Mi schedano i clienti nell'internet point

Mi schedano i clienti nell'internet point

Succede in Italia, dove un imprenditore deve fare prima i conti con una normativa contraddittoria e poi con le macchinette anonimizzanti dei grandi nomi delle TLC
Succede in Italia, dove un imprenditore deve fare prima i conti con una normativa contraddittoria e poi con le macchinette anonimizzanti dei grandi nomi delle TLC


Roma – Gentile redazione di Punto Informatico, vi scrivo per mettere a conoscenza chi come me fa il lavoro di “internet point” della scandalosa situazione in cui io ed altri ci troviamo.
Io svolgo dal 1999 servizio di internet point al pubblico, mettendo a disposizione vari personal computer e facendo pagare una tariffa oraria per la navigazione su internet e l’uso del pc stesso.

Nel 2001, precisamente ad agosto, venni a sapere che erano stati sequestrati numerosi computer in un internet point della mia provincia… Le voci erano frammentarie ma dal passa-parola uscì fuori che forse ci voleva un’autorizzazione per svolgere l’attività di internet point… e che andavano schedate le persone che usufruivano del servizio.

Preso dal panico ho interrotto l’attività di navigazione ed ho chiesto informazioni alla polizia postale della mia provincia la quale mi rassicurò dicendomi che a loro non risultava nessuna legge che obbligasse a tenere i dati di chi veniva a navigare né, tantomeno, che ci volesse una qualche autorizzazione. Durante la telefonata mi sono accorto che stavano cercando di farmi dire dove era ubicata la mia attività e l’indirizzo. Io, nel dubbio, non ho rivelato la mia identità.

A settembre dell’anno 2001 ho chiamato il Ministero delle Telecomunicazioni per chiedere informazioni e mi è stato detto che era una normativa nuova e che ancora non si sapeva come ed in che modo attuarla. Ho fatto passare un po’ di tempo anche per organizzarmi, e a gennaio 2002 chiamai nuovamente sia la polizia postale che il ministero. La prima mi ha detto “noi non sappiamo che dirle sappiamo che esiste una legge ma non è ben chiaro il modo di attuazione” e il secondo mi ha indicato il loro sito con i riferimenti su come chiedere l’autorizzazione.

Ho chiesto l’autorizzazione. E fin qui tutto bene. Alla richiesta delle modalità di “schedatura” mi hanno detto di fare un po’ come volevo e che tanti nella mia stessa situazione o non tengono affatto archivi o tengono solo il nome cognome senza vedere un documento o la fotocopia del documento “e che tanto non serve a nulla finchè ci sono le cabine Telecom e affini che sono completamente anonime”.

Mi sono molto risentito per questa, chiamiamola, “incompetenza” da parte loro.

Sul sito del Ministero ho trovato una normativa, la delibera n. 467/00/CONS che al punto 2 dell’articolo 5 afferma:
“I soggetti che offrono servizi di telecomunicazioni al pubblico in luoghi presidiati mediante apparecchiature terminali, compresi fax, elaboratori dotati di modem o altrimenti connessi a reti informatiche, oltre a soddisfare agli obblighi di cui al comma 1, sono tenuti a:
consentire l’identificazione certa degli utenti che fanno uso di detti terminali per l’invio di posta elettronica;
indicare in modo evidente i prezzi praticati, assumendosi ogni responsabilità riguardo alla corretta funzionalità dell’apparecchiatura terminale e, nel caso di telefoni a pagamento, del dispositivo per la gestione autonoma della tassazione;
curare la pulizia e la manutenzione ed indicare l’eventuale situazione di “fuoriservizio” dell’apparecchiatura terminale;
rispettare le disposizioni speciali per le persone disabili.”

Quindi, nell’anno 2000 è emersa questa poco chiara delibera che dice pressapoco che come gestore in caso di illeciti devo essere in grado di risalire al colpevole del misfatto.

A quel punto ho richiamato il Ministero e chiesto se era sufficente non installare un client di posta elettronica (la legge parla proprio di posta elettronica): mi fu risposto “NI” (“non so”, opinione personale dell’addetto che mi rispose) e mi fu fatto notare che ci sono le email web tipo hotmail, libero etc. etc. e di tenerne conto.

Mi informai da qualche conoscente che fa lo stesso lavoro e mi disse che lui chiede la carta d’identità ai vari utenti si annota gli estremi e consigliandomi di fare la stessa cosa mi dice… speriamo bene…

Perchè nessuno tra polizia postale e Ministero ci ha saputo dire quali dati trattenere, se basta nome e cognome del cliente o se ci vuole anche il numero del documento o ancor peggio la foto. Privacy? Non è che qualche cliente visto che non gli faccio firmare nessuna autorizzazione mi denuncia perchè io tengo un archivio con i suoi spostamenti? Ovvero oggi dalle alle xx era da me, ieri idem. Non è molto carino. Se faccio firmare ogni volta che uno entra per navigare, dopo 2 giorni posso pure chiudere! Più avanti si capisce perché!


Dopo aver speso qualche migliaio di euro per installare proxy, log automatici, tessere club (dal modico costo di 3 euro cad.) per giustificare la richiesta dei documenti, a pochi metri vari esercizi pubblici installano un po’ di quelle belle apparecchiature marchiate TELECOM, VILLAGE 2000 e MASTER-PLANET per far navigare su internet. Iniziano a venire sempre meno persone a navigare da me, nonostante i miei prezzi siano molto competitivi e la qualità nettamente superiore anche per il fatto di poter stampare, scannerizzare, usare masterizzatori etc.

Perché non vengono più da me? Perché quelle apparecchiature: non chiedono documenti, non schedano nessuno, non chiedono il nome, non controllano niente.

Nella macchinetta Village 2000 da me provata alla prima scheda prepagata viene chiesta una registrazione dando i propri dati solo se si vuole usufruire della mail con tanto di client (per navigare solamente, anche su hotmail NON serve la registrazione). Io per provare il client mail, mi sono registrato con nomi molto noti e molto falsi e con quelli mi sono mandato delle email per collaudare il servizio (Una piccola parentesi: se si inserisce un nome falso, inventato, e quanto si fa disgraziatamente ricade su una persona reale che ha proprio quel nome allora che succede? Tra l’altro il circuito Village 2000 esiste in tutta Italia…).

Ai gestori dei locali che ospitano queste apparecchiature viene solo fornita dalla ditta che le distribuisce una manleva di responsabilità. A quanto pare per gli organi preposti al controllo tutto è regolare. Regolari quindi anche le nuove cabine Telecom, ce ne sono a bizzeffe, dove si può navigare in perfetto anonimato con la semplice scheda telefonica.

Chiedo: Ma come è possibile che i piccoli imprenditori debbano spendere milioni per stare dietro a delle leggi insulse mentre i grandi fanno quello che vogliono con la complicità dello stato?

Lettera firmata

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Pubblicato il 24 set 2002
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