Un simulatore atomico USA finisce in Iran

Un simulatore atomico USA finisce in Iran

Un ingegnere della Centrale Nucleare di Palo Verde accede da Teheran al software per il training interno. Si parla di spionaggio ma c'è polemica sulla reale sicurezza degli impianti USA
Un ingegnere della Centrale Nucleare di Palo Verde accede da Teheran al software per il training interno. Si parla di spionaggio ma c'è polemica sulla reale sicurezza degli impianti USA

Informazioni riservate riguardanti il più grande impianto atomico statunitense sono “casualmente” finite in Iran, ma non c’è da preoccuparsi, dicono gli inquirenti statunitensi. Un ingegnere della Centrale Nucleare di Palo Verde, 50 miglia ad ovest di Phoenix, come riporta la testata AZCentral , è stato accusato di aver scaricato da un server statunitense il software utilizzato per la simulazioni nell’impianto, che include informazioni riguardanti le stanze di controllo, i reattori e il progetto. Mohammad Alavi – iraniano naturalizzato statunitense nel 1976 – potrebbe aver commesso una “leggerezza”, ma un’azione di questo genere, poiché avvenuta a Teheran, apre molti interrogativi.

Alavi per ora è tenuto in carcere senza possibilità di cauzione, con l’accusa di violazione dell’embargo commerciale che di fatto vieta ogni operazione di questo genere con l’Iran. La pena massima del reato è di 21 mesi di reclusione.

“È davvero problematico venire a conoscenza del fatto che un impiegato di Palo Verde potrebbe aver contrabbandato segreti nucleari per un regime vicino al completamento dello sviluppo di un bomba nucleare”, ha dichiarato il deputato democratico Harry Mitchell. “Tutto questo richiede una verifica interna di tutte le procedute di sicurezza dell’impianto e un’analisi attenta di cosa si possa fare per prevenire azioni di questo genere”.

Il Governatore locale non si è ancora espresso, ma il suo staff ha confermato che sono in atto dei colloqui con la Pinnacle West Capital, il gestore dell’impianto, per valutare come agire sotto il profilo della sicurezza.

Un impianto nucleare Alavi aveva iniziato a lavorare nella Centrale nel lontano 1989, ma solo lo scorso agosto ha ricevuto la promozione che gli ha permesso di disporre dei codici di accesso per lo specifico software di training. Ad ottobre, poi, è stato registrato il downloading illegale in terra straniera.

La Difesa sostiene che i frequenti viaggi di Alavi siano dovuti alla scelta di voler tornare a vivere in Iran, e alla ricerca di un lavoro – che si sarebbe concretizzato con 60 mila dollari di investimento in un’azienda locale.

John Shadegg, deputato repubblicano e membro del House Energy and Commerce Committee , è convinto che la cosa più preoccupante sia rappresentata dalla mancanza di dettagli sulla vicenda. “Penso che il fatto che fosse in grado di accedere alle informazioni, dopo essere andato via, sia inaccettabile”, ha sottolineato Shadegg. “Comunque convocherò FBI e Nuclear Regulatory Commission”.

Come accennato, le Autorità Federali si sono affrettate a dichiarare che l’incidente non mette a rischio la sicurezza nazionale poiché le informazioni contenute nel software non sarebbero né top-secret né classificate.

Dario d’Elia

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Pubblicato il
24 apr 2007
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