Portogallo, ricariche in cambio di sesso virtuale

Portogallo, ricariche in cambio di sesso virtuale

Uno studio sostiene che molte adolescenti portoghesi sarebbero pronte a tutto per ottenere del credito telefonico. Una ricerca per catturare l'attenzione? Gli autori insistono: i genitori devono sapere
Uno studio sostiene che molte adolescenti portoghesi sarebbero pronte a tutto per ottenere del credito telefonico. Una ricerca per catturare l'attenzione? Gli autori insistono: i genitori devono sapere

Lisbona – Il sesso virtuale come fonte di finanziamento per la ricarica del telefono cellulare. È la triste notizia che giunge dal Portogallo, dove alcuni ricercatori hanno condotto uno studio secondo cui sarebbero moltissime le adolescenti disposte ad offrirsi online, in pose o atteggiamenti hard, in cambio del pagamento di una ricarica.

Se in Italia si era gridato allo scandalo con il boom delle autoricariche fai-da-te , e del conseguen proliferare di espedienti per moltiplicare i vantaggi delle offerte di ricarica dei carrier, in questo caso invece siamo dinanzi ad una delle tante declinazioni di sesso virtuale a pagamento, con l’aggravante che ad essere coinvolti sono dei minori.

Eclatante e citato da molte fonti di stampa (anche e soprattutto non portoghesi )
l’esempio di una ragazza di 14 anni, “Dina”: “Ciao a tutti. Faccio sesso attraverso la videocamera del telefonino, ma soltanto se pagate una ricarica”. Uno dei ricercatori, Renato Montalvo, spiega che ci sono “ragazzine di 14 anni che si prestano a sessioni di spogliarello e si masturbano davanti alle telecamere web o dei cellulari per sconosciuti in cambio di una ricarica di 10 euro”.

I primi contatti, secondo i ricercatori, avvengono nell’ambito di alcune chat, dopodiché l’utente paga la ricarica attraverso sistemi di pagamento online. Il pagamento è anticipato e solamente quando la ragazza ne riceve la conferma concede la sua prestazione: lo studio sarebbe così approfondito da aver potuto capire che molti “clienti” chiederebbero un'”anteprima” prima di effettuare il pagamento.

E a chi ritiene una ricerca del genere un mezzo per crearsi una facile pubblicità, i ricercatori rispondono che si tratta di uno studio a solo scopo di denuncia, che spinga i genitori degli adolescenti ad indagare e a capire quali sono i rischi ai quali la propria prole può andare incontro.

Dario Bonacina

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Pubblicato il
10 lug 2007
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