Spammare significa esprimersi

Spammare significa esprimersi

Lo sostiene il celeberrimo Jeremy Jaynes, già noto spammatore, che ora vuole tentare una nuova strada: le leggi antispam, denuncia, azzerano la libertà di espressione. Lo spam del Viagra è sacrosanto
Lo sostiene il celeberrimo Jeremy Jaynes, già noto spammatore, che ora vuole tentare una nuova strada: le leggi antispam, denuncia, azzerano la libertà di espressione. Lo spam del Viagra è sacrosanto

Jeremy Jaynes, uno dei dieci peggiori spammer del mondo secondo Spamhaus , oggi libero dietro il pagamento di una cauzione milionaria, vuole far causa allo stato della Virginia per veder ristabilita, dice lui, la sua fondamentale libertà di espressione violata dalla legge anti-spam locale .

L’uomo, che ha già rischiato di finire in galera per 20 anni, è stato riconosciuto colpevole di aver usato identità false per bombardare gli utenti con posta spazzatura al sapore di Viagra e soluzioni personalizzate di “penis enlargement” (due pezzi forti del listino degli spammer), ma grazie a legali che sanno il fatto loro ha preso di petto la questione e denunciato come incostituzionale il “Virginia Anti-spam Act”.

“Non è assolutamente in discussione la necessità di regolamentare lo spam” dichiara sicuro alla Corte Suprema l’avvocato di Jaynes, Thomas Wolf, “Il problema con lo statuto della Virginia è che associa diverse pene criminali all’invio di mail non richieste di natura non commerciale”.

Il noto JJ Il busillis della questione risiede nell’espressione delle proprie opinioni in forma anonima, diritto sancito e protetto dal Primo Emendamento della Costituzione USA, che secondo i legali è incompatibile con la legge anti-spam della Virginia. Secondo i legali di “Mr. Spam” le norme locali sono tali che qualunque messaggio anonimo che transiti sui sistemi informatici fa rischiare la prigione , indipendentemente dalla natura del suo contenuto.

Tesi confutata dal Vice Procuratore Generale William Thro, secondo cui le norme anti-spam non inibiscono la libertà di parola ma proibiscono la falsificazione del traffico di rete e la trasmissione di informazioni camuffate attraverso network privati , attività che “non meritano alcuna protezione dal Primo Emendamento”.

Mentre attende l’esito del ricorso, Jaynes può ad ogni modo godersi la libertà ottenuta con un sostanzioso versamento nelle casse statali. Ma l’attesa potrebbe non durare a lungo: una decisione della Corte Suprema sul caso è attesa per questo novembre.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
14 set 2007
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