Peter Gabriel: viva la tecnologia

Peter Gabriel: viva la tecnologia

Il celeberrimo artista, musicista, sperimentatore e businessman fa retromarcia: il file sharing non è il diavolo. Le prospettive per la musica in rete sono immense. Welcome back Peter!
Il celeberrimo artista, musicista, sperimentatore e businessman fa retromarcia: il file sharing non è il diavolo. Le prospettive per la musica in rete sono immense. Welcome back Peter!

In tempi di vendite musicali che calano a picco e major sull’orlo di una crisi di nervi , trovare qualcuno che preveda un futuro felice per gli artisti è un’impresa non facile. Eppure Peter Gabriel, sperimentatore-artista a tutto tondo che si muove tra commistioni musicali e tecnologie avanzate, parla di Internet e delle possibilità insite nella Rete come di un mezzo portentoso per diffondere ancora più capillarmente le arti creative e in particolare la musica .

Internet, il file sharing, le trasformazioni delle abitudini di acquisto e la rivoluzione della condivisione dei contenuti non stanno affatto uccidendo la musica , ma offrono una possibilità mai avuta prima di raggiungere il pubblico. La musica rimane nonostante tutto una sorta di cura. “Le persone la usano come una droga per alterare lo stato d’animo, applicando diversi tipi di musica a diverse occasioni”, sostiene Gabriel.

E che Gabriel parli da persona informata sui fatti lo dimostra la sua carriera nel settore tecnologico, a cominciare dalle sperimentazioni dei CD interattivi – filone piuttosto in voga nei primi anni ’90 – pensati come esempi di fusione tra multimedialità ed esperienza musicale. Gabriel è divenuto poi noto per essersi scagliato contro il download illegale di brani musicali ai tempi di Napster, la qual cosa lo ha portato a fondare lo store legale OD2 finito poi in mano alla finlandese Nokia.

“Un artista non è mai stato in grado di raggiungere e costruirsi un pubblico di appassionati così facilmente come ora – osserva il musicista – senza la necessità delle etichette discografiche e i loro reparti marketing. Ugualmente, gli ascoltatori non hanno mai potuto esplorare i nuovi generi musicale nella maniera istantanea che Internet permette oggi”. Gabriel, che è figlio di un inventore, ha sempre subito il fascino delle nuove trovate tecnologiche, e se Internet ha ridotto al lumicino le vendite di dischi, sostiene, ha nel contempo aperto un vero e proprio universo di possibilità ancora tutto da esplorare .

Di certo Internet ha contribuito largamente a modificare l’approccio ai prodotti musicali da parte delle nuove generazioni : “Molti ragazzi non sembrano interessati ad acquistare la musica legalmente. Persino così, la cultura e la passione per la musica vecchia e nuova non sono mai state tanto grandi: questo è in parte dovuto a Internet” osserva Gabriel. L’artista sostiene inoltre che “la musica sta diventando più una commodity che altro, le persone si aspettano che sia gratis e io non sono sicuro che questo atteggiamento sia prossimo a sparire”.

In funzione di questo nuovo stato di cose, la volontà di sperimentare a Gabriel non s’è certo esaurita. Ultima iniziativa in ordine di tempo è lo store musicale gratuito We7 , che sfrutta un sistema di advertising a scomparsa grazie al quale è possibile ottenere le tracce gratis dopo alcune settimane, ma nel contempo remunerare gli artisti. I messaggi pubblicitari sono mirati ai gusti musicali degli ascoltatori: l’artista è convinto che possano divenire “informazioni utili agli ascoltatori adatti” piuttosto che essere la solita réclame-scocciatura.

Il segreto del successo nel mercato di Internet è la capacità di mettere in comunicazione pubblico e musicisti , e per annullare questa distanza Gabriel ha investito nel servizio The Filter , un software in grado di analizzare la libreria digitale dell’utente e di ricavarne i gusti musicali. Il sistema è poi in grado di generare playlist e raccomandazioni di ascolto basate sulle preferenze emerse. “Stiamo annegando nelle possibilità di scelta – sostiene Gabriel – ed è per questo che abbiamo sempre più necessità di strumenti per cercare cose che ci interessino, ci sorprendano e ci ispirino”.

Un tale sistema dovrebbe beneficiare soprattutto i performer delle arti meno note, che potrebbero raggiungere il pubblico senza dover fare affidamento sulle costose macchine propagandistiche dell’industria multimediale . La cosa “ci potrebbe e dovrebbe portare ad un rinascimento creativo in cui il filtro oppressivo del mercato di massa sia messo sotto sopra” sentenzia Gabriel.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
9 nov 2007
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