ADSL, Telecom nel mirino dell'Antitrust

ADSL, Telecom nel mirino dell'Antitrust

Dopo il caos dei mesi scorsi sono le denunce di Wind e Fastweb a spingere il Garante a vederci più chiaro. L'incumbent ha abusato della propria posizione dominante? E in che modo questo può aver causato danni?
Dopo il caos dei mesi scorsi sono le denunce di Wind e Fastweb a spingere il Garante a vederci più chiaro. L'incumbent ha abusato della propria posizione dominante? E in che modo questo può aver causato danni?

Roma – Telecom Italia è nel mirino dell’ Antitrust per possibile abuso di posizione dominante nei mercati della telefonia e della connettività a banda larga. A renderlo noto è la stessa Authority, che ha annunciato l’avvio di un’istruttoria che “dovrà verificare se l’insieme dei comportamenti di Telecom nei mercati dei servizi di telefonia vocale all’utenza residenziale e non residenziale, e nel mercato dei servizi al dettaglio di accesso ad internet a banda larga, costituiscano una strategia abusiva unitaria volta ad ostacolare i propri concorrenti”.

Il procedimento, spiega l’Autorità, fa seguito ad alcune denunce ricevute da Fastweb e da Wind , che “lamentavano una aggressiva politica commerciale di Telecom, con offerte mirate e particolarmente vantaggiose volte a recuperare i clienti passati ai concorrenti o in fase di cambio dell’operatore”. Denunce che, si legge nella delibera , sono state inviate all’Antitrust a partire dal febbraio 2006.

Secondo Fastweb, Telecom Italia avrebbe ripetutamente svolto attività di winback facendo uso di informazioni riservate (sulla clientela Fastweb), attività già censurata dalla Corte d’Appello di Milano, che aveva poi ingiunto all’incumbent di pagare all’operatore una penale di 500 euro per ogni violazione riscontrata . La denuncia di Wind si è affiancata a quella di Fastweb, vertendo sullo stesso comportamento. L’Authority, pur riconoscendo il diritto di Telecom di attuare azioni volte alla riconquista del parco clienti migrato ad altri operatori, sottolinea infatti che sfruttare informazioni riservate a proprio vantaggio – proponendo offerte promozionali mirate ai clienti in transizione – può rappresentare concretamente un abuso di posizione dominante attuato per tagliar fuori la concorrenza dal mercato.

“Il patrimonio informativo privilegiato detenuto da Telecom – sottolinea infatti il Garante – costituisce un vantaggio competitivo non eguagliabile dai concorrenti e potrebbe consentire alla società di costruire i profili dei clienti da recuperare proponendo loro offerte personalizzate, a volte anche sulla base delle abitudini di consumo (…) L’intento di escludere i concorrenti, ove provato, sembrerebbe rafforzato sia da specifiche politiche incentivanti riconosciute agli agenti commerciali, sia, secondo quanto affermato dalle denunce, da azioni denigratorie degli altri operatori, in grado di determinare un incremento dei costi per il concorrente per contrastare la perdita dei clienti”.

Il Sole 24 Ore , nel riferire la notizia dell’avvio dell’istruttoria, osserva che “l’annuncio arriva il giorno dopo il closing dell’operazione Telco e a Borsa chiusa, dopo una seduta in cui il titolo Telecom guadagna il 2,05%” .

Il procedimento, informa l’Autorità, si dovrà concludere entro la fine del prossimo anno. ADUC , nel definire “opportuna” l’indagine, sottolinea l’importanza di agire con tempestività: “Risultati in tempi molto più rapidi potrebbero dare un contributo decisivo nell’ambito delle trattative in corso tra Telecom Italia, Governo e Agcom sullo scorporo della rete. Lo pseudo ex monopolista si oppone a soluzioni drastiche, e spera di lasciare sostanzialmente intatto l’attuale assetto. Un assetto che è difficile definire concorrenziale, con Telecom che controlla circa l’80% del mercato ed è proprietario della rete”.

“Nonostante questo – prosegue l’associazione – solo per fare un esempio, negli ultimi mesi è stata consentita al gestore una promozione straordinaria: per circa tre mesi i costi azzerati per attivare linea fissa e ADSL. Apparentemente un regalo agli utenti, nei fatti un ulteriore mazzata alla possibilità dei concorrenti di conquistare quote di mercato. Insomma, la strategia Telecom non è per niente orientata ad un ruolo diverso da quello di dominus assoluto del mercato in grado di condizionare ogni decisione politica e dell’Agcom”.

Su questo aspetto Altroconsumo si era già espressa piuttosto criticamente ad inizio ottobre , osservando che la consolidata posizione dominante dell’incumbent non giovasse certo agli interessi dei consumatori e caldeggiando l’ipotesi dello scorporo della rete Telecom con l’inclusione, nel servizio universale, dell’accesso ad Internet ed alla banda larga: “Soprattutto in vista dell’avvento delle reti di nuova generazione, occorre scardinare quel meccanismo perverso secondo il quale il collo di bottiglia della rete di accesso è stato fino ad ora utilizzato dall’ex monopolista per ottenere impropri vantaggi concorrenziali nei mercati secondo i cosiddetti modelli triple e quadruple play. Questo non corrisponde all’interesse generale e, per ovviare a ciò, oltre alla creazione di una società separata che gestisca la rete di accesso, questa società dovrebbe in prospettiva aprirsi a partecipazioni azionarie da parte di operatori di settore, ovvero i concorrenti dell’ex monopolista, così come, eventualmente, da parte dello Stato o altri Enti pubblici”.

L’avvocato Guido Scorza nel suo blog commenta l’iniziativa dell’Antitrust facendo un parallelo con i recenti problemi del mercato italiano del broad band: “Il cerchio lentamente si stringe attorno all’ex monopolista; probabilmente nei prossimi mesi anche il comportamento tenuto questa estate da Telecom sul mercato wholesale e la linea dura da essa adottata contro alcuni provider indipendenti si spiegherà”. Il riferimento, come avranno già capito i lettori di PI Telefonia , è alla crisi dei rapporti economici e legali tra Telecom e tre provider nazionali, crisi che ha portato a inenarrabili problemi per gli utenti e avviato un ridisegno del mercato di settore.

Dario Bonacina

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Pubblicato il
29 ott 2007
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