LEGO, 50 anni di fantasia

LEGO, 50 anni di fantasia

Il mattoncino più famoso del mondo compie cinquant'anni. Un evento di portata mondiale. Ma per LEGO il tempo sembra non passare: lo testimoniano appassionati in tutto il mondo che continuano a utilizzarlo da generazioni
Il mattoncino più famoso del mondo compie cinquant'anni. Un evento di portata mondiale. Ma per LEGO il tempo sembra non passare: lo testimoniano appassionati in tutto il mondo che continuano a utilizzarlo da generazioni

Per ogni bambino che nasce, il LEGO è un nuovo gioco: intrigante, appassionante, un primo passo verso la costruzione di qualcosa che poi risulti definito, tangibile. Costruire la vita, insomma, in piena libertà, con il più ampio spazio lasciato alla fantasia e la necessità di aguzzare l’ingegno per costruire qualsiasi cosa, dalla più semplice alla più complessa.

Questa è la sintesi dei 50 anni del mattoncino più famoso del mondo, in mano a un numero sterminato di bambini – senza vergogna: compreso, all’epoca, chi scrive – ma anche di adulti che coltivano il bambino dentro di sé.

Oggi, a mezzo secolo dalla nascita, LEGO indice un concorso di portata mondiale , The best kid Lego builder , il miglior bambino costruttore di LEGO. Ogni nazione deve individuare il proprio campione, che si dovrà poi confrontare con quelli degli altri paesi, si legge su Products Review .

Se solo si pensa alla vastità dell’offerta del mercato, elettronico e non, in tema ludico, verrebbe istintivo chiedersi come faccia un “banale” mattoncino a sopravvivere così agevolmente: la risposta l’hanno data gli stessi commercianti, eleggendolo gioco dell’anno . Ma questo è niente: perfino nei laboratori di Mountain View se ne sono ricordati, inserendo online un logo specifico dedicato all’occasione sulla Home Page di Google (vedi figura).

La storia di LEGO parte dalla Danimarca, negli anni 30 , per mano di Oleg Kirk Christansen. Oleg era un semplice falegname di una cittadina chiamata Billund: dopo il periodo della depressione del 1929, scelse di abbandonare la costruzione di mobili e accessori per passare ai giocattoli. Solo poco prima del 1950 l’azienda abbandonò il legno per passare alla plastica, la cui produzione assumeva sempre maggiore rilievo via via che le vendite aumentavano.

Perché è stato chiamato LEGO? Si tratta di due parole danesi, LEg e GOdt . L’espressione leg godt in danese vuol dire “giocare bene”.

Esattamente 50 anni e un giorno fa venne scelta l’attuale conformazione, con l’attacco tipico del Lego, costituito da un cilindretto che si incastra a pressione tra quattro bottoncini rotondi, permettendo così ai mattoni di collegarsi solidamente l’un l’altro. Conformazione che è tutt’ora in produzione , anche se la bottega del falegname più geek del mondo è ormai da tempo divenuta un grande gruppo industriale .

I “pezzi” disponibili per le costruzioni oggi sono di quasi 2500 tipi diversi. Per la loro realizzazione è impiegato l’ABS ( acrilonitrile-butadiene-stirene ), una delle espressioni più pregiate, inalterabili e affidabili della plastica. Per ottenere le costruzioni formate da elementi perfettamente allineati, come ben sa chi lo ha usato, l’ABS viene fuso in stampi calibrati di elevata qualità, con tolleranza degna di ben altri settori di mercato: solo 1 millesimo di millimetro .

Ciò consente alle costruzioni di avere quell’aspetto “perfetto” e quell’incastro sempre uguale anche dopo anni di impiego; una delle doti, questa, che ha sempre distinto il LEGO dai suoi concorrenti. Il mondo intero s’è dunque sbizzarrito con costruzioni di ogni genere e per tutte le età, seguendo le proprie inclinazioni e creando una sorta di mondo completamente parallelo alla “casa madre”.

Qualche esempio? Brickshelf , una gallery in cui si possono osservare molte realizzazioni. Bricklink , in cui è possibile, à la eBay , cercarsi quell’introvabile mattoncino necessario a completare la collezione. Oppure Brickfactory , con i cataloghi completi e le novità. Infine merita menzione Philo’s Home , il sito di Philippe Hurbain, autore del libro Extreme NXT sulla più recente incarnazione techno dei mattoncini. Un sito, quest’ultimo, denso di informazioni precise, realizzato con l’accuratezza tipica dell’autentico cultore : basti guardare il grado di dettaglio con cui si spiegano le caratteristiche dei motori. Informa, inoltre, su tutte le attività di maggiore interesse, quali ad esempio quelle annunciata nel LEGO Mindstorm .

E questo solo per citarne alcuni, ma chi volesse approfondire troverà in rete miriadi di informazioni, associazioni, siti dedicati, fan club , e-zine e ogni altro genere di stimolo.

Di certo, nel tempo, LEGO non si è limitata ai mattoncini. L’evoluzione del gioco, la necessità di differenziare l’offerta e i cambi generazionali hanno impresso negli anni numerose svolte all’azienda, che oggi arriva a far parlare di sé , con scioltezza, anche se l’argomento è la didattica robotica (vedi immagine sulla sinistra), le community, o il metamondo . Persino Microsoft si è da tempo lasciata coinvolgere , tanta è la rilevanza sulla clientela e sul mercato.

Grandissimo è stato il lavorio sul software, come pure l’ apporto del mondo open source.

Pur se non eccessivamente invasiva, grazie ad insormontabili differenze di qualità protetta da numerosi brevetti, nel corso della sua storia LEGO ha comunque visto l’offerta della concorrenza farsi vasta e pressante. L’elettronica, prepotente e arrogante, ha sgomitato con irruenza per farsi spazio nell’area ludica, riuscendo a scalzare parte della clientela e a generare nel gruppo periodi non brillantissimi per il fatturato. Nel terzo millennio, dopo milioni e milioni di costruzioni ed un bilancio a volte eccessivamente oscillante, ora si rilancia con quest’evento planetario.

E per gli appassionati di numeri e statistiche, ecco qualche curiosità. Ogni abitante della Terra possiede in media 62 mattoncini. La Lego è considerata la più grande azienda produttrice di pneumatici al mondo, con i suoi 306 milioni di ruote all’anno . Ancora: sulla terra vivono almeno 4 miliardi di personaggi LEGO. Con 6 mattoncini 2×4 si possono ottenere 915 milioni di combinazioni, mentre unendo uno sull’altro 40 miliardi di mattoncini si potrebbe raggiungere la Luna.

Marco Valerio Principato

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Pubblicato il 29 gen 2008
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