Google attaccato su tutti i fronti

Google attaccato su tutti i fronti

Posizione dominante, attentati alla privacy: piovono le accuse su Google. BigG ostenta ottimismo, ma ormai ogni sua mossa finisce sotto i riflettori, e nel mirino dei garanti europei ed americani
Posizione dominante, attentati alla privacy: piovono le accuse su Google. BigG ostenta ottimismo, ma ormai ogni sua mossa finisce sotto i riflettori, e nel mirino dei garanti europei ed americani

Washington – Bastoni fra le ruote di Google: l’acquisizione di DoubleClick da oltre tre miliardi di dollari non è passata inosservata alle autorità antitrust americane. Google, scrive il New York Times , verrà marcato stretto dalla Federal Trade Commission ( FTC ), per aver fagocitato DoubleClick, e con esso, forse, anche tutto il mercato della pubblicità online.

La richiesta di indagini era stata mossa nel mese scorso dai competitor di Google, Microsoft in prima linea, concorrente di Google non solo nello scenario della Rete, ma anche nell’acquisizione di DoubleClick. L’accusa principale che Microsoft aveva rivolto al colosso di Mountain View riguardava la posizione dominante , quasi un monopolio, che Google avrebbe potuto assumere nel mercato dell’ advertising online. È così che la FTC, oltre alla ordinaria revisione dell’accordo, sottoporrà Google ad una ” second request “, per indagare riguardo alle potenziali conseguenze del suo acquisto di DoubleClick.

Microsoft, al pari di numerosi gruppi che si ergono a difesa della privacy dei cittadini, sosteneva che dietro l’operazione DoubleClick vi fosse un indebito acquisto di informazioni riguardo agli utenti . Informazioni anch’esse fondamentali per sbaragliare la concorrenza nel mercato pubblicitario online, informazioni che potrebbero attentare, secondo le accuse, alla privacy del cittadino .

Con questi presupposti, associazioni quali Center for Digital Democracy ( CDD ) ed Electronic Privacy Information Center ( EPIC ) avevano rivolto le loro richieste di indagine alla FTC, istituzione che, oltre ad occuparsi di cartelli e posizioni dominanti come il Dipartimento di Giustizia, si interessa della difesa della riservatezza online dei cittadini. FTC, a parere dell’associazione dei consumatori dello stato di New York ( CPB ), dovrebbe opporsi alla creazione di “superprofili” dei netizen , che, se nel migliore dei casi potrebbero condurre alla personalizzazione estrema e ad una crescente comodità di utilizzo dei servizi, potrebbero altresì essere rivenduti al miglior offerente. Search Engine Watch prospetta però che la questione verrà analizzata dalla FTC più che altro sotto il profilo economico.

La preoccupazione in materia di privacy ha spinto ad agire anche un organismo UE, che ha richiesto a Google chiarimenti riguardo alla pratica di conservazione dei dati degli utenti per un periodo ritenuto sproporzionato, e motivato da fini esclusivamente commerciali.

La sventagliata di risposte offerta da Google trasuda ottimismo. Sul fronte del mercato, in merito all’indagine di FTC, Google non ha preoccupazioni: Don Harrison, rappresentante del colosso di Mountain View, ha dichiarato ad InformationWeek la propria tranquillità, in virtù del configurarsi di un mercato dell’advertising online non monopolistico, ma dinamico e teatro di continui sommovimenti, che hanno visto protagonisti anche Microsoft e Yahoo . Riguardo alla richiesta di giustificazioni dell’organismo UE, l’atteggiamento di BigG è il medesimo: coscienza pulita, intento di migliorarsi a favore dei propri utenti e velate accuse nei confronti dei concorrenti, le cui tattiche al contrario delle proprie sembrano passare inosservate anche sul fronte della privacy.

Google minimizza, ma è sotto attacco su più fronti: la sua strategia è nel mirino di associazioni di consumatori e autorità garanti, e si posiziona a cavallo di normative spesso lasche ma che, con la pressione di lobby influenti, potrebbero rivelarsi flessibili ad interpretazioni garantiste. A parere degli analisti, prospetta Forbes , è però probabile che, almeno nell’immediato, Google la spunti senza conseguenze.

Questi riflettori inquisitori puntati fissi su Google rischiano però di fornire ai netizen un punto di vista diverso sull’azienda, che potrebbe cozzare con le sue amichevoli politiche di corporate responsibility . Non solo: rischiano di rallentare la fin qui rapidissima marcia di sviluppo del gigante di Mountain View, impantanandolo in lungaggini e procedure burocratiche a cui assolvere.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
31 mag 2007
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