Alé, i videogame non incitano alla violenza

Alé, i videogame non incitano alla violenza

Un nuovo studio sembra riportare alla realtà il dibattito su videogiochi e violenza. I videogame, si afferma, sono uno strumento di evasione salutare
Un nuovo studio sembra riportare alla realtà il dibattito su videogiochi e violenza. I videogame, si afferma, sono uno strumento di evasione salutare

Oggi è il giorno in cui il videogaming non viene dipinto come la malattia ma come la cura : ad affermarlo è un sondaggio organizzato dal British Board of Film Classification , l’ente d’oltremanica che si occupa anche dei bollini che indicano la fascia di età consigliata sui titoli videoludici distribuiti nel Regno Unito.

La ricerca si è svolta intervistando tutte le categorie coinvolte: giocatori di tutte le età, rappresentanti dell’industria e giornalisti specializzati hanno risposto a domande su come scegliere quale videogioco giocare, si è tenuto conto dell’opinione dei genitori, della violenza nei videogame e dell’impatto che questa avrebbe nei comportamenti dei player.

Alcune conclusioni: sebbene si inizi ad età sempre minori a giocare con console e PC, i videogame non causano dipendenza né incitano alla violenza . I consumatori sarebbero infatti ben consci della differenza esistente tra finzione e realtà, e i più giovani ritengono addirittura spiacevole che in certi titoli a prevalere sia “il cattivo”. In molti poi pongono l’accento sui benefici derivanti dal gioco, come strumento per alleviare lo stress quotidiano o per allenare la coordinazione occhio-mano.

Il metodo preferito per la scelta dei titoli è il passaparola , ma una condanna da parte della stampa di un gioco violento o diseducativo incide moltissimo sull’appeal di quel titolo sui consumatori. Gli stessi genitori, sebbene preoccupati dalla natura di alcuni videogame, tendono a liquidarli come semplici giochi, concentrando le loro preoccupazioni sui rischi che si annidano nelle chat e sui siti di blogging per i più giovani .

Il nuovo report, che sembra portare nuova chiarezza in un dibattito ormai annoso sul rapporto violenza-videogiochi, arriva a breve distanza da un pezzo con cui il Washington Post ha nuovamente tirato in ballo gli sparatutto , mettendoli in relazione alla tragica strage avvenuta in un campus universitario in Virginia nei giorni scorsi.

Un articolo che ha suscitato la secca reazione di siti specializzati e bloggers , frustrati dal veder partire la caccia alle streghe ogni volta che si verificano fatti del genere.

Luca Annunziata

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Pubblicato il
19 apr 2007
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