Ankara – Si è aperta una rilevante diatriba , in Turchia, sulla tutela del diritto di mantenere accesi i telefoni cellulari anche nelle moschee. Gli strenui appelli posti all’ingresso dei luoghi sacri, infatti, non sembrano essere serviti ad arginare il disturbo di trilli e suonerie mono e poli-foniche durante le funzioni religiose, tanto che gli imam sembrano pronti a dichiarare guerra al telefonino.
Ne hanno tutte le ragioni, a onor del vero: in ogni luogo sacro, a prescindere dalla confessione religiosa, le sonorità di un telefonino possono arrecare notevole disturbo al raccoglimento dei fedeli. In Turchia sono molti gli imam che hanno adottato la soluzione dei GSM blocker, phone-jammer a tutti gli effetti, per impedire ai cellulari di squillare. Nella moschea più importante della città di Adapazari sono stati “investiti” circa 350 euro in questa soluzione.
Ma non tutti i fedeli sono d’accordo. Alcuni si sono infatti appellati alla Costituzione, che garantisce il diritto alla comunicazione, per contrastare le iniziative proibizioniste dei religiosi.
L’imam Ahmet Kobal non arretra e spiega con semplicità i motivi della sua scelta di bloccare la copertura del segnale GSM: “Durante i momenti di preghiera è veramente fastidioso sentire squillare suonerie con musiche di Mozart o brani di danza del ventre: fa perdere la concentrazione”.
La visione degli imam non trova però appoggi presso l’ufficio pubblico per le Telecomunicazioni, che ha scritto al Direttorato per gli Affari Religiosi segnalando che tali iniziative violano l’articolo 22 della Costituzione turca, che sancisce appunto la libertà di comunicazione, invitando anzi tutte le moschee a eliminare i jammer.
D.B.