Il Governo vara la Banca Dati del DNA

Il Governo vara la Banca Dati del DNA

Con il Pacchetto Sicurezza è stata approvata anche la realizzazione di quel database genetico che le autorità ritengono indispensabile. Nella Banca Dati finiranno i dati di molti, ma non di tutti
Con il Pacchetto Sicurezza è stata approvata anche la realizzazione di quel database genetico che le autorità ritengono indispensabile. Nella Banca Dati finiranno i dati di molti, ma non di tutti

La Banca Dati del DNA si farà. Lo ha promesso ieri il Governo, inserendo il disegno di legge per la sua istituzione nel cosiddetto Pacchetto Sicurezza , una mossa che non sorprende visti i molti sì conquistati dal progetto nelle ultime settimane.

Il database genetico , a differenza di quanto avviene in altri paesi come il Regno Unito , verrà usato esclusivamente per l’analisi dei soli “segmenti non codificati del genoma umano, vale a dire quelli dai quali non siano desumibili informazioni sulle caratteristiche del soggetto analizzato, quali ad esempio le malattie”. In ogni caso lo scopo della Banca Dati, ovvero di coadiuvare le attività di indagini, pone limitazioni rilevanti all’utilizzo delle informazioni che conterrà.

Tra i soggetti a cui sarà effettuato il prelievo vi sono detenuti, persone in stato di fermo (in questo caso solo dopo via libera del magistrato) e i condannati per reati “non colposi”. In buona sostanza il prelievo dei campioni di DNA non riguarderà la stragrande maggioranza degli italiani.

Altre garanzie previste dal disegno di legge comprendono un accesso limitato ai dati , che sarà possibile solo a personale addetto, i cui accessi al sistemone verranno registrati. Un abuso da parte di un funzionario potrà essere punito con la reclusione da 1 a 3 anni.

Ma sono decisive anche le modalità di cancellazione dei dati . Questa avverrà in ogni caso qualora un imputato sia assolto con sentenza definitiva e perché “il fatto non sussiste”, in ogni caso in cui il prelievo non abbia seguito le procedure di garanzia che verranno stabilite, dopo 40 anni dal prelievo (un termine “ritenuto congruo per superare, sulla base dell’esperienza, il periodo di recidiva”). I campioni di DNA, invece, saranno distrutti dopo massimo 20 anni.

Sul fronte della sicurezza dei dati , una delle grandi preoccupazioni degli esperti, si è deciso di tenere distinti il luogo dove avvengono raccolta e confronto dei profili del DNA, ossia la Banca Dati vera e propria, e il luogo dove si estraggono e conservano i campioni biologici e i profili, ossia il Laboratorio Centrale. Questo, sostiene il Governo, “ha evitato una promiscuità che poteva rivelarsi dannosa per la genuinità dei dati raccolti ed analizzati”.

Ma un database del genere serve davvero? Stando alle motivazioni addotte dal Governo per la sua istituzione, la Banca Dati può rivelarsi decisiva nell’individuare autori di reati e facilitare la collaborazione tra le diverse polizie anche in un’ottica anti-terrorismo (come previsto dal trattato di Prum). In realtà, come spiegava recentemente Stefano Rodotà , una raccolta di dati genetici già avviene per finalità investigative, ma al di fuori di qualsiasi regolamentazione specifica. La speranza, dunque, è che una norma dedicata, che pone al centro il Garante della Privacy e il il Comitato nazionale per la Biosicurezza e le biotecnologie , possa schivare quelle “situazioni di privazione dei diritti” paventate dallo stesso Rodotà.

Ciò che non viene affrontato dal disegno di legge, anche perché è evidentemente materia di speculazione, è l’impatto della disponibilità dei profili genetici sulla preparazione degli inquirenti e sulle modalità di indagine. Da sempre, infatti, il timore degli esperti di security è che strumenti biometrici tendano a comprimere procedure e tempistiche delle indagini in favore della “prova facile” che può essere costituita da dati solo in apparenza incontrovertibili come quelli genetici.

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Pubblicato il 31 ott 2007
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