Imeem, il social network che piace alle major

Imeem, il social network che piace alle major

Il portalone firma anche con Universal, mettendosi al riparo dai problemi legali. Le major guadagnano sulla pubblicità, e gli utenti possono ascoltare in streaming tutta, o quasi, la musica commerciale
Il portalone firma anche con Universal, mettendosi al riparo dai problemi legali. Le major guadagnano sulla pubblicità, e gli utenti possono ascoltare in streaming tutta, o quasi, la musica commerciale

Imeem dalla pirateria all’imprimatur dell’industria musicale. Lanciata intorno al 2003 come client di file sharing e trasformatasi, nel corso del tempo, in portale di social networking su cui condividere contenuti audiovisivi di varia natura e provenienza, per la creatura dell’omonima società californiana arriva ora la consacrazione definitiva come piattaforma di distribuzione approvata dai potentati musicali mondiali , che sperano di lucrarci sopra.

Con l’ accordo annunciato nei giorni scorsi con Universal Music Group, imeem può ora vantare collaborazioni con tutte le Grandi Sorelle del disco , che oltre alla suddetta UMG comprendono Sony-BMG, EMI e Warner Music Group.

In quanto portale “sociale”, imeem permette agli utenti registrati di condividere la propria musica o i propri video preferiti, siano essi prodotti originali – o user-generated che dir si voglia – o di natura commerciale. L’aver stipulato un vero e proprio contratto con le big four offre però al portale una opportunità unica, cioè quella di mettere a disposizione dei suoi utenti l’intero catalogo delle etichette discografiche maggiori , che rappresenta l’85% di tutte le vendite musicali del 2007.

Una cornucopia di materiale “legittimo” che nemmeno concorrenti blasonati del calibro di GoogleTube possono attualmente permettersi di offrire, e che conta qualcosa come 5 milioni di brani – solo un milione in meno del gigante della distribuzione digitale iTunes – per una platea che, secondo le dichiarazioni dello stesso imeem, si attesta sui 19 milioni di account utente attivi .

Imeem non è però uno store come iTunes: i contenuti vengono distribuiti in streaming gratuitamente , e l’accordo con le major prevede la partecipazione di queste ultime ai ricavi provenienti dall’ advertising attraverso il meccanismo del revenue sharing , la condivisione dei profitti. Il modello di imeem è insomma più vicino a GoogleTube che a quello di un negozio virtuale: il portale si inserisce nella stessa categoria in cui rientra il sito francese Deezer.com , anche se quest’ultimo può contare su un catalogo che rappresenta solo una minima frazione di quanto disponibile su imeem.

una pagina del portale

In rete c’è già chi definisce imeem come un potenziale concorrente di iTunes , potendo il sito contare su sponsor blasonati del calibro della stessa Apple, Microsoft, Nike, AT&T e altri. Di certo rappresenta “un nuovo tipo di distribuzione musicale”, secondo le parole dell’analista di Forrester Research James McQuivey, lo stesso che presagisce una riduzione di traffico per lo store Apple con il crescere della popolarità del portale.

“Come risultato – continua McQuivery – il sito elimina la necessità di ottenere la musica da iTunes o da un CD, poiché la suddetta musica è ora disponibile su imeem”. Parole che per certi versi non sembrano tenere in debito conto gli onnipresenti lettori portatili di MP3, il desiderio dei musicomani di portarsi la musica sempre appresso e il costante successo del file sharing nonostante la pressante azione di contrasto da parte delle associazioni dell’industria dei contenuti.

La cosa certa è l’opportunità che il canale potrebbe rappresentare per le Grandi Sorelle del disco, alla ricerca costante di nuove fonti di guadagno per recuperare i tanti punti percentuale persi con il crollo del mercato dei supporti fisici avvenuto nel corso degli ultimi anni. Come dimostrano anche iniziative del calibro di We7.com di Peter Gabriel e SpiralFrog.com , non manca oramai tra le major la consapevolezza di doversi reinventare .

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 11 dic 2007
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