Troll a rischio di identificazione forzata?

Troll a rischio di identificazione forzata?

Una denuncia contro un gruppo di discussione usato da studenti di legge americani potrebbe mettere seriamente a repentaglio il (presunto) anonimato in rete e la vivacità dei troll
Una denuncia contro un gruppo di discussione usato da studenti di legge americani potrebbe mettere seriamente a repentaglio il (presunto) anonimato in rete e la vivacità dei troll

I bizzarri e molesti abitatori del sottobosco telematico l’hanno fatta grossa: hanno insultato, minacciato e infine danneggiato nella carriera due donne laureate alla Yale Law School, per mezzo di messaggi ingiuriosi e osceni postati in forma anonima sul forum di discussione specializzato AutoAdmit . Ora il gruppetto di troll che ha inondato la board rischia la galera o, peggio ancora, di far andare in malora lo stesso “istituto” del (presunto) anonimato in rete con gran dispiacere di tutti ma soprattutto dei propri balordi compari.

AutoAdmit si autodefinisce come “Il forum di discussione sui college più prestigioso del mondo”, ed è largamente usato per raccogliere e pubblicare informazioni e commenti sulle scuole degli Stati Uniti. Il suo “prestigio” non ha comunque impedito alla piccola ma battagliera orda di 28 utenti anonimi di spargere fuoco, fiamme, commenti e minacce violente a sfondo sessuale contro due donne conosciute solo come “Doe I” e “Doe II”, spammando la bellezza di 7 milioni di messaggi dal 2004 in poi, scrive Reuters .

Il tutto è cominciato con l’annuncio di un certo “STANFORDtroll”, che nel 2005 ha aperto un thread su una delle donne coinvolte, dal titolo inequivocabile “Stupid Bitch to Enter Yale Law”. “Doe I” si è accorta dei messaggi ingiuriosi nell’estate del 2005, e successivamente ha visto danneggiata la propria carriera lavorativa in maniera inaspettata , considerando i risultati ottenuti negli studi a Yale. Da qui la decisione, assieme a “Doe II” che ha subito abusi simili, di denunciare il sito AutoAdmit per aver ricevuto sostanziali “danni psicologici ed economici”.

Denunciato anche l’ex amministratore del portale, responsabile di non aver cancellato i messaggi incriminati in nome del diritto alla libertà di parola. Libertà presunta data spesso per scontata in rete, che ora potrebbe essere messa nuovamente in discussione dalla Corte Distrettuale di New Haven, Connecticut, interessata del caso. “Qualunque giudice che si interessi del caso sarà davvero shockato, e particolarmente perché il fatto riguarda studenti di legge”, ha dichiarato Brian Leiter, professore alla University of Texas Law School.

“Ad ogni potere è connessa una responsabilità” aracnizza TechCrunch , che sostiene come “Calunniare le persone in maniera anonima, soprattutto quando il calunniatore provoca conseguenze dirette sulla vittima, significa andare troppo oltre”. “Prima tutti si renderanno conto del fatto che all’altro capo degli attacchi telematici ci sono persone reali, meglio sarà per l’intera comunità di rete” conclude saggiamente il celebre blog.

A dirla tutta, c’è anche chi non verserebbe una lacrima per la perdita dell’ abusato e presunto diritto “naturale” di sparlare in rete del lavoro altrui con libertà sovente eccessiva , con buona pace delle geremiadi di chi si strappa le vesti in difesa di certe “istituzioni”.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
19 giu 2007
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