Big Think è YouTube al contrario

Big Think è YouTube al contrario

Un luogo degli incontri virtuali tra intellettuali, per favorire conservazioni culturali di spessore. La sfida? Spingere l'utente ad ascoltare chi ne sa più di lui
Un luogo degli incontri virtuali tra intellettuali, per favorire conservazioni culturali di spessore. La sfida? Spingere l'utente ad ascoltare chi ne sa più di lui

Parte un nuovo e “speciale” social site: si chiama Big Think , una concezione della comunità e dell’incontro à la YouTube che, però, nasce con una forte caratterizzazione intellettualistica .

Contenuti composti da interviste con intellettuali di ogni rango: dai politici agli avvocati, ai businessman più conosciuti e via dicendo. I temi sono i più vari: il riscaldamento del pianeta, la struttura delle istituzioni, i grandi dibattiti culturali, solo per citarne alcuni. Nei piani del fondatore del progetto c’è anche un’applicazione Facebook-like , a conferirgli quel tocco duepuntozero che oggi affascina, anzi, ammalia tanto gli utenti quanto gli investitori.

Questa, in sostanza, l’idea di Peter Hopkins , laureato di Harvard che ha ottenuto l’appoggio dell’ex ministro del Tesoro statunitense, Lawrence H. Summers, che ha deciso di investirci sopra. Tra i due, racconta il New York Times un rapporto fatto di entusiasmo. “Ho sempre pensato che molte persone della mia età cerchino più degli altri un contenuto intellettuale”, dice Summers.

“Tutti dicono che gli americani sono sciocchi – almeno questo è ciò che sentiamo di solito dire ai venture capitalist quando cerchiamo finanziamenti”, risponde Hopkins, che con questa iniziativa è convinto di riuscire, tra l’altro, a sostenere il contrario. “L’idea dietro a Big Think è che tu devi sederti per qualche minuto ed ascoltare la gente che ne sa più di te”. Un’eresia per larga parte del “popolo di YouTube”, probabilmente, ma di certo un approccio stimolante.

Summer ha così dato il via ai finanziamenti: “qualche decina di migliaia di dollari”, ha detto. Hopkins parla peraltro di un paese, il suo, incastrato in una politica poco accessibile, che spesso evita il dibattito vero, la contrapposizione. Il progettone che sostiene, invece, potrebbe abbattere queste “false barriere” e costringere, o permettere, l’avvio di una stagione di dibattito reale.

Marco Valerio Principato

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Pubblicato il
8 gen 2008
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