La guerra delle tacche

La guerra delle tacche

Negli States torna alla ribalta il jammer, l'apparecchio che ammutolisce i cellulari impedendo loro di collegarsi alla rete. Il business è in aumento, ma è legittimo impedire al proprio vicino di telefonare?
Negli States torna alla ribalta il jammer, l'apparecchio che ammutolisce i cellulari impedendo loro di collegarsi alla rete. Il business è in aumento, ma è legittimo impedire al proprio vicino di telefonare?

Roma – Un architetto è seduto in treno accanto ad una donna che parla al suo cellulare, disturbandolo. Con un clic sul dispositivo di phone jamming che porta con sé in tasca, l’uomo risolve il problema , e la chiassosa vicina è costretta al silenzio. Un sogno per moltissimi, un incubo per tanti altri.

Un jammer portatile Ma è questo uno degli eventi su cui si sofferma il New York Times aprendo le danze su un fenomeno in silenziosa ma rapida ascesa di cui si inizia a parlare in tutto il Mondo, spesso con malcelata preoccupazione: la diffusione dei phone jammer , dispositivi capaci di bloccare il segnale del telefonino in un ambiente, o di interferire con il suo utilizzo nel raggio di alcuni metri. Aggeggi che sempre più persone vogliono comprare e, anzi, comprano.

Il problema non è tanto o solo tecnico, evidentemente, ma normativo: in molti paesi, Italia compresa, qualsiasi sistema atto a impedire il funzionamento di un cellulare, salvo particolari casi, è illegittimo . Ciò nonostante, accadono episodi che periodicamente risollevano l’attenzione sulla questione. L’accessibilità di una tecnologia relativamente semplice e la sua ampia disponibilità sul mercato accoppiate ad una diffusa maleducazione nell’uso del telefonino, e ad un’altrettanta diffusa intolleranza, sembrano essere gli ingredienti delle illecite azioni di interdizione.

“Ha continuato a parlare per 30 secondi prima di realizzare che, dall’altra parte del telefono, non c’era più nessuno”, ha raccontato qualche giorno fa al giornale newyorkese l’impavido architetto, pendolare sui treni del mattino e stanco di sentir spettegolare ad alta voce i propri compagni di viaggio. Un’insofferenza certo condivisa da molti pendolari (c’è chi ne fa intere serie di video su YouTube ), ma meno apprezzata dai tanti che approfittano anche dei “tempi morti” degli spostamenti quotidiani per curare i propri rapporti personali o professionali .

Da qualche tempo, l’intraprendente architetto, per sfogare la propria intolleranza, viaggia con un jammer portatile in tasca e di quando in quando se ne serve. Per avere un dispositivo del genere, peraltro, bastano 50 dollari . E non mancano gli esemplari fantasiosi , difficili da individuare se non con mezzi tecnici specifici.

È un fenomeno complesso, le cui radici affondano nella sfera dei rapporti sociali . “Chi parla al cellulare pensa di avere diritti che vadano sempre oltre quelli di coloro che lo circondano, mentre chi impiega un jammer (portatile, ndr) pensa che siano i suoi diritti quelli più importanti”, dice James Katz, direttore del Centro Studi per le Comunicazioni Mobili dell’Università di Rutgers.

Dunque, cambia la portata, ma la dinamica sociale alla base è la stessa. Nelle diverse circostanze, quindi, si tratta solo di… potenza d’uscita: se si desidera ampliare il raggio d’azione creando delle vere e proprie ” no-call zone ” (zone “qui non si chiama”), spiega il New York Times , è sufficiente pagare molto di più (anche oltre 1000 dollari ) e ricorrere ad un apparato più potente.

Esistono modelli che arrivano a irradiare potenze alquanto elevate e, per quanto chi le vende si sforzi di limitarne la diffusione a chi ha i requisiti per acquistarli, i fatti dimostrano che, complice la rete Internet, ci si può approvvigionare di tali apparati senza alcuna difficoltà, in barba a normative e trasparenza. Se poi si ha manualità con gli attrezzi e competenze in radiotecnica digitale, non mancano le possibilità del fai da te . Poco importa, evidentemente, se il Garante delle TLC americano, la FCC, ha già fatto sapere di voler imporre 11mila dollari di multa a chiunque sia colto in fallo, ossia nell’uso non autorizzato di questi dispositivi. Importa poco anche perché difficile, se non difficilissima, è l’opera di individuazione dei “jammer dispettosi”.

Resta l’aspetto del danno che si abbatte sugli operatori di telefonia mobile, almeno quello derivante dagli abusi di questa tecnologia. ” Verizon Wireless spende 6,5 miliardi di dollari l’anno per tenere in esercizio la sua rete cellulare”, sostiene il quotidiano statunitese. E non ricava certo alcun vantaggio dall’impiego di questi apparati. “Si deduce facilmente che, nello stesso momento in cui il mercato domanda l’ampliamento della copertura delle reti cellulari, parallelamente lievita anche il mercato dei jammer”, conclude Jeffrey Nelson, un portavoce di Verizon.

Ma gli operatori fanno anche a gara nel descrivere i problemi, se non persino i drammi, che potrebbero arrecare apparecchi come i jammer. L’esempio che va di più è quello di criminali che, volendo assalire qualcuno, o accedere nottetempo ad una casa abitata, potrebbero con un jammer impedire le chiamate di emergenza dal telefonino . Va da sé, però, che se un aggressore volesse usare un jammer, un dispositivo non particolarmente sofisticato, non avrebbe certo difficoltà a procurarselo, anche se illegalmente, come accade per una miriade di altri apparecchi e persino di armi.

E così, tra le scuole di pensiero che ne fanno una questione di “etichetta” e quelle che si inerpicano in complesse questioni normative, il business dei jammer prospera: Victor McCormack di PhoneJammer.com (con sede a Londra ), dice di vendere 400 esemplari al mese negli Stati Uniti , rispetto ai 300 dello scorso anno; per non parlare dei pacchi etichettati come ” holiday gift ” (pacco regalo, esente da certi dazi), la cui quota ha superato le 2mila unità . Una importazione che potrebbe scontrarsi con futuri provvedimenti del Garante TLC anche se, come detto, per ora si parla esclusivamente di sanzioni non per chi possiede il dispositivo ma per chi lo usa . E questo vale anche per locali e ambienti, come certi bar o supermercati, laddove i gestori si sentono autorizzati ad impedire ai clienti, o ai propri commessi, di utilizzare il telefonino.

Rimangono molte perplessità circa la trasparenza, in relazione agli aspetti normativi : negli USA si tenta di far chiarezza, e la recidiva per comportamenti di questo genere può portare in galera. In Italia c’è la Legge 8 Aprile 1974 (Tutela della riservatezza e della libertà e segretezza delle comunicazioni) a cui molte aziende produttrici fanno riferimento nei propri disclaimer , nella speranza che nessuno scarichi la responsabilità di utilizzi indebiti su chi realizza tecnologie anziché su chi le usa dissennatamente. Forse, come ha dichiarato al New York Times un terapista – che ha speso 200 dollari per un jammer – sarebbe meglio circoscrivere il problema: “è un problema di etichetta: è un’epidemia”. Che serva un antibiotico?

Marco Valerio Principato

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Pubblicato il
5 nov 2007
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