Impronte, è nato il raggio che le cattura

Impronte, è nato il raggio che le cattura

Uno scanner molto preciso. Che consente di rilevare le impronte digitali sui materiali più diversi. E che potrebbe rivoluzionare la scienza forense
Uno scanner molto preciso. Che consente di rilevare le impronte digitali sui materiali più diversi. E che potrebbe rivoluzionare la scienza forense

Rilevare le impronte digitali da qualsiasi superficie , porosa o lucida, senza l’ausilio di reagenti chimici. Tutto grazie all’apparecchio messo a punto in India da Dalip Singh Mehta e Satish Kumar Dubey, ricercatori di Nuova Delhi, che sfrutta la tecnica della Optical Coherence Tomography (tomografia ottica a coerenza di fase).

Con una semplice “passata” di laser si possono ottenere immagini nitide anche su superfici complesse come la carta o certi tipi di plastica, senza l’impiego di sostanze chimiche per evidenziarne i contorni. Un sistema rapido e pulito. Per i due ricercatori, l’invenzione potrebbe far compiere un bel passo in avanti alla scienza forense di rilevazione delle impronte.

Una prospettiva allettante anche per Haida Liang, esperto della materia dell’ Università Trent di Nottingham (Regno Unito): “La Optical Coherence Tomography è uno strumento tridimensionale, ideale per questo tipo di impiego – spiega – C’è senz’altro del potenziale per l’utilizzo di questa tecnologia in questo campo”.

La OCT , come viene comunemente chiamata, viene utilizzata soprattutto in oftalmologia per rilevare la struttura della retina con una precisione nell’ordine del micrometro. Alla base del processo di rilevazione c’è un raggio laser: attraverso il confronto tra la luce riflessa e quella campionata, è possibile ricostruire il profilo di un oggetto fino ad un paio di millimetri di profondità dalla superficie.

Una tecnica molto simile a quella dell’ ecografia , che tuttavia utilizza le onde sonore in luogo della luce. Per la ricostruzione delle immagini, invece, viene impiegata un metodo noto come interference pattern , utilizzato nelle macchine fotografiche digitali per ottenere uno scatto a colori partendo da tre griglie rispettivamente blu, verde e rossa.

Al momento l’apparecchiatura di Dubey e Metha soffre di un basso frame rate: il dispositivo di rilevazione utilizzato è del tipo a bassa velocità. Per migliorare la situazione basterebbe impiegare un sensore ad alta velocità con pixel più piccoli, spiega Metha a New Scientist : in questo modo il tempo di lettura si abbasserebbe a pochi millisecondi .

Luca Annunziata

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Pubblicato il
19 nov 2007
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