P2P, il Regno Unito contro i provider

P2P, il Regno Unito contro i provider

Il governo di Sua Maestà mette sotto pressione gli ISP: accordo con le major sul copyright oppure legislazione coatta. A farne le spese saranno comunque i consumatori
Il governo di Sua Maestà mette sotto pressione gli ISP: accordo con le major sul copyright oppure legislazione coatta. A farne le spese saranno comunque i consumatori

Un accordo che s’ha da fare, quello tra i provider UK e le major. Lo ribadisce Lord Triesman, responsabile del dicastero per la proprietà intellettuale dell’attuale esecutivo del Regno Unito che, dopo aver spronato lo scorso ottobre le due parti, ora passa agli ultimatum: hanno tempo fino all’estate per negoziare una forma di autoregolamentazione, altrimenti a regolare il tutto ci penserà il governo.

Lord David Triesman, ministro dell'esecutivo laburista UK Se come pare l’accordo tra major e provider non ci sarà, la legge proposta dovrebbe entrare in vigore entro il 2009 e prevederà misure durissime contro gli utenti beccati ad abusare del peer2peer : ai provider toccherà il compito di individuare i malfattori e scollegarli dalla rete. Misure condivise anche dall’opposizione, pronta a spalleggiare il governo su questa legge che ricorda da vicino la Dottrina Sarkozy che sembrerebbe raccogliere simpatie in tutto il continente .

“Non c’è motivo per cui ISP e major non possano raggiungere un accordo”, puntualizza Triesman: se poi non volessero farlo, prosegue, “è un’altra questione”. In tal caso, il governo è incline a legiferare alla prima occasione possibile: “Stiamo già cominciando a pensare a cosa fare” chiarisce il ministro, e spiega che l’intervento di regolamentazione non si limiterà al P2P.

Nel mirino c’è anche la cosiddetta copia privata , principio che al momento non è previsto dall’ordinamento britannico. Per Triesman è necessario introdurlo quanto prima, per consentire a ricerca e formazione di agire più liberamente (le copie per le biblioteche sono un esempio). Ma il diritto di singola duplicazione potrebbe estendersi anche a caricature, parodie e pastiche dispensate, per così dire, per fini artistici.

Nel resto d’Europa la copia privata ha sempre portato in dote l’ equo compenso , ma per il momento di questo nel Regno Unito non si fa menzione. L’idea naturalmente non piace ai consumatori e alle associazioni che li rappresentano, ma suona tanto invitante per major e detentori di copyright in generale.

Infine, anche ai consumatori dovrebbe essere concesso di replicare quanto regolarmente acquistato e posseduto, purché limitandosi all’utilizzo privato: Triesman cita come esempio la musica da portarsi in macchina, oppure libri trasformati in equivalente elettronico. Ma che a nessuno salti in mente di provare a scavalcare eventuali protezioni : il DRM quello no, non si tocca.

Luca Annunziata

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Pubblicato il
9 gen 2008
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