Informatici, quelli bravi scappano

Informatici, quelli bravi scappano

di Giuseppe Cubasia - Le imprese ormai dovrebbero saperlo, quelle che non lo sanno sono destinate a rimanere indietro. La figura dell'informatico è cambiata negli ultimi 25 anni ed ora è più centrale che mai. Ecco perché
di Giuseppe Cubasia - Le imprese ormai dovrebbero saperlo, quelle che non lo sanno sono destinate a rimanere indietro. La figura dell'informatico è cambiata negli ultimi 25 anni ed ora è più centrale che mai. Ecco perché

Quando 23 anni fa ho iniziato a sviluppare applicazioni Enterprise (il modulo per i pagamenti dei bollettini postali run-time l’ho sviluppato nel lontano ’85 in Assembler), l’informatica era qualcosa di assolutamente avulso dalla realtà quotidiana. Per la comunità, gli informatici erano qualcosa di molto simile ai tecnici delle lavatrici ed il computer un costosissimo accessorio, la cui utilità a livello personale era quanto mai dubbia (ricordate la famosa frase del CEO IBM: il pc non ha futuro?!).

Nei primi anni ’90 si comprese che il PC computer aveva una sua ragione di essere, questo grazie anche all’introduzione di linguaggi RAD, agli spreadsheet e agli editor di testo. Si trattò di un epoca di transizione, dove ancora i mini computer erano troppo mini per le applicazioni aziendali, ma avanzavano a rapidi passi. L’informatico all’epoca era già sentito come un tecnico qualificato e benché pochi ancora capissero in cosa realmente consistesse il lavoro dell’informatico, si iniziava già a consideralo un risolutore di “particolari problemi”.

Poco dopo la metà degli anni ’90 l’essere informatico fece un balzo in avanti. I mini computer (in cluster) avevano raggiunto le prestazioni adeguate per sostituire in molti casi i Mainfraime e la corsa al downsizing era iniziata. Erano gli anni del C e di UNIX e avere degli informatici era un mezzo per contenere i costi di molti servizi, od averne altri più veloci e fruibili. L’uso delle LAN iniziò a diffondersi sempre di più ed il Business capì che lo stesso lavoro poteva essere fatto meglio e con meno risorse proprio grazie all’informatica. L’informatico era per tutti un money saver .

Nella seconda metà degli anni ’90 grazie all’avvento di Internet l’informatico ebbe un momento di splendore. Era diventato rain man , l’uomo della pioggia (di soldi). In quegli anni di sogni di gloria e di facile guadagno due strumenti si affermano: l’email ed il motore di ricerca.
L’Informatico è ormai un partner affidabile in grado di realizzare e soddisfare i bisogni del Business. È proprio di quegli anni che sorge per il Bravo Informatico la necessità di meglio qualificarsi in termini livelli di servizio e di assistenza totale al cliente.

È ancora un informatico che lavora On Demand, ma che si rende sempre più conto che il proprio lavoro è qualcosa che è percepito molto al di là del puro intervento tecnico. Inizia ad emergere la figura dell’ Analista di Business , cioè l’Informatico che conosce il Business del cliente e che perciò può meglio tradurre i bisogni del Business dal linguaggio corrente in specifiche formali.

Ed infine veniamo ai giorni nostri.
Negli ultimi 3 anni si è assistito ad una concezione completamente diversa dell’essere IT.
Quello che adesso si richiede è che l’IT fornisca “Servizi”, il più possibile aperti e possibilmente fruibili dai sistemi più diversi. Si vuole un IT propositivo, un IT che sia malleabile e flessibile, che sia di supporto al Business, ma anche che gli indichi attraverso la proposizione di sempre nuovi ed integrati servizi la possibilità di diversificare meglio vari canali di vendita, produzione e commercializzazione.

Questo ovviamente corrisponde per il Bravo Informatico ad un maggiore impegno, dovendo abbracciare il Business del Cliente in toto e non limitarsi solo a presidiare la tecnologia o l’applicazione che lo riguarda. Ad esempio, chi cura il servizio di un Portale Aziendale dovrà occuparsi di tutto, dal modo con cui le policy aziendali sono recepite, alla sicurezza, ai server, al Network, alle statistiche, alle applicazioni che risiedono sul Portale, alla corretta rappresentazione dei dati che provengono dai vari sistema legacy, in una parola di tutto quello che l’utente/cliente “vede” attraverso il Portale.

Oltre a questo dovrà far evolvere il tutto in un’ottica di servizio distribuito e partecipare fianco a fianco con l’utente/cliente/committente alla valutazione dei requisiti e del ROI (è decisamente un bel impegno che presuppone un’elevata professionalità ed un aggiornamento continuo cui dovrebbe corrispondere un’altrettanta adeguata incentivazione, parafrasando una famosa canzone (se è vero che ad ogni maggior impegno corrisponde una contropartita….considerevole…).

Non mi meraviglierebbe sapere che questo modo di Essere Informatico per molti è già realtà, ma sarei sorpreso di sapere che al fianco di questo modo di Essere IT sia stato anche varato un piano di riqualifica e d’addestramento.

I Bravi Informatici sanno che tutto parte dalla persona e che sono le persone che realizzano quello che il Business immagina.
Le persone sono il capitale dell’Azienda ed i Bravi Informatici sono tra i capitali più preziosi, specie li dove è permesso loro di sperimentare e di proporre idee che diventeranno prodotti e servizi.

E questo capitale in Italia è pagato troppo poco. Un analista programmatore in Germania guadagna quasi il doppio, poco meno del doppio in USA e UK, in Francia il 50% in più, in Spagna il 20%, in Svizzera il 150% (fonte Mercer).
Ma non è solo una questione di prezzo ( e stato sociale ) che fa la differenza.

In una recente intervista rilasciata a LineaEdp il CEO di SAS dichiara: “Prima di tutto le persone. Il 95% del mio patrimonio aziendale varca i cancelli ogni sera ed il mio obiettivo è creare un contesto tale da fare in modo che questo patrimonio torni in azienda ogni mattina”.
È importante notare che molti prodotti di questa azienda sono stati creati a partire dall’innovazione che gli stessi Bravi Informatici hanno sviluppato e proposto. Anche altre aziende “americane” hanno iniziato già da tempo un percorso che pone la persona al centro della strategia dei servizi.
Il nocciolo della questione per queste aziende è che non si possono offrire buoni servizi se non si hanno buone persone e non si hanno buone persone se non ci si dedica ad esse.

Alcuni ragazzi mi hanno raccontato le loro storie da Co.Co.Pro sul mio blog.
Aziende che basano la loro produzione su questi tipi di rapporti contrattuali non hanno futuro in un ottica di servizi con il cliente e sono destinate ad una fetta molto piccola del mercato ed a scomparire nel tempo per mancanza d’innovazione.

Essere IT per come il mercato lo richiede è possedere il know-how che genera innovazione, la quale è il volano del Business. L’uomo IT di oggi è molto più vicino al Business di quanto lo sia mai stato e secondo me, moltissime potenzialità in Italia del mondo IT ancora devono essere esplorate, sono lì, in attesa di avere un opportunità da parte dei vari HR e CEO.

Google non sarebbe mai nata se non avessero permesso a chi sviluppa di vedersi riconoscere il proprio valore e le proprie idee, ma soprattutto di non sentirsi colpevolizzato per i propri errori.
Chi è IT sa di valere, aspetta che gli si dia una possibilità di mostrarlo, ma non aspettate troppo a prendere questo treno, sono sempre i migliori che vanno via per primi.

Giuseppe Cubasia
Cubasia blog

I precedenti interventi di G.C. sono disponibili a questo indirizzo

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Pubblicato il 30 nov 2007
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