L'orecchio bionico è sottopelle

L'orecchio bionico è sottopelle

Ci stanno lavorando in America: promesse e dubbi su un apparecchio acustico che qualcuno considera rivoluzionario
Ci stanno lavorando in America: promesse e dubbi su un apparecchio acustico che qualcuno considera rivoluzionario

Si chiama “Carina”, e potrebbe essere il primo orecchio bionico al mondo in grado di ridare l’udito ad almeno alcuuni sordi e nel contempo rendere un ricordo del passato la necessità di indossare apparati esterni. Al contrario di molti apparecchi acustici, infatti, Carina viene installato a diretto contatto con gli organi deputati all’ascolto, fissato sul cranio con bulloni di titanio e richiede una manutenzione minima in confronto agli impianti tradizionali.

Carina, spiega Technology Review , è un apparecchio acustico di nuova generazione, miniaturizzato e hi-tech, formato da diverse parti interconnesse l’una all’altra impiantate nella testa del paziente nel corso di una operazione chirurgica .

Il primo pezzo è il microfono, che viene posizionato dietro l’ orecchio esterno . Per compensare la minore sensibilità alle onde sonore dovuta alla sua installazione dietro la pelle – dove essa si riduce di un fattore 10 – la superficie del ricevitore è stata aumentata di dieci volte rispetto a quella di un comune auricolare esterno, arrivando in sostanza alla grandezza di un’unghia.

Subito dopo viene l’unità di elaborazione dei segnali sonori, il vero e proprio cuore del dispositivo che ne occupa la stragrande maggioranza ed è alimentata da una batteria ricaricabile agli ioni di litio. Per caricare l’accumulatore viene usato il terzo componente dell’orecchio bionico, una spirale induttiva che converte le onde radio di un apposito trasmettitore esterno in energia. Per un giorno di funzionamento continuo occorre applicare tale trasmettitore per una o due ore, tempo che può essere impiegato liberamente dal paziente come più preferisce.

Il quarto e ultimo componente è poi un pistone vibrante da installare nell’ orecchio medio , fissandolo con quattro bulloni di titanio alle ossa del cranio. Il pistone è il principale responsabile della generazione delle vibrazioni sonore da inviare al processore centrale e quindi al cervello, si sostituisce al timpano e stimola molto più efficacemente i tre fragili ossicini preposti alla propagazione del suono nell’orecchio interno come un vero e proprio amplificatore.

Un’installazione complessa, che richiede un gran lavoro di chirurgia e che va ripetuta ogni 5-10 anni, intervallo di tempo stimato per la durata totale della batteria dell’aggeggio: ogni volta va sostituito quasi tutto l’apparato , essendo i vari componenti intimamente connessi l’uno all’altro, con l’eccezione del pistone nell’orecchio medio. Ogni successiva installazione dovrebbe quindi essere più semplice: si toglie il vecchio orecchio bionico e si mette quello nuovo, sostengono i ricercatori.

Che sia dunque sopraggiunta la fine per gli ingombranti auricolari che le persone con difetti all’udito sono condannate a portare come segno ben visibile dei loro difetti? Parrebbe di si, almeno per chi se lo può permettere visto che negli USA l’orecchio bionico non è coperto dall’assicurazione medica esattamente come un apparecchio di alto livello, ma costa esattamente il quadruplo – circa 20mila dollari.

I risultati dell’impianto sono inoltre ancora al vaglio della Food and Drug Administration , che ne sta studiando la sicurezza e l’efficacia sui pazienti: il test ha superato la fase uno (quella sulla sicurezza) con risultati ambigui , i 20 soggetti impiegati hanno avuto difficoltà maggiori ad ascoltare i suoni deboli con il Carina piuttosto che con un dispositivo tradizionale, ma le impressioni soggettive di tutti sull’impianto sono state migliori dei risultati stessi.

Veronika Koch, venticinquenne tedesca studente di medicina con cui Chorost ha potuto intrattenere una conversazione telefonica è invece la rappresentazione del successo completo dell’impianto : la ragazza parla di “esperienza meravigliosa” in relazione alla sensazione di sentire di nuovo in maniera naturale per mezzo del Carina quando esso è stato attivato la prima volta, di controindicazioni praticamente inesistenti visto che “non devi pensarci affatto” e in sostanza di una qualità della vita nettamente migliorata dopo l’operazione.

È insomma ancora presto per poter definire in pieno l’efficacia della nuova soluzione contro la sordità, occorre aspettare la fine dei test della FDA e l’ulteriore raffinamento della tecnologia alla base del Carina. Ma per Michael Chorost, l’esperto di TechReview , la sola idea di poter sentire il proprio corpo come “normale” dentro e fuori, senza protesi penzolanti ma funzionante in armonia nella piena interezza delle sue parti, potrebbe valere il prezzo dell’impianto .

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 20 dic 2007
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