Galileo, ora la UE vuole i soldi degli europei

Galileo, ora la UE vuole i soldi degli europei

La Commissione ammette il fallimento della propria strategia: i privati non ce la fanno ed è ora che entrino le risorse pubbliche. Europei, sotto col portafogli, tocca sborsare 2,4 miliardi di euro. Italiani già con la mano in tasca
La Commissione ammette il fallimento della propria strategia: i privati non ce la fanno ed è ora che entrino le risorse pubbliche. Europei, sotto col portafogli, tocca sborsare 2,4 miliardi di euro. Italiani già con la mano in tasca

Bruxelles – Ci provano le aziende coinvolte nel Progetto Galileo, ci provano con progetti ed iniziative, ma non riescono a trovare sintesi, accordo sulle strategie e sui passi da compiere, per non parlare di intese commerciali. Una situazione divenuta insostenibile , secondo l’Unione Europea, che ieri ha comunicato di volerne prendere atto e di voler stabilire una nuova strategia. Che rischia di costare non poco alle tasche degli europei.

La Commissione Europea, da tempo infastidita dai ritardi accumulati dal Progetto , ha ufficialmente ammesso che Galileo non sarà operativo nel 2012 se non dietro ingenti iniezioni di risorse pubbliche, cosa ben nota agli osservatori ma ora divenuta ufficiale nella dichiarazione con cui la Commissione dichiara di “constatare che la roadmap per Galileo deve essere adattata per rispettare le scadenze del 2012”.

Questo adattamento necessario passa per un’autocritica implicita: la Commissione ammette che il “precoce coinvolgimento del settore privato non permette di rispettare il calendario fissato”. Ovvero che la propria strategia originaria è fallita . Il problema, però, è che se non si rispettano le scadenze “questo rischia di creare dei sovraesposti (leggi: spese, ndr.) considerevoli per il settore pubblico”. Per evitare perdite maggiori, dunque, l’Esecutivo vuole mettere a disposizione del Progetto 2,4 miliardi di euro di fondi pubblici.

Nella proposta formulata dalla Commissione si legge che “l’Unione Europea ha previsto che Galileo potesse essere sviluppato in meno tempo e con costi inferiori rispetto a quanto ci è voluto agli USA per completare il sistema GPS (…) Le previsioni della UE si sono rivelate ottimistiche”.

Il primo a lavorare su quella che viene ora definita come nuova strategia per Galileo è Jacques Barrot , commissario ai Trasporti, secondo cui “attivare un insieme di infrastrutture iniziali pilotate e finanziate dal settore pubblico appare la scelta più vantaggiosa, realistica e meno costosa”.

Da qui ad un formale appello ai portafogli degli europei il passo è breve: la Commissione auspica che i singoli paesi dell’Unione “prendano le decisioni necessarie in termini politici, finanziari e di gestione del programma, allo scopo di garantire la realizzazione del progetto nei termini previsti, così da rispondere in tempo utile alle necessità del mercato della navigazione satellitare”.

Pronti a sborsare sono prima di tutto gli italiani : il Governo di Roma è favorevole a questa “svolta” del Progetto. Lo aveva anticipato nei giorni scorsi il ministro allo Sviluppo economico italiano Pier Luigi Bersani, secondo cui “bisogna che il pubblico si prenda le sue responsabilità. Non si può far finta che il privato possa fare tutto. Significa solo rallentare i programmi”. Per non lasciare adito a dubbi aveva anche aggiunto: “Credo che l’Italia abbia messo tantissima convinzione e risorse nel progetto Galileo. Ci crede ed è impegnata ad aiutare a superare le difficoltà di oggi e trovare soluzioni”.

Nonostante la voglia di alcuni di spendere subito montagne di dobloni recuperati tra i contribuenti, perché ciò avvenga ci dovrà essere l’approvazione della proposta da parte dei 27 membri dell’Unione. Un’approvazione che comporterebbe anche lo scioglimento ufficiale del consorzio del progetto , quello che tra le altre lega anche l’italiana Finmeccanica.

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Pubblicato il
17 mag 2007
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