Spam, l'Italia volta pagina

Spam, l'Italia volta pagina

Il Garante e la Polizia Postale si rendono protagonisti della prima vera offensiva contro gli spammer nostrani. Sono sette le aziende nel mirino delle autorità per violazione della privacy. Si spera in un cambio di rotta
Il Garante e la Polizia Postale si rendono protagonisti della prima vera offensiva contro gli spammer nostrani. Sono sette le aziende nel mirino delle autorità per violazione della privacy. Si spera in un cambio di rotta


Roma – Non si sa, non ancora almeno, quali siano le sette società colpite dai più clamorosi provvedimenti finora presi dalle autorità italiane contro una piaga della rete: lo spam. La decisione del Garante per la Privacy di agire con fermezza, ottenendo la piena collaborazione della Polizia Postale, segna una svolta nell’approccio al problema dello spam praticato da aziende soggette all’ordinamento giuridico del nostro Paese.

La Polizia Postale, su mandato dell’Autorità garante della privacy, ha trasmesso alle aziende accusate di spamming a Milano, Roma e Napoli l’ordine di “congelare” il proprio database di indirizzi email e di cancellare tutti i nominativi indicati dal Garante e che al Garante hanno fatto ricorso contro le azioni di spam di quelle società.

Secondo il Garante, le aziende coinvolte nell’operazione “hanno violato le norme sulla privacy utilizzando in maniera indebita, senza il consenso informato degli interessati, i loro indirizzi e-mail e altri dati per inviare comunicazioni di tipo commerciale o promozionale”.

Contro lo spam in Italia, di cui Punto Informatico si occupa da anni , siamo di fronte ad una offensiva senza precedenti. Le sette società rischiano infatti pesanti sanzioni pecuniarie, e persino severe pene detentive in caso di inadempienza, per aver trasmesso tonnellate di posta non richiesta ad altrettanti indirizzi email. Indirizzi che le aziende stesse hanno ammesso di aver rastrellato in rete, di aver comprato da fornitori di elenchi o di aver prodotto con software dedicati secondo un meccanismo consolidato .

“L’operazione – ha dichiarato Marco Strano, criminologo che lavora presso la Polizia delle Comunicazioni – vuole lanciare un messaggio ben preciso agli utenti di internet e ai gestori delle società di servizi responsabili di queste attività. Gli uni e gli altri, i navigatori che si trovano ad essere bersagliati dalle pubblicità non richieste e coloro che organizzano queste attività, sanno che è possibile per gli investigatori risalire alle società che sono all’origine del fenomeno”.

La speranza, naturalmente, è che le sanzioni esemplari che verranno irrogate nei confronti delle le sette imprese coinvolte nell’operazione siano sufficienti a rendere chiaro a tutti che lo spam è considerato alla stregua di una grave violazione della legge sulla privacy ed è dunque perseguibile anche sul piano penale.

Sebbene l’operazione antispam sia partita da segnalazioni di singoli utenti, sul modello di quella che portò al primo risarcimento per uno spam italiano, il Garante ha affermato di aver preso provvedimenti drastici, come quello del blocco del database delle aziende coinvolte, perché ha ritenuto che siano numerosissimi gli utenti bombardati dallo spam che non hanno però effettuato ricorso all’Autorità. Si prevede che per ogni ricorso accolto le società dovranno pagare, con ogni probabilità, una sanzione di almeno 250 euro.

Gli uomini della Polizia Postale confermano che questa non sarà certo l’ultima operazione di questo tipo, perché “nel mondo delle TLC è sempre più evidente il problema della tutela dei dati personali”. Una promessa di impegno che vale anche per chi abusa dei cellulari inviando spam via SMS: anche su quel fronte non si escludono a breve nuovi blitz investigativi. Come noto sullo spam via cellulare sta indagando proprio il Garante .

“Queste misure – ha concluso il Garante – intervengono contemporaneamente alla recentissima direttiva europea su privacy e telecomunicazioni, che ha generalizzato in Europa il principio del consenso (e non del rifiuto a posteriori) per lo spamming, disciplinando anche quello anonimo. Proprio per regolamentare una volta per tutte l’uso a diversi fini degli indirizzi email, il Garante sta mettendo a punto un decalogo, in vista anche del codice deontologico previsto dal decreto legislativo n.467 entrato in vigore lo scorso primo febbraio”.

Comprensibile, dunque, l’entusiasmo di queste ore tra i gruppi antispam italiani e non, come traspare da alcuni thread apparsi su it.news.net-abuse e altrove. Meno comprensibile, secondo alcuni, il fatto che non siano stati resi noti i nomi delle sette aziende sottoposte a scrutinio per l’attività spammatoria.

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Pubblicato il
29 lug 2002
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