Banda larga, non siamo allo sfacelo

Banda larga, non siamo allo sfacelo

Lo dice ECTA con un'analisi di quanto accade in 19 paesi. Promosso il nostro paese, ma su tariffe mobili e frequenze c'è ancora molto da fare. Calabrò: il Garante funziona. Agli italiani non resta che crederci fermamente
Lo dice ECTA con un'analisi di quanto accade in 19 paesi. Promosso il nostro paese, ma su tariffe mobili e frequenze c'è ancora molto da fare. Calabrò: il Garante funziona. Agli italiani non resta che crederci fermamente

“Se si paga molto per un accesso alla banda larga, è possibile che la colpa sia dell’Autorità garante del settore, che non è riuscita ad aprire il mercato alla concorrenza”. Così Innocenzo Genna , chairman di ECTA , European Competitive Telecommunications Association , introduce un’analisi che mette a confronto il lavoro svolto dagli organismi regolamentari di 19 diversi paesi. Un confronto dal quale l’ Autorità TLC italiana esce in modo dignitoso.

Dal rapporto ECTA ( qui il PDF di presentazione) emerge che, nel complesso, le autorità di garanzia sono lente e poco reattive ai grandi cambiamenti in corso, alla trasformazione tecnologica e alle diversità infrastrutturali. Questo fa sì che passaggi fondamentali, come fu quello dal dial-up tradizionale alla banda larga, possano “compromettere anni di duro lavoro in favore della concorrenza” proprio perché le Autorità garanti non si muovono con la dovuta celerità. Lo sanno benissimo gli utenti italiani, che si ritrovano con un mercato fragile e semi-monopolistico , e che ora rischiano grosso col passaggio dal mercato della banda larga a quello della banda larghissima .

Non si parla dunque di massimi sistemi nello studio di ECTA, si parla di tariffe e condizioni che gli utenti si ritrovano a fronteggiare, di un mercato che può essere fortemente competitivo, come è in molti casi, o risultare quasi bloccato, come accade ancora in molti paesi. In questo secondo caso a rimetterci sono appunto proprio i consumatori, oltreché le opportunità di sviluppo delle diverse economie.

I risultati dell’indagine, spiega ancora Genna, “dimostrano che i consumatori di molti paesi stanno pagando di più per servizi di minore qualità, perché non possono avvantaggiarsi dello stesso livello di scelta e di concorrenza dei vicini paesi europei. Nella revisione del Framework europeo delle TLC dobbiamo porre la priorità sul rafforzamento delle autorità di regolamentazione nazionali. Sosteniamo anche l’idea di un ruolo formale per il Gruppo dei Regolatori europei, se necessario dando vita ad una Autorità europea, il cui ruolo sia di rendere forti i regolatori nazionali e non di rimpiazzarne l’expertise”.

Come si può vedere dalla tabella qui sotto, il lavoro svolto dall’Italia sul fronte regolatorio, in particolare in quello che viene definito un atteggiamento “attivo” verso il mercato che vede lo stimolo di Governo e Autorità TLC, è stato decisamente apprezzato da ECTA.

la tabella

In particolare, secondo ECTA l’Autorità TLC nostrana ha dimostrato indipendenza e capacità di muoversi in modo trasparente , due qualità che rafforzano la propria azione e che invece in altri paesi, in particolare dell’Est europeo, rallentano lo sviluppo del settore.

Tra gli altri “nodi” apprezzati da ECTA anche il lavoro sul fronte dell’NGN, sigla con cui ormai da lungo tempo si identificano i “next generation networks”, le reti di nuova generazione sulle quali il dibattito tra esperti, operatori, incumbent e Autorità TLC è accesissimo. Il varo delle NGN, infatti, rappresenta uno di quei momenti di transito che, come accennato, nascondono le maggiori insidie per la concorrenza e, dunque, per il trattamento finale dei consumatori ed utenti .

Problemi e debolezze dell’azione dell’Autorità e del quadro regolamentare italiano, comunque, non mancano. L’Autorità TLC viene giudicata “debole” nella risoluzione di dispute , una questione sulla quale da anni battono in particolare gli operatori alternativi, spesso i primi a denunciare situazioni di squilibrio nel mercato che richiedono l’intervento del Garante.

Altre debolezze sono scovate sul fronte delicatissimo delle frequenze e dei diritti di accesso alle reti da parte degli operatori, due condizioni che non agevolano la concorrenza e dunque tendono a rallentare lo sviluppo del mercato e a pesare sui portafogli e le opportunità degli utenti.

Ma a rendere meno rosea la situazione sono in particolare i vistosi ritardi nel rendere efficaci le decisioni e le normative . Quando si viene ai servizi per le aziende o a quelli mobili, l’attività dell’Autorità viene giudicata “weak”, debole appunto. “Emerge – scrive ECTA a proposito dei servizi mobili – che in alcuni paesi i mercati non siano particolarmente competitivi, un dato che emerge dalle tariffe elevate e dai pochi player sul mercato. I paesi nordeuropei tendono a far meglio su questo fronte, mentre i mercati di Irlanda, Italia, Repubblica Ceca e Grecia sembrano presentare un più ampio ventaglio di problemi”.

Nonostante questi nei, visto anche il “piazzamento” della propria Autorità dietro altri cinque paesi europei (Regno Unito, Paesi bassi, Danimarca, Norvegia e Francia) è comprensibile la “soddisfazione” espressa ieri dal presidente dell’Autorità TLC Corrado Calabrò , che parla di “analisi puntuale” da parte di ECTA. Secondo Calabrò il rapporto evidenzia come il Garante TLC “abbia garantito lo sviluppo in Italia della concorrenza in un settore strategico e in continua evoluzione”.

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Pubblicato il
30 nov 2007
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