Otellini: Negroponte ha sbagliato tutto

Otellini: Negroponte ha sbagliato tutto

La frattura è insanabile. E la colpa non è certo di Intel. Il CEO del più grande produttore di CPU del mondo non fa prigionieri: la colpa è tutta di Nicholas
La frattura è insanabile. E la colpa non è certo di Intel. Il CEO del più grande produttore di CPU del mondo non fa prigionieri: la colpa è tutta di Nicholas

Ci va giù duro Paul Otellini. In una lettera ai propri dipendenti di cui parla The Inquirer , il CEO di Intel fornisce la sua versione dei fatti sul divorzio da OLPC. Un racconto nel quale rivendica l’onestà della sua azienda, e rimanda al mittente qualsiasi accusa di scorrettezza. Anzi, l’individuo scorretto in questa storia è stato Nicholas Negroponte.

Paul Otellini, CEO di Intel, interviene al CES 2008 “Come tutte le grandi aziende – si legge nella lettera – anche Intel fa molta beneficenza. A differenza di tutti gli altri però, il 100 per cento dei nostri sforzi è concentrato nell’istruzione in tutto il mondo”. Per questo, in soli 10 anni, il chipmaker avrebbe speso oltre un miliardo di dollari in programmi di educazione digitale per gli insegnanti, nella costruzione di sale computer in zone svantaggiate, in concorsi scientifici rivolti ai ragazzi e infine, non ultimo, un programma per la realizzazione di un “notebook ultra-low-cost”.

Il Classmate , spiega Otellini, è parte di un progetto più ampio che comprende anche una certa quantità di software personalizzato a corredo. Lo scopo di tutti questi investimenti è pressoché lo stesso professato da OLPC: abbattere il digital divide tra paesi occidentali e paesi in via di sviluppo. Per questo, dopo un’iniziale levata di scudi di Intel contro XO, lo stesso Otellini aveva tentato di mettersi in contatto con Negroponte.

“La scorsa estate – racconta – contattai Nicholas e gli posi una domanda. Suonava più o meno come: il tuo obiettivo è dare ad ogni bambino un laptop, o dare ad ogni bambino un laptop OLPC? “. Secondo Otellini, Negroponte rise di questa domanda, e gli garantì che la risposta era che gli interessava solo che i ragazzi ricevessero un computer. E così venne stipulato l’accordo, che prevedeva un finanziamento di sei milioni di dollari e l’adattamento del software Intel all’XO.

A questo punto, per Otellini qualcuno decise di cambiare le carte in tavola . In autunno, Negroponte indicò alla stampa il Classmate come una delle cause del non irresistibile successo di XO, invitando anzi Intel ad abbandonare il suo sviluppo. Allarmato, Otellini chiese spiegazioni: “Gli ricordai della sua risposta durante l’estate. Ma lui (Negroponte, ndR) la ignorò, sostenendo di aver cambiato idea”.

A quanto scrive Otellini, Intel non avrebbe potuto né voluto ritirare il proprio supporto a governi e piccoli produttori locali che lavorano al progetto Classmate: “Né avrei potuto cedere alle pressioni e garantire ad OLPC un monopolio sui ragazzi”. Sebbene Intel abbia rispettato ogni obbligo contrattuale nei confronti di OLPC la rottura è stata inevitabile.

La versione trapelata sulla stampa insomma, quella raccontata da Negroponte in cui Intel è nient’altro che una azienda senza scrupoli in cerca di profitto, sarebbe solo “la loro versione della storia”: accuse di questo genere sono assolutamente infondate . “Voglio che voi sappiate che la nostra reputazione e la nostra integrità significano per me molto più di qualsiasi profitto”, conclude netto Otellini: “Spero che le mie spiegazioni possano aiutarvi a mettere tutto nella giusta prospettiva”.

Luca Annunziata

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Pubblicato il 17 gen 2008
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