Internet, i filtri italioti non passeranno

Internet, i filtri italioti non passeranno

Lecito sperarlo. Si allarga il fronte degli operatori che dichiarano un approccio neutrale e promettono: nessun filtro sulla connessione, nessuna deep packet inspection. Dai filtri P2P al gettone sul web il passo è breve
Lecito sperarlo. Si allarga il fronte degli operatori che dichiarano un approccio neutrale e promettono: nessun filtro sulla connessione, nessuna deep packet inspection. Dai filtri P2P al gettone sul web il passo è breve

Qualcosa è cambiato o, meglio, aumentano gli operatori che intendono puntare sulla trasparenza nei confronti dei propri utenti e sulla fornitura di servizi Internet che offrano quanto dichiarato. In un momento di filtri sul peer-to-peer e messa in discussione della neutralità della rete l’affermazione di una glasnost tecnologica può trasformarsi in un potente grimaldello contro la blindatura dei servizi.

Ad aggiornare un primo elenco di operatori apripista è l’esperto di networkwing e mercato Stefano Quintarelli , da tempo in prima linea per informare sui rischi dell’abbandono o della mancata difesa della net neutrality . Due gli strumenti che alcuni provider iniziano pubblicamente a scartare: il filtering “puro e semplice” e la deep packet inspection. Nel primo caso la chiusura del rubinetto per l’uso di una serie di applicazioni, come succede qua e là col già citato P2P, nel secondo strumenti avanzati che non si limitano ad analizzare i pacchetti in transito per gestirne al meglio il flusso ma arrivano a consentire la modulazione dei pacchetti dati sulla base dei loro contenuti, con una invasività potenzialmente senza limiti sulla “vita digitale” dell’utente.

Un fornitore di richiamo come NGI , ad esempio, dedica una pagina proprio alla neutralità della rete, dove afferma :

“NGI ha un approccio neutrale verso i contenuti in transito sulla propria rete.
In nessun caso NGI effettua o effettuerà alcuna discriminazione o censura di traffico tra i propri servizi e quelli di terzi e tra servizi presenti sulla propria rete o su una di terzi, fatti salvi eventuali obblighi di legge.
Al fine di garantire la migliore qualità possibile nei servizi xDSL, NGI applica della politiche di QoS che sono illustrate in ogni scheda prodotto”.

Le politiche di QoS (Quality of Service) sono ben lungi dal costituire un filtro ma servono ad ottimizzare le prestazioni di rete. Lo sostiene proprio il provider, che anche su questo si dilunga spiegando che si applica

“una politica che privilegia il traffico sensibile alla latenza/burst (navigazione, posta, VoIP, telnet/ssh, tunnel) rispetto a quello generato da software di file sharing. Questa prioritizzazione del traffico avviene SOLO se necessario nei momenti di massima congestione della rete. La policy di QoS adottata da NGI NON blocca quindi alcun tipo di traffico. Le porte TCP/UDP sulla rete sono TUTTE aperte”

Politiche forse meno dettagliate ma altrettanto esplicite sono quelle promesse da altri operatori del settore, come Telnet che in una pagina dedicata alla neutralità della rete afferma:

“Telnet ha un approccio neutrale verso i contenuti in transito sulla propria rete. In nessun caso Telnet effettuerà alcuna discriminazione o censura di traffico, fatti salvi eventuali obblighi di legge”.

Approcci del tutto simili quelli adottati da altri fornitori come AirGrid , che pubblica anche il bannerino, riprodotto qui sotto, che punta alla pagina che lo stesso Quintarelli ha pubblicato in tema di deep packet inspection.

Deep Packet Inspection

Si tratta di prese di posizione innovative che, se verranno raccolte dagli utenti Internet, potrebbero creare alcune crepe nello scenario sul quale apparentemente stanno puntando con una certa decisione alcuni grandi operatori TLC. Basti pensare alle numerose polemiche scaturite in rete per la difficoltà di molti utenti di utilizzare appieno le applicazioni peer-to-peer con alcuni dei nomi più noti tra i fornitori d’accesso. Si tratta anche in quel caso di prove tecniche di non-neutralità , dove si privilegiano servizi che possano “rendere” su quelli realmente richiesti e desiderati dall’utenza. Il tutto, come constatano molti lettori di Punto Informatico , spesso senza una adeguata informazione sul filtering adottato.

“Secondo me – conclude Quintarelli sul suo blog – l’importante in questa fase, tendendo verso la neutralità che è l’obiettivo ultimo, è che non avvenga discriminazione tariffaria né tecnica per avvantaggiare i contenuti/servizi dell’operatore (o dei suoi amici/partner) discriminando contenuti/servizi di qualunque utente e, soprattutto, che l’utente che fa un acquisto possa essere correttamente informato sulle policies di gestione del traffico dell’operatore”.

Molti sono gli utenti che hanno già manifestato online, su queste pagine ed altrove, la propria intolleranza per l’applicazione di filtri, tanto più in assenza di un’informazione adeguata. Ma va detto che, soprattutto quando si parla di banda larga, in molti casi per gli utenti non c’è la possibilità di scegliere tra più fornitori, in altri è pressoché impensabile pensare di cambiare operatore senza rinunciare per lungo tempo al servizio e in altri ancora gli utenti hanno atteso così a lungo l’arrivo del broad band che sono certo disponibili, sebbene obtorto collo, ad accettare persino una connettività distorta da strumenti di filtering non dichiarati. Il rischio dunque, e gli operatori “contro” hanno non a caso iniziato a mobilitarsi, è che siano proprio le debolezze strutturali del mercato TLC italiano, e della banda larga in particolare, a consegnare la rete ad un futuro di discriminazione, di rete a gettone .

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Pubblicato il
21 nov 2007
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