Italia, 20 milioni di euro alle major

Italia, 20 milioni di euro alle major

di Luca Spinelli - Lo prevede un disegno di legge con cui certe agevolazioni alle piccole etichette verranno estese alle major. Alle quali andranno anche sostanziosi contributi di Stato. Perché l'industria musicale... conta
di Luca Spinelli - Lo prevede un disegno di legge con cui certe agevolazioni alle piccole etichette verranno estese alle major. Alle quali andranno anche sostanziosi contributi di Stato. Perché l'industria musicale... conta

Meno tasse per tutti , prometteva qualche anno fa un noto esponente della politica italiana. Gabriella Carlucci , passata direttamente dalle piazze del Cantagiro alle ben più remunerate aule della Camera nelle file di Forza Italia, ha imparato bene la lezione, e presenta oggi un disegno di legge con una versione più realizzabile della stessa promessa: meno tasse per le major .

Il disegno di legge , presentato nel più totale silenzio il 6 novembre scorso, è già stato assegnato alla VII Commissione Cultura, e porta la firma anche di uno dei suoi componenti, Fabio Garagnani . Il titolo è ” Disposizioni in favore del settore musicale “, e il testo inizia con un messaggio rassicurante:

“La musica in tutte le sue forme è parte integrante della cultura e dell’identità del nostro Paese e rappresenta una risorsa culturale da difendere e sostenere

Poche righe dopo si giunge al nocciolo della questione:

“La presente proposta di legge individua (…) un sistema di incentivi e di defiscalizzazione per consentire più possibilità (…) e che valorizzi un settore che genera un indotto enorme”.

Fin qui ancora nulla di strano: il supporto alle imprese italiane e agli artisti emergenti è un aspetto di modernità culturale che rende più vivo il mercato. Tutto ciò se non fosse che il Governo ha inserito già dalla Finanziaria precedente (2007) sgravi fiscali per il supporto alle piccole/medie etichette e agli artisti emergenti. Perché un’ulteriore proposta, allora, se gli sgravi sono già previsti? Semplice: perché le major sono attualmente escluse da queste agevolazioni .

Per capire meglio, leggiamo quanto prevede la Legge Finanziaria 2007:

“Le piccole e medie imprese di produzioni musicali possono beneficiare di un credito d’imposta a titolo di spesa di produzione, di sviluppo, di digitalizzazione e di promozione di registrazioni fonografiche o videografiche musicali per opere prime o seconde di artisti emergenti”.
“Possono accedere al credito d’imposta (…) solo le imprese che abbiano un fatturato annuo o un totale di bilancio annuo non superiore a 15 milioni di euro e che non siano possedute, direttamente o indirettamente, da un editore di servizi radiotelevisivi”.

Ovvero: possono ottenere sgravi fiscali quelle etichette indipendenti, fra le duemila italiane, che investono nella ricerca di nuovi talenti , ma non le tre/quattro major presenti sul mercato. Il parlamento italiano, evidentemente, non ha ritenuto opportuno ridurre le imposte a quelle aziende che hanno già fatturati molto alti, privilegiando lo sviluppo delle piccole e medie imprese.

Affinché questi sgravi della finanziaria siano veramente operativi, però, si attende il “decreto attuativo”, annunciato proprio in questi giorni dal Ministro Melandri.

Ed è proprio su questo aspetto che si inserisce il DdL Carlucci:

“È utile ricordare che con la finanziaria (…) sono state introdotte per la prima volta alcune misure specifiche di defiscalizzazione (…). Vi sono state però notevoli limitazioni: il credito d’imposta concesso era confinato alle piccole e medie imprese, mentre invece l’effetto virtuoso di un’agevolazione fiscale è più efficace in termini di ritorno economico e di volano per la filiera, qualora attribuito a favore dell’intero apparato produttivo. Inoltre, l’incentivo era attribuito solo alle imprese che non superavano un budget annuo di 15 milioni di euro, con la ovvia esclusione delle principali imprese discografiche italiane ed internazionali (…)”.

Se si avevano dubbi, la proposta è ora chiara: meno tasse per le major.
Ma non è l’unica novità presentata dalla deputata azzurra:

“Al fine di promuovere lo sviluppo del mercato dei contenuti digitali è autorizzata la spesa di 20 milioni di euro per l’anno 2008 per l’erogazione di contributi alle imprese fonografiche”

Oltre alle agevolazioni fiscali, quindi, è previsto anche un ingente stanziamento attivo di risorse. Il disegno nella sua totalità comprende anche interventi a favore della lirica e dei conservatori, e prevede un onere complessivo sulle casse dello stato di 50 milioni di euro . Il DdL si trova attualmente in fase di lettura alla Camera, assegnato in sede referente alla VII commissione cultura. Roma – La questione major è stata affrontata più volte da questo quotidiano, anche dando parola ad autorevoli personalità di quel mondo. Le major sono aziende importanti, che portano denaro e occupazione in Italia ma, come in tutti i settori in cui c’è concentrazione di potere, destano preoccupazione e necessitano di regole precise e trasparenti con cui operare.

A questo si aggiunge il fatto che molti grandi operatori dell’industria discografica hanno intuito con colpevole ritardo i profondi sviluppi tecnologici che hanno investito la società, e si trovano oggi a pagare errori dirigenziali vecchi di anni. Recuperati in parte solo negli ultimissimi tempi.

Il DdL Carlucci propone sgravi fiscali e finanziamenti per grandi aziende discografiche che operano in Italia. La domanda è: è la scelta giusta finanziare grandi aziende private con denaro pubblico? È giusto, inoltre, dividere gli sgravi fra tutti gli attori del mercato?

Coloro che la pensano così dovrebbero prima di tutto riflettere sul contesto. Le major, come dichiarato anche da Claudio Buja a Punto Informatico , si occupano sempre più marginalmente della scoperta di nuovi talenti, per concentrarsi su tutti quegli aspetti che solo aziende con una struttura radicata ed eterogenea possono affrontare (promozione, distribuzione, edizioni ecc.).
Ha senso, perciò, prevedere sgravi fiscali per un aspetto che tocca solo in modo marginale le major?

E inoltre: ha senso istituire una sorta di finanziamento pubblico di 20 milioni di euro l’anno verso le aziende discografiche, quando già le critiche agli altri finanziamenti del settore sono molte?

Ebbene, prima di un “sì” mancano innanzitutto i “come” e i “perché”.

Dall’altro lato ci sono le piccole e medie etichette indipendenti, che hanno la struttura più adatta per occuparsi della scoperta dei nuovi talenti (già oggi sono innumerevoli gli accordi economici fra “piccole” e “grandi”). Una norma che prevede sgravi fiscali per le indipendenti creerebbe perciò, di fatto, un guadagno indotto anche per le major, mentre uno sgravio generalizzato sarebbe 1. troppo gravoso, 2. sospetto, perché sostanzialmente immotivato.

Un terzo problema è più politico. In un momento in cui l’elevata tassazione strozza la ripresa ed è percepita come uno dei più urgenti pesi dalla popolazione e dalla classe dirigente , ha senso la proposta di detassare in modo generalizzato ed isolato un intero settore?

Tutte domande queste, che prima di un’approvazione di un DdL simile necessitano di una risposta trasparente, chiara, e soprattutto convincente.

Luca Spinelli
www.lucaspinelli.com

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Pubblicato il 7 dic 2007
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