È vero, l’Italia del telelavoro non brilla , per usare un eufemismo, ma le eccezioni ci sono anche in organizzazioni di enorme rilievo per la vita del Paese come l’ ISTAT . E proprio l’ISTAT ora conferma a Punto Informatico che il progetto avviato nel 2006 va avanti e si allarga.
La sperimentazione ISTAT è partita ufficialmente nel settembre dell’anno scorso e ha coinvolto da subito 13 dipendenti dell’istituto di statistica. Per loro è stato previsto un regime di lavoro che coniuga presenza in ufficio e lavoro domiciliare, che varia tra i 2 e i 4 giorni alla settimana.
Il progetto è stato considerato decisivo per cogliere quegli aspetti del telelavoro che devono essere valutati soprattutto nelle strutture di grandi dimensioni e che riguardano la qualità della vita dei dipendenti, la loro produttività, quali cambiamenti siano necessari per l’ufficio a cui fanno riferimento e via dicendo. Per questo è stata attivata sin dall’inizio del progetto una task force di monitoraggio .
I risultati sono stati considerati molto incoraggianti, “al punto – spiega l’Istituto di statistica a Punto Informatico – che nel luglio scorso il Consiglio d’Istituto, preso atto con soddisfazione di tale esito, ha autorizzato l’adozione a regime del telelavoro a decorrere dal prossimo anno , ampliandone le linee di attività coinvolte e le persone dedicate”.
Al centro dell’iniziativa il progetto STELI (Sperimentazione Telelavoro Istat) che non a caso, spiega l’Istat, è stato incluso nella banca dati BuoniEsempi , “il thesaurus delle azioni di sistema e delle esperienze di innovazione”. Realizzata dal Formez per conto del dipartimento della Funzione pubblica, la banca dati è un punto di riferimento per l’intera pubblica amministrazione . A garantire la bontà del progetto ISTAT, tengono a dire all’Istituto, anche l’assegnazione del premio “100 progetti per le pari opportunità” assegnato dall’ Osservatorio Donne nella PA .
“Si è trattato di un’esperienza complessa – spiegano a PI gli uomini dell’Ufficio della Comunicazione ISTAT – poiché le attività individuate (nell’ambito di un elenco che presenta le caratteristiche della telelavorabilità ) sono state ben 10 ed hanno coinvolto le strutture organizzative di sei Direzioni centrali”.