Robot che strisciano e nuotano nel corpo umano

Robot che strisciano e nuotano nel corpo umano

Due progetti americani avvicinano ulteriormente robotica e medicina: condurre indagini all'interno dei pazienti si prospetta sempre meno traumatico e invasivo
Due progetti americani avvicinano ulteriormente robotica e medicina: condurre indagini all'interno dei pazienti si prospetta sempre meno traumatico e invasivo

La miniaturizzazione, accompagnata da una zoomorfizzazione dei robot, sembra rappresentare la chiave della medicina del prossimo futuro. Dopo le formiche e i ” vermoni ” robot italiani, dopo le lumache che si muovono nell’apparato digerente, ecco due progetti di robot segnalati dal blog di Roland Piquepaille, capaci di guizzare a colpi di pinna , o di strisciare ondeggiando come bruchi, per raggiungere gli anfratti più reconditi del corpo umano.

The Philadelphia Inquirer descrive l’avvento di HeartLander , sonda capace di emulare le contorsioni cadenzate di un bruco per perlustrare la superficie del cuore umano , somministrando cure e svolgendo analisi. Il prototipo, sviluppato presso l’Istituto di Robotica della Carnegie Mellon University, dalle dimensioni di pochi millimetri, è dotato di due piedini che agiscono sulle superfici come fossero ventose, e di un corpo flessibile, che gli permette di muoversi sinuoso sul pericardio, la membrana che ricopre il cuore.

Guidato da un tubicino inserito attraverso un’incisione al di sotto dello sterno, che lo direziona ed esercita la suzione che abilita il movimento, monitorato e controllato mediante un tracker magnetico, HeartLander per ora è stato testato sul cuore di un maiale.

Il team di sviluppatori, riporta The Guardian , ammette che saranno necessari anni di sperimentazione prima che il loro progetto possa essere adottato. Prospettano però che il “bruchetto” consentirà di somministrare medicinali all’uomo, sarà utile per posizionare elettrodi capaci di stimolare il ritmo del battito cardiaco e si doterà di una microcamera per analisi e terapie, meno invasiva rispetto alle prassi attuale.
Sarà infatti possibile eseguire operazioni delicate senza la necessità di “sgonfiare” un polmone e di interrompere il battito cardiaco e sostituirlo meccanicamente, riducendo in maniera significativa i rischi e i tempi di convalescenza per il paziente.

Il prototipo di robot nuotatore , invece, ha l’aspetto di una capsula lunga due centimetri: permetterà di scandagliare l’intero apparato gastrointestinale , senza dover sottostare alle contrazioni involontarie, che, a partire dall’esofago, sospingono, come fossero boli alimentari, le attuali sonde passive per l’analisi.

Ad annunciare il progetto è Nobuhiko Hata, direttore tecnico dell’ Image Guided Therapy Program del Brigham and Women’s Hospital, riportano The Boston Globe e Imaging Technology News .

Sarà un apparecchio per la risonanza magnetica a direzionare la sonda, attivando e controllando il movimento delle tre “pinne” mediante un campo magnetico, rendendo l’endoscopia più rapida e più precisa. E così, il robottino pinnato sfiderà le contrazioni involontarie dell’apparato gastrointestinale, solcherà le pareti dello stomaco e le anse dell’intestino, ispezionandone gli anfratti, alla ricerca di lesioni sospette, le cui immagini verranno trasmesse in tempo reale ai medici.

In futuro, annuncia Hata, il robot pinnato potrà rilasciare medicinali affinché agiscano in aree circoscritte, o operare laddove i ferri di un chirurgo giungerebbero solo con fatica. Questo l’obiettivo del ricercatore: salvare delle vite grazie alla simbiosi tra robotica e medicina, e farlo nella maniera meno invasiva e traumatica possibile.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
17 mag 2007
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