Niente proxy, siamo liceali

Niente proxy, siamo liceali

A mettere in piedi servizi web per gli amici si rischia il diploma. L'ha scoperto uno studente della Virginia. Che ora chiede alla rete di sostenerlo
A mettere in piedi servizi web per gli amici si rischia il diploma. L'ha scoperto uno studente della Virginia. Che ora chiede alla rete di sostenerlo

Mettere a repentaglio la propria carriera scolastica per un server proxy messo in piedi per gli amici. È quanto è capitato a Robert Afnani, intraprendente studente della Fairfax County Public School ( Virginia ), che nel bel mezzo del suo esame finale di filosofia si è visto convocato nell’ufficio della preside per rispondere dei suoi “crimini informatici” .

Lo schema di funzionamento di un server Proxy Il liceo contesta a Robert la creazione e messa in rete di un proxy, chiamato Afnanis Moo Proxy , che consentiva a mezza scuola di navigare il web infischiandosene di filtri e confini imposti dalla rete scolastica interna. Una azione in grado, al contempo, di “violare i diritti studenteschi” e “turbare l’ambiente di apprendimento dell’istituto”.

Messo davanti alla minaccia di una sospensione, che avrebbe potuto costargli il diploma, e di una denuncia all’autorità giudiziaria per aver “violato la legge”, Robert ha accettato di buon grado di spegnere il suo proxy. Non prima, però, di aver sottolineato come a suo giudizio non aveva commesso niente di male: di certo non aveva violato il regolamento scolastico, né la legge. E a sostenere la sua tesi, Robert ha convocato l’intero world wide web .

Inutili, almeno per il momento, le sue richieste di conoscere esattamente quali punti del regolamento scolastico e quali leggi violasse il suo proxy. Robert afferma che alle sue domande non ha ottenuto risposta, e secondo lui il motivo è che nessuno abbia la più pallida idea di quali fossero. Certo, questo è quello che dice lui: c’è da vedere cosa dirà la scuola .

E dire, continua Robert, che il suo proxy era stato messo in piedi su un server che aveva pagato lui, totalmente estraneo alla scuola, e che doveva servire soltanto a lui stesso e a un paio di amici. Il problema è che il passaparola è una brutta gatta da pelare : dirlo a due amici aveva significato dirlo agli amici degli amici, e poi agli amici degli amici degli amici, e alla fine tutti usavano il proxy producendo gigabyte di traffico ogni mese.

Le conseguenze non sono mancate. Ora Robert è per tutti i professori e gli impiegati della scuola un “hacker” e una “potenziale minaccia”. Gli è impedito di avvicinarsi ai computer dell’istituto , compresi quelli della biblioteca, perché non si sa mai. Però ha incassato la solidarietà della Rete, e intende far valere i suoi diritti.

Luca Annunziata

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Pubblicato il
4 feb 2008
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