Falkvinge: contro i pirati l'industria non ha argomenti

Falkvinge: contro i pirati l'industria non ha argomenti

I colossi dei contenuti esercitano pressioni su un sistema politico inconsapevole. E hanno briglia sciolta nel criminalizzare gli utenti
I colossi dei contenuti esercitano pressioni su un sistema politico inconsapevole. E hanno briglia sciolta nel criminalizzare gli utenti

“Conosciamo il nostro nemico e sappiamo che non ha argomenti con cui sostenere la sua battaglia. Ma ha delle strette connessioni con il potere costituito. E questa è la più grossa minaccia per noi.” Connessioni che, complice un mondo politico inconsapevole, permettono ai colossi dei contenuti di agire indisturbati, attentando ai diritti civili dei netizen e di coloro che credono nella libera circolazione della cultura in rete.

Rick Falkvinge Parla degli imperi mediatici, Rick Falkvinge, a capo del Partito Pirata svedese , in un’ intervista rilasciata a P2P Consortium . Imperi mediatici che esercitano delle pressioni su governi che non sanno tutelare i diritti dei cittadini che rappresentano. Ma in Svezia qualcosa si sta muovendo .

La Svezia è la potenza trainante. Forse per la sua posizione di avanguardia in ambito tecnologico, forse perché “quando metti la tecnologia nelle mani delle persone, le persone scoprono che cosa ne possono fare”. La Svezia è l’epicentro della lotta per liberare il file sharing, le idee che si maturano in Svezia si irradiano all’estero, prima nelle cerchie di adepti, poi emergendo e guadagnando rilevanza anche presso un pubblico vasto. E se in Svezia il sistema politico è ormai conscio di quel che chiedono i pirati, all’estero il processo è ancora in fase di svolgimento: i cloni locali del Partito Pirata ci stanno lavorando.

Quali le armi per diffondere la consapevolezza? Il discorso in chiave economica sembra non reggere: esistono molte e notevoli ragioni economiche per sostenere che il P2P debba essere liberato e legalizzato, ma “esistono tanti report quanti sono gli interessi nel copyright, e ogni ricerca giunge ad una sua conclusione”. Il risultato è uno scenario contraddittorio, con cui è difficile convincere.

Meglio incentrare la lotta sulla questione dei diritti civili , ha spiegato lo stratega del Pirat Partiet. Sono indiscutibili e restano stabili nel tempo. Pure se il P2P troverà nuove vie, correndo veloce verso soluzioni capaci di garantire l’anonimato, è importante continuare a combattere una battaglia per i diritti alla libera circolazione della conoscenza, diritti che l’industria dei contenuti cerca di annichilire infiltrandosi nella vita in rete degli utenti .

La battaglia del Pirat Partiet si dispiega dunque su uno scenario vasto: non si parla solo della possibilità di sfruttare la rete come il mezzo più potente per condividere e costruire cultura e conoscenza. Il Partito Pirata, si schiera contro ogni intrusione e ogni monitoraggio operato da stato e mercato, che spingono i cittadini a barattare i propri diritti con la sicurezza, instillando paura nella società civile e agendo in gran segreto per istituire un’architettura degna della distopia tracciata da Orwell.

Come agire? “Dobbiamo parlare di quello che sta accadendo”, è necessario ampliare il dibattito, scuotere la sfera politica con idee e discussioni , sensibilizzare i cittadini mostrando loro cosa avviene nella stanza dei bottoni, smascherare le dinamiche sottese alle pressioni che il mercato esercita sulla classe politica. Del resto, spiega Falkvinge, l’unico argomento che l’industria dei contenuti ha dimostrato di saper opporre è: “Siete dei ladri! Abbiamo i nostri diritti e vogliamo che siano rispettati, nulla deve cambiare, vogliamo più soldi. Ladri ladri ladri”.

Gaia Bottà

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Pubblicato il 15 gen 2008
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