Perché difendere l'e-gold

Perché difendere l'e-gold

di Marco Calamari - La clamorosa vicenda di e-gold, nel mirino delle autorità americane perché permette transazioni economiche non tracciabili, è l'emblema del diritto dei molti che soggiace ai privilegi dei pochi
di Marco Calamari - La clamorosa vicenda di e-gold, nel mirino delle autorità americane perché permette transazioni economiche non tracciabili, è l'emblema del diritto dei molti che soggiace ai privilegi dei pochi

Pochi giorni or sono, il 27 per essere precisi, il Ministero della giustizia americano (DoJ) ha aperto un nuovo procedimento contro e-gold, azienda che fornisce servizi di scambio economico usando un denaro elettronico privato fondato sul possesso di oro ( qui i dettagli sul meccanismo di funzionamento e qui un buon articolo riassuntivo dell’intera questione).

Il fondatore di e-gold , già oggetto di precedenti pesanti azioni del DoJ, risponde qui alle accuse. Riassumendole: viene accusato di favoreggiamento per il presunto trasferimento di non meglio descritti fondi illegali effettuati da alcuni clienti, e di favoreggiamento della pedopornografia e di truffe telematiche per il fatto di consentire transazioni economiche non tracciabili (bisognerebbe aggiungere, facilmente e con mezzi automatici).

Non entrerò nei dettagli legali della questione, e tenterò invece di riassumerne il suo aspetto più importante, così evidente da poter sfuggire ad un’occhiata distratta, proprio come la famosa foresta che non si vedeva perché nascosta dietro tutti quegli alberi.

Gli alberi in questione si chiamano reati finanziari, contrasto alla pedopornografia ed alla criminalità in generale, la foresta è invece rappresentata dalla quantità di libertà e di diritti civili di cui dispone la generalità dei liberi cittadini.

Vorrei far notare innanzitutto il solito uso strumentale della forza evocatrice della parola “pedopornografia”; un sistema di pagamento anonimo puo’ in effetti agevolare in qualche misura tutti quei reati che implichino scambi di denaro, dai rapimenti al traffico di organi ricavati attraverso omicidi, dai pagamenti agli spammer al traffico internazionale di armi, dai finanziamenti ai terroristi alle transazioni finanziare illegali in ambito societario.

Ma questo puo’ ovviamente avvenire in misura ancora maggiore tramite lo scambio di denaro contante, anonimo per definizione e per legge (per ora almeno) malgrado sia tracciabile attraverso i numeri di serie delle banconote.
Del resto nessuno si preoccupa che i venditori di caramelle agevolino i veri pedofili fornendogli senza verifica i mezzi per adescare i bimbi all’uscita della scuola. Perché no ? Il ragionamento è lo stesso e la dinamica è provata e diffusa.

Ma non è questo il punto, la foresta è un’altra.

La foresta è diritto a vivere in una società che prima di offrire una presunta “maggiore sicurezza” contro i criminali, offra reali e solide garanzie di libertà, nei fatti e non a parole, ai suoi cittadini onesti.

I mezzi telematici su cui viaggiano ormai le transazioni finanziarie, permettono in una certa misura dei controlli sui movimenti di capitale, che sono pero’ poco efficaci per vari motivi e talvolta dovuti a specificità curiose, come ad esempio l’esistenza dei “paradisi fiscali” sui quali esiste una palese neutralità da parte di governi ed altre grandi ed influenti realtà economiche. Viene da chiedersi se sia perché non li ritengono altrettanto pericolosi di e-gold (strano, perchè agevolano gli stessi tipi di reati, ed ancor di più quelli di tipo finanziario), o perché vengono ritenuti utili da molte entità economiche e persone che non vengono normalmente definite “criminali”.

Ma allora dove sta la sostanziale differenza tra (ad esempio) i paradisi fiscali e le monete elettroniche come e-gold? Perché nessuno dichiara guerra od almeno un embargo alle isole Cayman? La differenza è che iniziative come e-gold sono a disposizione di tutti, mentre mezzi di scambio economico altrettanto problematici come i paradisi fiscali sono utilizzabili solo da pochi.

La vera causa di attacchi di questo tipo a realtà della Rete che offrono una privacy forte è che questa diminuisce le possibilità di tecnocontrollo pervasivo e preventivo a cui tutti siamo sempre più soggetti in maniera sempre meno percettibile, proprio a causa della Rete e dell’avvento della società dell’informazione.
Si tratta di spinte anche legittime da parte di chi, per mestiere, deve ad esempio contrastare certi tipi di criminalità.
A queste spinte, con i metodi democratici, dovrebbero opporsi spinte di chi, per prima l’opinione pubblica, ne riceve i presunti benefici e ne subisce i danni. È il solito, banale ragionamento; trovare un equilibrio cercando il massimo beneficio ed il danno minore, ma pesando fatti e non propaganda.

Oltretutto se le democrazie fanno dialettica sul controllo sociale usando cose come i trucchetti propagandistici della pornopedofilia, dal punto di vista dell’onestà intellettuale diventano allora preferibili quelle società in cui la Sharia o la pulizia etnica sono mezzi propagandati, accettati e condivisi di controllo sociale.

Quello che non è ammissibile, e che tutti dovrebbero percepire, è l’enorme danno politico e reale della perdita di libertà, che in una società democratica dovrebbe essere il bene più prezioso da difendere.
Quello che non è accettabile è che questi tentativi di restringere le libertà di tutti vengano portati avanti con motivi pretestuosi ed oltretutto intellettualmente disonesti.

Una lettura anche superficiale del “Principe” o della storia dell’ascesa del Terzo Reich rivela l’ampio uso che di queste elementari tecniche di propaganda è stato fatto da sempre e con maestria.

Quello che è incredibile è che la quasi totalità delle persone a tutti i livelli sembri davvero considerare ragionevoli questi metodi, senza applicare nessuna analisi critica delle loro motivazioni, non appena vengano associati a certe parole chiave quali appunto “sicurezza” o “pedopornografia”.

Abbiamo fatto un lungo viaggio partendo da una notizia “strana” come quella su e-gold.com, e ci siamo ritrovati ancora una volta al solito punto.

Marco Calamari

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Pubblicato il
7 mag 2007
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