Ma sui punti della policy incombe un giallo


Roma – Il movimento open source sta aprendo un nuovo fronte di scontro con il modello di business proprietario: dalla Gran Bretagna arriva infatti l’annuncio di una nuova policy governativa che spinge il software libero nella Pubblica Amministrazione quale alternativa conveniente al software proprietario.

La nuova policy annunciata dal ministro degli Interni Douglas Alexander afferma esplicitamente che il software open source (OSS) “è balzato all’attenzione catturando porzioni di mercato significative in alcune aree specifiche del mercato del software”.

Stando a quanto scritto nella presentazione della nuova policy “l’industria del software si sta muovendo rapidamente e spesso produce nuovi sviluppi che inizialmente promettono grandi novità al mercato ma che alla fine non raggiungono i risultati enfatizzati in origine dalla stampa”. Secondo il governo britannico, dunque, l’open source cambia il mercato in modo radicale e non è destinato ad esplodere come una bolla, come una moda che si sgonfia… Da qui la necessità per il Governo di prenderne atto.

La “scusa” per un simile passo è a portata di mano, e altro non è che l’iniziativa eEurope dell’Unione Europea, nella quale si affermava (nel 2000) che “nel corso del 2001 i membri dell’Unione e la Commissione Europea promuoveranno l’uso del software open source nel settore pubblico e nell’e-government attraverso lo scambio di esperienze all’interno dell’Unione”.

Fino a questo momento il governo britannico si è mosso promuovendo all’interno delle proprie linee guida per l’interoperabilità nell’e-government standard e specifiche tecnologie improntate ad un modello aperto che possa essere sostenuto dal mercato. “Ma ora si ritiene necessario – si legge sul documento diffuso dal governo di Londra – adottare una policy più esplicita sull’uso del software open source nel Governo inglese”.

Le nuove linee guida sono intese per riguardare non solo le strutture governative centrali ma anche gli enti locali e più in generale l’intero settore pubblico ed enti non governativi. Di interesse anche il piccolo “giallo” che si è creato sui punti della policy, dettagliata nella seconda pagina di questo articolo.


Nel documento diffuso dal Governo sono elencati una serie di punti che sintetizzano le scelte sull’open source:
1. il Governo considererà le soluzioni open source insieme a quelle proprietarie quando si viene agli acquisti di tecnologia. Le commesse saranno assegnate sulla base del rapporto valore/prezzo;
2. il Governo utilizzerà solo prodotti che garantiscono l’interoperabilità e che supportano standard e specifiche aperti per tutti i loro successivi sviluppi;
3. il Governo considererà l’opportunità di ottenere i pieni diritti di accesso al codice sorgente o alla personalizzazione di software commerciale che acquisterà laddove questo valorizzerà al meglio l’investimento;
4. il Governo esplorerà ulteriori possibilità di utilizzo del software open source quale metodo per guidare lo sviluppo e la ricerca sul software finanziata dal Governo.

Su questi quattro punti si apre un piccolo giallo. Confrontando il documento presentato dal sito dell’e-envoy del governo britannico e lo stesso documento che si trova sul sito governativo sul commercio, infatti, emerge una discrepanza. Questo secondo documento, infatti, contiene un quinto fondamentale punto operativo:
“Il Governo cercherà di evitare di essere legato a prodotti e servizi IT proprietari”.

Ad ogni modo, i motivi per l’adozione di questa policy vengono schematicamente indicati dal Governo inglese come segue:

1. Si ha sempre la necessità di acquistare soluzioni che offrono qualità in cambio di denaro. Questa può essere una soluzione open source, o una proprietaria, o un insieme delle due cose. Le decisioni su questo dovrebbero avvenire caso per caso.

2. C’è bisogno di assicurare l’interoperabilità dei sistemi ora e in futuro. Le linee guida riguardano il settore pubblico e seguirle è essenziale per la fornitura di e-services e di una PA funzionante.

3. Ogni sforzo deve essere compiuto per ridurre costi e rischi per i sistemi governativi. L’adozione di questa policy contribuisce a questo obiettivo perché: aumenta il valore dell’investimento; rimuove la dipendenza da singoli fornitori di tecnologia; offre più flessibilità nello sviluppo, miglioramento e integrazione dei sistemi; consente al Governo di possedere software personalizzato e di accedere al codice sorgente.

4. La sicurezza dei sistemi governativi è vitale. Software open source correttamente configurato può essere almeno tanto sicuro come un sistema proprietario, e il software open source è al momento soggetto a minori attacchi via internet. Un equilibrio va trovato tra la disponibilità di capacità di gestione della sicurezza e i vantaggi dei diversi sistemi. In alcuni casi i principali prodotti proprietari possono essere significativamente meno sicuri delle alternative open source.

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Pubblicato il
24 lug 2002
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