L'italiano è inglese? Colpa dell' hi-tech

L'italiano è inglese? Colpa dell' hi-tech

Un lettore interviene nel dibattito che si è aperto sulla contaminazione dell'italiano da parte della lingua delle tecnologie: tra faxare, chattare e resettare
Un lettore interviene nel dibattito che si è aperto sulla contaminazione dell'italiano da parte della lingua delle tecnologie: tra faxare, chattare e resettare


Roma – Egregio Sig. Gilberto Mondi, colgo l’occasione della lettera del Sig. Pierangelo Pansa per “togliermi un sassolino dalla scarpa” che da diverso tempo mi crea qualche fastidio. Da affezionato lettore di P.I. e di altro nella rete, oltre che da laureato in lingue e letterature straniere con trascorsi da liceale, a volte mi crea non poco fastidio il fatto che la nostra cultura vada troppo spesso a rimorchio di quella statunitense.

Mi spiego meglio: ben vengano i neologismi quando la cultura ricevente non ha termini propri in grado di rendere il significato di termini provenienti da culture estranee, ma quando si abusa di termini tipici delle microlingue come ad esempio i termini informatici allora bisogna fermarsi un attimo e riflettere.

Perché utilizzare “resettare” se c’è azzerare, “faxare” per inviare un fax, “firma” per società, “settare” per impostare, “implementare” per realizzare un programma, e così di seguito fino a casi assurdi come “forwardare”. Alcuni di questi termini, come implementare, sono passati anche sui dizionari di lingua italiana più aggiornati.

Sia chiaro che non sono un purista della lingua né faccio parte dell’Accademia della Crusca, ma conoscendo discretamente oltre al nostro idioma anche l’inglese ed il francese, mi chiedo perché i francesi e gli spagnoli siano stati in grado di tradurre mouse rispettivamente con la souris e raton? Sono forse dotati di un maggior senso nazionalistico o sono meno soggetti al fascino di ciò che viene dalla parte opposta dell’oceano?

Sono perfettamente conscio che tutte le lingue sono da sempre in evoluzione costante e che le leggi dell’economia linguistica abbiano un peso non indifferente in tutte le lingue, ma a volte qui in casa nostra si esagera. Basterebbe essere un poco meno pigri e mettere in azione le meningi oltre che metter mano ai vari dizionari.

Distinti saluti
Marco De Angelis

Salve Marco, concordo appieno con quanto hai scritto ma nella lingua più che altrove le regole sono quelle dell’uso. Forwardare può non piacere ma in effetti mi capita di sentirlo e di leggerlo sempre più spesso e non possiamo vietarlo. Domani qualche linguista a caccia di notorietà lo inserirà in un proprio dizionario…. Un antidoto ci sarebbe, come dici tu, il maggior uso delle meningi, ma siamo tutti poco abituati a farvi ricorso. Un saluto, Gilberto Mondi

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Pubblicato il
8 ott 2002
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