Il telefonino ritarda il cervello?

Il telefonino ritarda il cervello?

A sostenerlo è uno studio australiano, secondo cui le emissioni del cellulare riducono le abilità cerebrali. Maggiore l'esposizione maggiore il problema
A sostenerlo è uno studio australiano, secondo cui le emissioni del cellulare riducono le abilità cerebrali. Maggiore l'esposizione maggiore il problema


Roma – Nuovi avvertimenti sull’uso del cellulare arrivano dagli autori di uno studio in Australia secondo cui quando si utilizza il telefonino si fa qualcosa di più dell’avere una semplice conversazione. E il cervello si stanca fino a ridurre le proprie capacità.

In sostanza, secondo i ricercatori della Swinburne University of Technology , l’impegno cerebrale nell’uso del cellulare è stato fino a questo momento sottostimato mentre si tratta di un’attività che riduce le abilità e che dunque, per esempio, può portare a rischi più importanti di quanto non si ritenga quando si guida mentre si usa il telefono.

“Non è soltanto una situazione in cui si parla al telefono con un cellulare sull’orecchio – ha affermato il ricercatore Rodney Croft – ma anche una in cui mentre si guida e si parla il cervello deve lavorare di più. E questo si traduce in un leggero impedimento cerebrale”.

Un risultato dello studio, che i ricercatori ritengono abbia comunque bisogno di ulteriori approfondimenti, è nell’analisi del perché vi sono persone che dopo aver parlato al cellulare provano stanchezza se non addirittura malditesta. Dei test effettuati dagli scienziati con soggetti tenuti a 5 centimetri da un cellulare, accesso o spento a loro insaputa, sembrano indicare una relazione diretta tra l’uso del telefonino ed effetti collaterali di quel genere.

Stando a Croft, più la telefonata si allunga più sono presenti le conseguenze negative sull’attività cerebrale. “Le persone – ha dichiarato – pensano che il loro unico sforzo sia parlare ma in realtà la situazione rende il cervello meno efficiente. Deve lavorare di più per fare quell’unica cosa. E si ottengono risultati simili a quelli dell’ipnosi, come gli aumenti di onde alpha”.

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Pubblicato il 9 set 2002
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