CC al CCC

CC al CCC

di Marco Calamari - Ad agosto non c'è nulla di meglio che prendere parte al Chaos Communication Camp 2007, un raduno-campeggio che cambia e rimane imperdibile. Tra montagne di cavi, seminari e soffritti
di Marco Calamari - Ad agosto non c'è nulla di meglio che prendere parte al Chaos Communication Camp 2007, un raduno-campeggio che cambia e rimane imperdibile. Tra montagne di cavi, seminari e soffritti

Mi sono imbarcato in una piccola grande avventura; insieme ad un amico di vecchia data nonché mio antico mentore (che per privacy chiamerò semplicemente Obi-Wan) siamo andati al Chaos Communication Camp 2007 . L’evento si svolge in quel di Finowfurt ad una quarantina di chilometri da Berlino, in piena ex-DDR all’interno di un piccolo aeroporto dotato anche di museo dell’aeronautica.

La partenza
lunedì pomeriggio in auto per un percorso totale di 1330 km. Obi-Wan ha pianificato tutto, e viaggia dotato di agendina di carta a mano ed elastico con inventario del viaggio, itinerario giornaliero, due portatili (oltre il mio). Siccome sono io quello giovane, l’itinerario prevede uno stop a Bolzano con ripartenza la mattina presto. Abbiamo provveduto tutti e due a registrare il DECT di casa in modo da avere un numero telefonico al CCC; io ho anche provveduto a registrarmi in anticipo al convegno, ed ho un codice a barre che dovrebbe valere da biglietto (130 euro).

On the road…
…to the CCC, ci siamo fermati a Bolzano, come da programma. Un problema trovare esseri umani dopo le 20, ma sotto una pioggerellina rada abbiamo per fortuna trovato una birreria dove, per prepararci al soggiorno oltrebrennero, ci siamo sfatti di birra e wurstel. Partenza quasi all’alba, via Italia ed Austria, eccoci nel paese giusto. Ci sono turbine eoliche da tutte le parti, accanto anche qualche centrale nucleare sparsa qua e là nel paesaggio. La corrente costa poco, come le connessioni internet d’altronde; ma da noi dove vanno a finire gli investimenti dell’Enel?

L’arrivo
è ancora lontano (900 km); sto facendo solo da passeggero per la stoica prova di autismo (nel senso di autista) di Obi-Wan. Dopo qualche chiacchiera per distrarmi dal toscano fumato in permanenza dal pilota, mi metto a mondare il portatile da tutte le informazioni inutili od importanti o riservate. Perché? Beh, si prevedono 2500 hacker recidivi al CCC, e tra questi vuoi che non ci siano un centinaio di coglioni (ce ne sono anche tra gli hacker, nella stessa percentuale della gente comune) che faranno a gara a crashare più macchine possibile? Il posto avrà rete VoIP, wireless e cablata, e si preannunciano tempi interessanti da vivere. Prima di partire ho perciò fatto un backup completo del pc su un RAID5, e per giunta una immagine fisica del disco. Se non basta questo, neanche gli Dei…

Trovare il CCC
non è banale, in particolare se invece di far fare tutto al vostro GPS avete preteso di indicargli voi la strada. Il mio ci ha mandato in doppio loop tipo otto volante ma ce ne siamo accorti, ed un bel reset ha sistemato tutto. Al tramonto l’arrivo.

La location
è da cinematografo. Un aeroporto con due piste full size, che in Italia sarebbe uno scalo nazionale e qui invece è un aeroporto privato. Ah, è un aeroporto militare tipo seconda guerra mondiale, e le conferenze si tengono in due splendidi hangar blindati ricoperti da collinette, con una porta di acciaio e cemento degna del NORAD. Ce ne sono altri 9 che ospitano di tutto, da pompieri ed ambulanze ad una pseudo-discoteca ed un laboratorio per costruire. Dentro c’è quasi freddo malgrado 32 gradi fuori. Il posto è anche un museo dell’aeronautica , sempre privato. Ci sono turboelica e MiG dappertutto, lasciati tranquillamente alla pioggia, non inquinati da nessun tentativo di restauro e forse proprio per questo ancora più belli.

Il camp
foto di Guido Bolognesi ( Zen )
“se questa immagine non vi fa pentire di aver mancato il CCC, allora siete morti”
L’ambiente notturno
è magico. Non ci sono altre parole. Appena tramontato il sole tutto si accende. Finti riflettori tipo base militare pattugliano ed indicano il perimetro del CCC, a cui si accede esibendo il codice a barre e facendosi crimpare al polso un braccialetto di riconoscimento tipo neonato. Dentro, tubi al neon verticali rossi delimitano ed illuminano i vialetti. C…o ! Mi sono scordato le spade laser a casa !! Maledizione Maledizione Maledizione.

Beh, ormai la frittata è fatta. Troviamo l’Ambasciata Italiana (tendone 6×8 metri molto opportunamente noleggiato) dove è rimasto giusto un buco per le tende dei ritardatari come noi. L’igloo tipo Hoth viene montato ad una velocità alla Ridolini da Obi-Wan che poi quasi collassa per la fatica. Siamo a posto, ora ci guardiamo in giro.

Son et lumiere
Il suono è solo quello di gente che picchetta e sposta bagagli, vitale come quello di una cittadina industriosa . Le luci sembrano messe da un premio Oscar. Una sfera riflettente posta in mezzo ad un ciuffo di alberi popolato di amache lancia mille raggi che rischiarano la notte; un lento pulsare di una luce gialla aggiunge un respiro ad uno spettacolo da mozzarlo.

Accanto a noi una astronave alla Flash Gordon, che è il simbolo del CCC, atterra sulle aerodinamiche pinne tra una nuvola di vapore sintetico. Il baracchino delle birre ha appena aperto, si può chiacchierare nel massimo relax. Mi sento molto bene.

Phone Operation Center
è il nome di una attrezzatissima tenda piena di computer e con tanto di doppio frigo e lavello, in cui tra una selva di monitor e rack illuminati con fibre ottiche azzurre siedono i gestori delle comunicazioni del CCC; gli porgo il mio DECT, gli dico il numero di interno (3164) che mi sono scelto registrandomi via web nell’elenco telefonico del CCC. Mi ridanno il telefono e… magia, posso telefonare ad Obi-Wan che l’ha già fatto, e fare telefonate in Germania gratis.

Ma non finisce qui. Già alcuni dei più noti esperti di VoIP sono all’opera, ed ecco che come per magia viene creato un numero interno che consente di chiamare numeri italiani fissi a costi minimi, anzi gratis per la gentilezza del collega dell’ Italian Embassy che ha preparato il barbatrucco.

La rete cablata è in funzione, e gli switch stanno in cabine costruite per contenere un gabinetto chimico, ma invece piene di switch, router, cavi e fibre ottiche con tanto di antenne sul tetto; il nome è particolarmente evocativo Datenklos , Data Toilet, Gabinetto Digitale. Tu lasci il tuo cavo di rete appoggiato alla cabina ed ogni tanto passa qualcuno che apre la porta e lo collega. Sul sito del CCC gli organizzatori avevano fatto del terrorismo dicendo che servivano cavi di rete molto lunghi; io ne ho portato uno di 40 metri ma, avendo il Datenklos accanto alla tenda, ho dovuto stivare gli inutilizzati 35 nella tenda, ingombrandone una parte non irrilevante.

Mentre le partite a Bzflag impazzano, mi collego dopo 36 ore di offline e mi arrivano 1000 mail di cui 800 di spam. Una veloce (2 ore) attività di lettura si interrompe quando gli ultimi amici arrivano dall’Italia e tentano di montare le tende praticamente al buio. Poi l’età ha la meglio e seguo Obi-Wan nel numero del tuffo sulla brandina.
La luce del primo giorno
rivela che la tenda è praticamente trasparente; stendiamo un velo pietoso sulla situazione bagni e docce, una veloce lettura della posta e via verso l’inaugurazione ed il primo seminario. Un po’ di autoincensamento durante l’inaugurazione e qualche speech solo in tedesco non diminuiscono per niente l’importanza dell’evento. Due sessioni parallele, dalla 11.00 all 00.30, eventi vari, ed in più la gente…

Giove
nell’incarnazione di “Pluvio” ci mette lo zampino. Girano alcuni degli organizzatori invitando a picchettare bene le tende causa temporale in arrivo. La comunità italiana si riunisce nel tendone prontamente ribattezzato “Panic Room”. Nella migliore tradizione italica un coretto abbastanza intonato ci delizia con una esecuzione completa di “Ò sole mio”, mentre Artusi, il mastro cuciniere, sforna in serie una trentina di porzioni prima di spaghetti pomodori e peperoni, e poi di pennette agli aromi. Alla faccia del “Melting Pot”. Menomale che non piove.

Il VoIP
ibridato con la rete DECT va a tutto spiano, e tanto per completare i luoghi comuni italici coniugandoli con l’ambientazione hi-tech, cominciano ad arrivare le telefonate delle mamme; il contenuto non è noto ma potrebbe benissimo trattarsi della raccomandazione di mettersi la maglia di lana.

I seminari
dopo la gente sono il principale motivo per cui si viene qui. La scelta è vastissima, dalle biciclette robot alle collisioni di funzioni di hash crittografiche, dai modi di comunicare alle preoccupazioni sulla privacy, alla guerra informatica in Estonia. Questa cronaca non ne parla proprio perché è la cronaca dell’evento, non dei suoi contenuti. Per quelli c’è Internet, ma per le idee e le persone bisogna proprio esserci!

I Droni
sono una visione comune in questi giorni, dato l’ambiente. Aggeggini di tutte le forme, dai dieci centimetri al metro con una, due, tre, quattro eliche ti sorvolano senza preavviso. Gli fa da contraltare il rado atterraggio o decollo di veri e datati aerei dalla pista di fronte alle tende.

La Mongolfiera
con la emme maiuscola mi ha lasciato a bocca aperta; forse saro’ sensibile al buio ma mentre rientravo alla Italian Embassy ho visto due persone che cercavano di dar fuoco ad un mucchio di carta in mezzo ai raggi riflessi dal portale. È bastato avvicinarmi per vedere che si trattava invece di due persone che stavano scaldando una mongolfiera low low tech di normalissima carta velina, a forma di cilindro e di meno di un metro di altezza. In quel momento l’hanno lasciata andare e questa fiamma è salita prima lentamente, poi con una subitanea accelerazione perchè catturata dal vento che passava sopra i rifugi. Tutti a collo in su e senza parole, siamo stati per cinque minuti buoni a guardare un puntino lontano ormai chilometri che stava conquistando il cielo senza usare nessuna tecnologia. Dopo un po’ il puntino si è confuso tra le stelle, e ci siamo allontanati, tutti sorridenti e qualcuno un po’ emozionato. I droni lasciamoli a George.

Il Cibo
è senz’altro il punto forte dell’Italian Embassy; abbiamo un Artusi versione campeggio che cura tutto in maniera amorevole, dalla spesa mattutina ed il battutino di aromi al salto finale nella padella. Razioni da 3 kg a botta richiedono regolarmente il bis perchè l’Ambasciata all’ora di pranzo è affollata come non mai. Il salto della padella fatto oggi (con qualche sbavatura) da ben due temerari aiuto cuochi ha strappato applausi a scena aperta.

Linux is Tired
è la sensazione che si ha entrando nel tendone dell’Italian Embassy. Quando non mangiano tutti sono dietro i portatili, che sono sempre più MacOsX con mela luminosa, ed addirittura qualcuno bootstrappa Sony con Windows, oltretutto senza paura di essere sbeffeggiato o linciato. D’altra paarte anche due conferenzieri aldisopra di ogni sospetto hanno usato XP o Vista per le loro presentazioni. Mi sento superato e fuori moda, ma restero’ stretto alla mia Debian da talebano.
I seminari
sono un po’ sotto tono; francamente c’è un numero eccessivo di marchette fatte probabilmente per poter dire “Ho parlato al CCC”. Ma forse sono io di gusti difficili perché non ci sono mai meno di 100 persone e gli applausi prima e dopo ogni intervento sono di prammatica. Ho pero’ sentito interventi migliori nei convegnucci e meetingucci nostrani.

La partita a scacchi
viventi è stata organizzata da Bianconiglio che ha precettato quasi tutta l’Italian Embassy e una buona parte di Camp Anaconda (quello degli americani, arrivati direttamente con un aereo privato – “Hackers on a Plane”). Realizzata con grande spreco di gessetti una enorme scacchiera in mezzo al viale, egli ha animato la partita, giocata da scacchisti improvvisati ed improbabili e con i pezzi che si dimenticavano (o facevano finta di dimenticarsi) il proprio ruolo. Sono stato precettato anche io come “pedone sostituto” da un figurante che necessitava urgentemente di una pausa. Il Reuccio Azzurro è stato messo in scacco ripetutamente, e credo che alla fine la situazione si sia incasinata in maniera inestricabile. Ma chi se ne frega, mi avevano gia mangiato ed il pedone titolare di ritorno dalla pausa ci è rimasto malissimo.

A bocca asciutta
come al solito. Perso a scrivere queste note di viaggio mi sono trovato in fondo alla fila col piatto vuoto. Faccio la posta alla nuova padellata in pole position; questa volta non mi fregano ed Artusi in persona mi elargisce una rovente dose di carbonara. Accidenti come sono sottili questi piatti. Mi allontano dalla fila dietro un ragazzo dagli occhi sognanti che compie un miracolo di equilibrio reggendo con una mano l’incandescente piatto di carbonara e con l’altro una fettazza di pane tedesco redento da un centimetro abbondante di nutella. Pero’, buona l’idea, lo seguo a ruota.

Pionieri del volo
possono essere anche i maestri Jedi. Obi-Wan si è infatti imbarcato sull’aereo del CCC che fa fare un giro sul campo e dintorni ai più annoiati campisti. Mi ero lasciato tentare anche io, ma poi ha vinto la pigrizia di una sana spippolata in compagnia. Lui non si è ancora visto; nel caso non tornasse mi auguro che sia perché si è messo sulle tracce dell’amuleto dell’asta di Ra.

TimeZone è rinato
con i lunghi e laidi tornei di BZflag , gioco moderno sul tema carriarmati in 3D. Questi tornei vengono organizzati estemporaneamente dall’immancabile Regina Rossa, che allieta tutti con sempre più immaginifiche madonne tutte le volte che lo fanno saltare per aria con una ben assestata raffica di cannonate. Io passo il mio tempo a tentare di farlo fuori, e ad essere sistematicamente massacrato dopo pochi secondi da cecchini bene appostati.

L’Antro dei Saldatori
si trova nel più lontano degli hangar corazzati. Un centinaio di banchi di scuola messi in file ordinate e pieni di saldatori, incollatrici ed altre delizie attende avventori interessati. I volonterosi, dopo aver scelto cosa costruire, dalla Brain Machine per semilobotomizzati a bellissimi droni a quattro eliche e pagato il prezzo relativo, vengono assistiti da amorevoli mentori che insegnano loro i rudimenti della saldatura e del traforo. Aleggia su tutto il profumo lievemente canforato del filo di stagno fuso. Lenin in gonnellino di paglia
c’è davvero, non è una parafrasi di “Monna Lisa con gli occhiali a specchio”. In questo ex-aeroporto militare della DDR non poteva mancare la statua di Lenin alta 6 metri. Dopo l’unificazione i fricchettoni si sono vendicati, ma in maniera benevola. Invece di abbattere la statua l’hanno vestita all’hawaiana con collana di fiori rossi e gonnellino di paglia. Obi-Wan ha guardato sotto il gonnellino per vedere cosa c’era. Povero Vladimir Ilyich, ora che il sol dell’avvenire è tramontato sembra un turista qualsiasi.

Missili in giardino
mettono fuori i loro antipatici ma affascinanti musi ai due lati della statua di Lenin. A toccarli sembrano fatti di resina, quasi fossero imitazioni. Un più attento esame convince che di vere e quasi moderne batterie di missili terra-aria si tratta, e che la resina e la fibra di vetro erano la reale tecnica costruttiva impiegata. In effetti questi inquietanti ospiti del giardino restituiscono un po’ di aspetto militare a questo monumento ai guerrieri di ieri, dissacrato forse eccessivamente.

Spam telefonico
è quello che si sono inventati per ingrandire l’abituale party serale all’Italian Embassy. Costruendo hack telefonico su hack telefonico, hanno fatto chiamare tutti i numeri interni del CCC dalla voce registrata di Bianconiglio, e registrato le risposte ed i dialoghi ottenuti mettendo in conferenza tra di loro quelli che rispondevano.
Si parla di oltre duecento invitati, percio’ si preannuncia una sera ancora più agitata del solito, probabilmente allietata dal tormentone della “Italian Grappa”.

La Bonifica del Tavolo
è la seconda operazione che compio ogni mattina. La prima è facilmente immaginabile e la terza è l’amorevole confezionamento del caffè con la moca ed il fornellino appositamente portati. Il tendone dell’Italian Embassy la mattina ha l’aspetto di un terreno di battaglia in cui si siano affrontati due eserciti di netturbini drogati e cannibali in sciopero.
Qualche volta c’è anche un senzatenda che russa per terra. I tavoli vuoti di computer sono praticamente delle opere d’arte. Fili ed accessori improbabili, alimentatori i cui cavi si perdono in un enorme blog di fili, alimentatori, ciabatte, switchini e switchoni, ormai ben aldilà dell’umana comprensione.

Bicchieri con cicche e cartine, mozziconi, patatine, lattine rovesciate su crimpatrici Ethernet. Bottiglie, bottigline, bottiglioni, lattine e lattone di qualsiasi cosa avesse contenuti alcolici stanno a testimoniare la popolarità che Bianconiglio ha fatto acquistare all’Italian Embassy.
Apro una cerniera del tendone, poso la mia borsettina informatica per terra e comincio la bonifica del tavolo d’angolo dove prepararmi una postazione per la giornata. Tolte bottiglie e lattine, raccolgo con due dita i bicchieri colmi dei piu indefinibili ed improbabili contenuti, alcuni dei quali sono delle vere opere d’arte. Un fondo di acqua minerale gettato sul tavolo ed un mezzo rotolo di scottex sono lo step successivo. Spostando tutto il rimanente in un angolo, cavi, alimentatori, cacciaviti, cellulari, basta un po’ di olio di gomito per far riemergere il bianco del ripiano. Ammiro soddisfatto il bianco emerso dal caos e passo all’esercizio Zen della sistemazione del portatile.

Jesus Christ Superstar
si è stasera incarnato in un seminario finalmente tenuto da uno speaker fuori dal comune. Americano, istrione, slang semicomprensibile, gestualità alla Dario Fo, slide perfette, battute continue e soprattuto cose interessanti da dire, dette bene. Un po’ rinfrancato esco tra una folla osannante ed i giornalisti che alzano le macchine fotografiche e puntano i microfono verso la star. Se lo è meritato!

Birra al miele
è quello che hanno somministrato al villaggio ClosedCTE; la birra era eccezionale, una delizia. Gli ospitali cittadini invece erano un po’ mogi perché proprio oggi è uscito un advisory terrificante per il loro sistema operativo ultrasicuro. Sic transit gloria mundi.

Tamburi assatanati
sono percossi da una cinquantina di indiavolati chiusi dentro un bunker di cemento; dementi circondati da dementi. Il risultato finale sono persone che uscite di lì si chiedono seriamente se per caso nei prossimi giorni riusciranno a riacquistare una parte dell’udito.

Lockpicking
di nuovo, dopo 10 anni. Gli artisti del grimaldello qui in Germania hanno una regolare associazione e svolgono corsi. È dal primo Hackmeeting di Firenze che non li vedevo. Si sono portati una tenda in cui fanno corsi di apertura serrature e commercializzano interessanti kit di raffinati strumenti che in Italia si chiamerebbero grimaldelli. La tentazione di comprarli è forte, ma dato il codice penale iraniano, pardon italiano, è vivamente sconsigliato. Io resisto, ma molti altri cedono alla tentazione malgrado gli avvertimenti di Cassandra. Beh, almeno non avranno problemi se perdono le chiavi della bicicletta. Speriamo che non ne abbiano bisogno per aprire la porta della cella.

Dalle parole ai fatti
potrebbe essere il motto di questa mattina; dopo un inizio di giornata quasi normale, come successo altre volte si sono formate nuvole minacciose verso Berlino. Non era mai successo niente, e quindi dopo una sommaria chiusura della tenda mi sono recato al corso di full immersion in algebra per crittografi; tre ore di delirio totale.
Dopo 30 minuti scoppia il finimondo, un diluvio con gente che corre da tutte le parti; cerco di disinteressarmi della cosa essendo all’asciutto in un bunker, ma dopo altri 20 minuti perdo due colpi consecutivi nella spiegazione costruttivistica del pur bravo oratore. Sono finito, posso gettare la spugna, ho resistito per ben 50 minuti. Ma fuori il nubifragio continua, chiedo un passaggio ad un mormone con l’ombrello che me lo da malvolentieri. Le prime tende del villaggio italiano stanno colando a picco, l’Ambasciata sembra essersi trasferita a Venezia e la cucina galleggia pigramente in mezzo ad un lago.
Schizzo verso il tendone ma gli occupanti hanno chiuso tutte le cerniere ed in pochi secondi sono zuppo, mentre cerco di aprirne freneticamente. Menomale che dentro ci sono scottex e nutella in abbondanza; scottex per asciugarsi e nutella per consolarsi.
5 centimetri ti cambiano la vita
almeno in certi casi. Il saggio Obi-Wan ha avuto la Forza dalla sua quando ha piantato la tenda che si erge su una collinetta di almeno 10 centimetri e si è salvata dal diluvio. O forse è stata solo una questione di culo; infatti oggi ha avuto anche l’ispirazione di andarsene a fare il turista a Berlino. Nel frattempo cominciano i giri turistici per visitare gli alluvionati. Da Camp Anaconda, malgrado le infinite cuccume di caffé che abbiamo offerto, non arriva nessun aiuto. Arrivano invece efficientissimi pompieri tedeschi con badili ed idrovora, che pero’ decidono stranamente di scavare un fossato di scolo che finisce di circondare l’ambasciata. Io nel frattempo sono felice perchè ho recuperato la k-way ed i sandali, e mi faccio un baffo di tutto. L’immancabile spiritosone crucco arriva con due cartelli “Aqua Village” che vengono appesi sulle rovine dell’Ambasciata.

Sport acquatici
si svolgono nello spiazzo, anzi nel lago di fronte all’ambasciata. Alcuni pazzi stanno giocando a calcio nel fango profondo almeno 20 centimetri, circondati da una folla in delirio. La maggior parte sono ovviamente italiani. Bianconiglio, la Regina Rossa ed il Reuccio Azzurro si distinguono nelle risse più schizzanti. Alla fine una incredibile foto di squadra seduti nel fango con le p…e a mollo.
È tornato un po’ di sole, che insieme alle idrovore sta risolvendo al situazione. Le tende riemergono lentamente, ed i loro tristi proprietari iniziano a recuperare pedalini ed asciugare portatili con gesti amorosi e preoccupati.

Sabato sera
non è una sera come le altre, nemmeno al CCC. Un migliaio di persone in più del normale si sono riversate qui, approfittando del biglietto ridotto del fine settimana.
Quasi tutte hanno comprato quei tubicini fosforescenti colorati, e ne indossano una quantità incredibile. Nel buio che circonda i vari punti illuminati del vasto CCC questi alieni ambulanti sembrano quelli di Incontri ravvicinati del terzo tipo. Un fiume di luci, pero’ vive; le potevi fermare, ci potevi parlare. Per descrivere certe cose ci vorrebbe un poeta, mica un ex tecnologo in fase senile come me. Pero’ queste luci umane in movimento mi hanno emozionato come la Mongolfiera. Sono proprio i pensieri dei vecchi (TM).

Porno Uber Alles
ovvero “Tits & Bits” mi spinge a fare un’eccezione al proposito di non parlare di nessun intervento. Prima di tutto una precisazione; con grande delusione della maggior parte degli intervenuti non si è visto niente. L’evento doveva riguardare le problematiche di gestione di un provider di pornografia su internet; ci crediate o no i problemi tecnici e legali del porno in Rete sono interessanti e peculiari.
Invece il californiano di turno oltre ad omogeneizzarsi agli altri americani ed americanoidi visti al CCC, che evidentemente si erano dimenticati, o se ne fregavano di essere in Europa, parlava con la polpetta in bocca ed alla velocità di un Kennedy, ed aveva slide piene solo di sigle, marchi, piani di business e foto di megaserver. Una marchetta commerciale insomma, una occasione perduta, anche dal punto di vista informativo.
La ciliegina sulla torta è stata il periodico lancio di tette di plastica (coprimouse? fermacarte?) al pubblico affamato. I più si sono divertiti molto; del resto il pubblico è spesso strano, anche i romani si divertivano a veder crocifiggere o mangiare il prossimo, quindi…

Un tedesco di altri tempi
era invece il protagonista di “Proof by erasure”, omaggio semiteatrale al matematico tedesco John von Neumann, letto a quattro voci e schermo multimediale con un bell’effetto scenico. Il titolo è dovuto all’abitudine che pare von Neumann avesse mentre spiegava alla lavagna, cioè di cancellare la dimostrazione di un teorema non appena terminata.
L’ambientazione dell’hangar corazzato invitava alla riflessione, anche se dal punto di vista informativo lo spettacolo non è stato eccezionale. Pero’ ricordava che la storia dell’umanità attraverso la II guerra mondiale in Germania non è stata fatta solo da poche personalità positive come Einstein o, per motivi diversi, Von Braun. Dalla Germania e dintorni in effetti molte più persone di quello che è comunemente noto assunsero posizioni pacifiste o di opposizione ai casini che i nazisti stavano mettendo in piedi. Molte di queste persone poi hanno avuto ancora casini una volta emigrate negli States. Neumann è stato uno di questi, ed anche se ha perso la sua battaglia come Einstein, fa piacere che ci siano state persone come lui che malgrado le loro sconfitte hanno avuto comunque la forza di fare qualcosa di imperituro.

Italian Grappa
è diventato il tormentone dell’estate, almeno qui al CCC. Il successone, farina del sacco di Bianconiglio, ha superato quello del Popcorn di molte estati orsono. Tutti ci conoscono ormai, e tutti sono passati a qualsiasi ora dall’Italia Embassy, che la mattina verso le 7, quando normalmente mi alzo, somiglia sempre più ad una discarica. Il cartello indicatore dell’Ambasciata è un capolavoro, e fornisce anche il numero di telefono dell’Ambasciatore (3442), nonche la spiegazione del significato mnemonico goliardico che aiuta a ricordarlo. Però, sentirsi popolari è piacevole.
La tromba d’aria
è l’unica cosa che ha fatto momentaneamente passare l’aria giocosa all’Ambasciatore Bianconiglio; l’ho visto portare una notizia che, essendo grave, è arrivata ufficialmente e per vie strettamente gerarchiche. Dovevamo stare pronti ad andare negli hangar blindati dopo aver fissato bene le tende perchè ad est dell’aeroporto si avvicinava una perturbazione che poteva formare una tromba d’aria. I voli turistici pero’ dopo poco sono ripresi ed il fenomeno atmosferico si è dissolto. In effetti non ce lo saremmo proprio meritato.

Sabato sera
è una sera come, anzi meglio, delle altre. Questa purtroppo mi è stata rovinata dall’improvvisa consapevolezza che il sabato sera è normalmente seguito dalla domenica, e che domenica è l’ultimo giorno del CCC. Tutte le cose finiscono, ma per fortuna quelle belle lasciano anche dei bei ricordi.

Net Review
è l’evento finale per i tecnici, mentre per i fricchettoni “normali” l’evento finale è la cerimonia di chiusura. Una delle tante mancanze di questi appunti di viaggio è quella di non aver ancora messo in evidenza l’incredibile miracolo tecnologico ed organizzativo di un branco di 200 volontari che, pagandosi il biglietto di ingresso come gli altri, hanno lavorato gratis per realizzare, in mezzo al quasi nulla, una infrastruttura tecnologica di rete che alla Fiera di Milano si sognano.
Per 5 giorni duemila persone sparse su 4 Km quadrati in mezzo alla campagna hanno tutte avuto a disposizione connessioni veloci Ethernet via cavo, connessioni solo poco meno veloci via wireless ed una rete telefonica Dect e VoIP interna, incluse nel biglietto di ingresso.
Tutto ha funzionato con una disponibilità da fare invidia alla Telecom, malgrado temporali, un alluvione, mezza tromba d’aria, i cavi che correvano liberi a terra e la presenza di centinaia di teste di c…o supertecnologiche che hanno tentato di buttare giù tutto per 4 giorni, e non ci sono riuscite grazie alla perizia ed alla dedizione degli Angels of NOC (i volontari del Network Operating Center ). Tra l’altro c’erano anche parecchie volontarie.

La presentazione è come al solito semideserta quando, dieci minuti prima dell’orario di inizio, arrivo per godermi un’ultima volta il magnifico hangar corazzato. Si comincia e si sentono i primi applausi tipo stadio; mi volto ed oltre 300 persone hanno riempito la sala, in piedi lungo tutte le pareti e pure sedute in mezzo al corridoio.
I relatori sono simpatici ed una, il boss, è anche molto carina. Da come parlano delle ultime due settimane sembrano aver passato una bellissima vacanza invece di una routine di lavoro di 16 ore al giorno. Sono sicuro che si sono anche divertiti come scimmie. Pur mettendo in conto l’assoluta dedizione degli Angels, un miracolo tecnologico come questo la dice lunga sui difetti e sull’inefficenze di organizzazione “classica” e quindi burocratica di convegni ed eventi, dove avere una ADSL per 4 giorni costa 1000 euro, te la portano solo il secondo giorno e poi non funziona nemmeno. Qui, con la pur rispettabile cifra di 300.000 euro, hanno costruito dal nulla una città, portato elettricità e reti per tutti ed a sazietà e pagato tutti i fornitori, creando oltretutto una coreografia che avrebbe fatto diventare Disney verde dall’invidia.

L’ammainabandiera
è ormai una necessità visto l’autorevole ruolo raggiunto dall’Italian Embassy negli equilibri sociali del CCC. Sì, perchè ieri uno di noi si è sentito in dovere di procurarsi un bandierone formato festa nazionale ed appenderlo a rischio di rompersi l’osso del collo al portale. Poi altri volontari hanno fatto manutenzione e miglioramenti al fortunoso fissaggio, consentendo al tricolore di superare il maltempo. Stamani il vessillo garriva come non mai, ed è stato ammainato, piegato e riconsegnato al proprietario mentre tutti quelli svegli formavano una fila sull’attenti e con la mano sul cuore. Alcune di quelle teppe, in queste righe generosamente nascoste con pseudonimi, sembravano quasi essere sul punto di commuoversi. Bello!

Foto di gruppo
che riunisce, a richiesta dei vicini di camp tutti i componenti dell’Italian Embassy. Viene fatta sia da noi che dai passanti dotati di macchina fotografica . Alcuni teutonici si uniscono persino alla foto di gruppo, scattata al suono dell’immortale inno “Italian Grappa”. Persino le due operatrici TV spagnole che non avevano trovato di meglio per passare l’ultima mezz’ora che venirmi a cercare ed intervistarmi, si uniscono nella foto.

Baci ed abbracci
sono ormai inevitabili. Molti, quasi tutti sono ormai fuori dal CCC, almeno mentalmente. Scadenze, aerei in partenza, tende da smontare, macchine da caricare, impegni di lavoro e di famiglia riaffollano le menti di tutti. A gruppetti la gente sparisce, salutando solo i presenti in quel momento, magari più intensamente di quanto ci si poteva aspettare. Io ed Obi-Wan siamo ahimé tra i primi, avendo di fronte un viaggio in macchina necessariamente a tappe. Già saliti in macchina fermo la mano di Obi-Wan, pregandolo di aspettare un attimo prima di accendere il motore. Pochi secondi di raccoglimento, di riconoscenza e di rimpianto per l’atto finale del mio CCC personale. Poi via.

On the way home
anche noi prima o poi arriveremo, ma il viaggio di ritorno non è uguale a quello di andata; anche seguendo lo stesso percorso è comunque un’altra cosa, sicuramente meno interessante da raccontare. Io ed Obi-Wan, che ci siamo frequentati poco durante il CCC (per quanto è possibile dormendo nella stessa tenda), cominciamo finalmente a chiacchierare e raccontarci cose interessanti. Ma non sono fatti vostri.

Il paese delle fate e dei giganti
è quello che improvvisamente ci troviamo ad attraversare nella luce sfumata di un pomeriggio luminoso ma a tratti con banchi di nebbie basse.
Sei giganti emergono dalla nebbia, roteando le loro tre braccia in una sincronia miracolosa; la foschia ne nasconde la base e ne sfuma il primo tratto, rendendoli irreali. Pensare che solo con quello che è costato l’inesistente Italia.it di questi giganti potremmo averne una ventina sotto casa. Vergogna. Ma siamo ancora nel Paese delle Fate, godiamocela. Dopotutto, come recita il motto del CCC “In fairy dust we trust – Crediamo nella polverina fatata”.

Siamo tutti ganzi
e l’unica nota negativa di questo convegno. La gente è simpatica, creativa, immaginosa, spesso competente. C’è pero’ la netta percezione che rispetto a vent’anni fa la voglia di condividere ed imparare non faccia più la parte del leone in questi eventi.
Forse perchè la Rete ormai mette in grado tutti di trovare da soli, o credere di trovare, le informazioni desiderate, e quindi la voglia di ascoltare ed imparare non è più indispensabile per crescere, visto che uno lo puo’ fare comodamente da casa.

Il risultato è che molte brave, competenti e spesso generose persone soggiaciono alla tentazione di lunghi episodi di autopromozione al limite del celodurismo. Una volta le stesse energie venivano molto più creativamente incanalate in lunghe salite in cattedra per spiegare e condividere, altrettanto esibizioniste ma molto più utili.
In questi casi la ricompensa era essere tanto al centro dell’attenzione da sentirsi una star del rock; era pero’ uno scambio tra il parlatore e l’ascoltatore che arricchiva contemporaneamente tutti e due. Voglia di imparare, voglia di insegnare, l’umiltà del riconoscere la propria necessità di crescere; forse proprio la Rete, quello che era in nostro sogno, ce le ha in buona parte tolte.

Grazie Wau in tutto quello che c’è stato mi è sembrato di vedere quel tuo sorriso che ho incrociato una sola volta. Questi ragazzi, anzi questi giovani uomini e donne li hai cresciuti bene. Hai creato una buona scuola, bella ed utile, ed anche tanto necessaria in questi tempi cupi. Dormi bene e grazie.

Marco Calamari

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Pubblicato il
31 ago 2007
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