Second Life, il business lascia il metamondo

Second Life, il business lascia il metamondo

Gli investimenti dei grandi business si stanno dimostrando un flop; secondo LA Times e alcuni analisti è il momento di guardare ad altri mondi virtuali. Ma in Italia si va controcorrente, per questioni di immagine
Gli investimenti dei grandi business si stanno dimostrando un flop; secondo LA Times e alcuni analisti è il momento di guardare ad altri mondi virtuali. Ma in Italia si va controcorrente, per questioni di immagine

I non pochi detrattori di Second Life possono prendersi una piccola rivincita. Dopo tanto hype e chiacchiere, il Los Angeles Times ha confermato, dati alla mano, il fiasco di numerose vetrine business aperte sulla nota piattaforma online. “Non c’è un motivo convincente per rimanere”, ha dichiarato Brian McGuinness, vice presidente di Virtual Aloft , uno dei tanti marchi di Starwood Hotels & Resorts Worldwide che ha deciso di chiudere il suo hotel e donare la sua terra al gruppo non-profit di TakingITGlobal .

Insomma, “poche ore fa” Second Life sembrava il paradiso dei marketer: minimi investimenti, grande ritorno di immagine. Adesso, a distanza di quattro anni dall’inaugurazione, si scopre che il vero affare l’ha fatto il suo creatore Linden Lab , con i 6 dollari al mese di abbonamento premium, e i residenti, evidentemente, almeno quelli con esclusive finalità ludiche.

A misurare la temperatura del metamondo, dice LA Times, sono i luoghi virtuali inaugurati dai grandi marchi, località oggi normalmente vuote e prive di iniziative . Come riporta la testata californiana, l’isola di BestBuy, le proprietà di Sun Microsystems e Dell Island avrebbe sostituito degnamente i deserti dell’Almeria dei film di Sergio Leone.

Ad alcuni inserzionisti la questione appare semplice: Second Life è un luogo di fantasia e gli avatar non hanno bisogni umani da soddisfare. Quindi le attività commerciali ne risentono, e sono interamente derivate da questo “scollamento” con la realtà fisica. Tanto intellettualismo, strategie marketing estreme, piani di brand-enforcement sono inutili? “Una delle merci più acquistate su Second Life sono i genitali”, ha dichiarato Ian Schafer, CEO di Deep Focus. I citizen, infatti, sembrano preferire alle isole biz strip club, Casinò, e bordelli.

L’ultima spallata alla terra di Bengodi l’assesta il censimento. I media riportano sempre il dato di 8 milioni di abitanti – presente nella homepage del sito ufficiale – senza considerare che il totale considera anche gli avatar orfani e quelli multipli generati dalla stessa tastiera. Insomma, per Brian Haven, analista di Forrester Research , sarebbero loggati in ogni momento non più di 30/40 mila utenti . “Si parla di un’audience nettamente inferiore rispetto a quella normalmente raggiunta dagli inserzionisti”, ha sottolineato Haven. Una verità, per altro, confermata dalle statistiche aggiornate e dettagliate pubblicate sul blog Second Life. Basta leggerle.

L’obiettivo, in fondo, è sempre stato quello di andare online per guadagnare l’onore delle cronache off-line. “Fondamentalmente è un modo mostrarsi all’avanguardia”, ha sottolineato Peter Ludlow, docente di Filosofia presso la University of Toronto, che da tempo ha portato avanti un’agguerrita campagna contro lo sbarco su Second Life delle corporation.

Già sgonfiato quindi il fenomeno Second Life? Certo non del tutto, ma sicuramente qualche falla si è aperta sul fronte business. La popolazione attiva è scesa del 2,5% fra maggio e giugno; inoltre il volume di scambi di Linden Dollar è passato dai 7,3 milioni di dollari a circa 6,8 milioni di dollari.

Il Los Angeles Times, come se non bastasse, ha scoperto che le società di consulenza stanno cercando di spingere le imprese verso altri mondi virtuali, come ad esempio There ed Entropia Universe . Ma anche sull’arrembante Barbie Girls che secondo TechCrunch potrebbe diventare uno dei più popolati mondi virtuali globali, grazie ad un rate di crescita di 50 mila nuovi user dal giorno.

Anche la Millions of Us , uno dei primi marketer che hanno fiutato il business della dimensione virtuale, ha confermato di voler andare oltre Second Life. Ha infatti siglato una partnership con Gaia Online , piattaforma di riferimento per i teenager statunitensi, per un progetto innovativo proprio in questa direzione. “Non si tratta di capire se Second Life è giusto o sbagliato”, ha dichiarato Reuben Steiger, CEO di MuU: “È solo che ci sono un sacco di alternative”.

E in Italia? Due giorni fa il ministro Di Pietro ha tenuto una conferenza online e ieri Telecom Italia e Inter hanno entrambi annunciato nuove iniziative nel metamondo. Se c’è crisi del metamondo, da noi non se ne sente aria.

Dario d’Elia

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Pubblicato il 17 lug 2007
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