Svezia, hanno arrestato Egerstad

Svezia, hanno arrestato Egerstad

L'hacker protagonista di una delle più celebri incursioni informatiche del 2007 riceve una visitina dei bad boys svedesi. Gli sequestrano computer, hard disk e 8 PlayStation 2. Prima lo arrestano e poi lo rilasciano. Lui ironizza
L'hacker protagonista di una delle più celebri incursioni informatiche del 2007 riceve una visitina dei bad boys svedesi. Gli sequestrano computer, hard disk e 8 PlayStation 2. Prima lo arrestano e poi lo rilasciano. Lui ironizza

Alla fine Dan Egerstad l’ha avuta quella visita della polizia che aveva tanto sperato, anche se con modalità che forse non si aspettava. L’esperto di sicurezza svedese, che con un semplice software open source ha catturato e messo a disposizione dell’intero web gli account di posta elettronica riconducibili a migliaia di ambasciate , è stato arrestato e tenuto sotto custodia per alcune ore.

A rivelarlo è il quotidiano australiano The Age , pubblicazione gemella del Sydney Morning Herald che nei giorni scorsi aveva dedicato un nuovo approfondimento al caso. In quell’occasione Egerstad disse di considerare quegli account già compromessi prima ancora che lui ci arrivasse, avendo in sostanza involontariamente rintracciato un’attività di hacking preesistente nei sistemi informatici delle ambasciate.

Egerstad, che dal momento della sua “impresa” sul network di Tor in agosto aveva provveduto a portare avanti la sua carriera di consulente di sicurezza, si è sempre dimostrato sicuro di sé, sostenendo di non aver mai avuto a che fare con le forze di polizia e dichiarando di essere stato costretto a distribuire quegli account pubblicamente solo dopo i primi, infruttuosi tentativi di mettersi in contatto con i governi e le istituzioni interessate.

Ma un drammatico raid avvenuto lunedì mattina nel suo appartamento a 650 chilometri da Stoccolma ha liquefatto questa patina di apparente intoccabilità: quattro agenti della Swedish National Crime (l’equivalente dell’FBI, secondo Egerstad) e della Swedish Security Police (ovvero l’intelligence locale) gli sono piombati addosso alle nove di mattina mentre scendeva a spostare l’auto, gli hanno mostrato i distintivi e lo hanno portato via per interrogarlo. Nel frattempo gli hanno messo a soqquadro la casa , hanno tagliato i fili della corrente, del telefono e della connessione, hanno sequestrato computer, CD, hard disk portatili e 8 PlayStation 2.

Apparentemente i bad boys dei fiordi hanno accusato Egestad di furto proprio in ragione di queste PS2 : a suo dire sono in realtà in suo legittimo possesso poiché una sua società “gestisce console”. In una intervista telefonica rilasciata ad un magazine locale, l’hacker fornisce poi interessanti dettagli anche sull’interrogatorio: a quanto sostiene i poliziotti hanno adoperato “tutti i trucchi classici, giocando a bravo poliziotto, cattivo poliziotto e al tipo pazzo e misterioso che ti guarda storto da un angolo della stanza e non ti dice come si chiama”.

“Bene – continua Egerstad – Se loro vogliono provare a manipolarmi, posso giocare lo stesso gioco anche io. Ho compiuto ogni singolo gesto che tradisse la volontà di mentire… mi sono coperto la bocca, mi sono grattato il gomito, ho guardato da un’altra parte e via di questo passo”. Alla fine di circa due ore di interrogatorio l’uomo è stato rilasciato ; nessuna accusa specifica è stata formulata nei suoi confronti, ma la polizia è ancora in piena fase investigativa.

“Non mi stanno dando alcuna informazione su chi ha stilato il rapporto, ma mi hanno detto di aver scambiato informazioni con altri paesi”, dice ancora l’esperto, che ha incaricato il proprio legale di verificare che le forze dell’ordine non si siano rese protagoniste di un vero e proprio abuso di potere. Quel che è certo comunque è che il materiale sequestrato non gli è stato restituito : “Sto perdendo soldi e fiducia con la mia società e, a quanto pare, anche se non sono stato incolpato di qualcosa, non otterrò mai un risarcimento” conclude Egerstad.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
16 nov 2007
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