Google zoppica in Borsa, ma forse è solo una storta

Google zoppica in Borsa, ma forse è solo una storta

Scontro di opinioni sulla salute di Google: la contrazione del numero dei click sui banner e lo spettro della recessione USA dividono trader ed analisti
Scontro di opinioni sulla salute di Google: la contrazione del numero dei click sui banner e lo spettro della recessione USA dividono trader ed analisti

Lo spettro della recessione inizia ad aleggiare anche sugli iridescenti schermi del NASDAQ . La Borsa tecnologica di New York ultimamente è preoccupata per le continue aritmie azionarie del suo pupillo Google. La diagnosi contenuta nell’ultima indagine firmata da comScore sembra non lasciare scampo: il rallentamento dell’economia sta avendo effetto anche sulla pubblicità online. Gli statunitensi cliccano meno sui banner e comprano meno.

Eric Schmidt, CEO di Google, ha dichiarato al Wall Street Journal che non è stato riscontrato alcun effetto collaterale dovuto alle recenti frizioni macroeconomiche. Altri aruspici dell’ambiente sostengono che si tratti di un malanno passeggero, al più presto risolto dalle iniezioni di capitali pubblicitari sottratti alla carta stampata.

ComScore ha rilevato che a gennaio il numero di click è sceso del 7% rispetto a dicembre, e ricordato che il dato complessivo è stato inferiore al gennaio 2007 dello 0,7%. Senza contare che dal novembre scorso il titolo Google ha perso circa il 38%. Tutti sintomi della stessa malattia, secondo alcuni osservatori.

Difficile però valutare a fondo la situazione. Anche fra gli analisti e i trader si scorgono divergenze di opinione. Imran Khan di J.P. Morgan sostiene che il sistema di rilevamento di comScore amplifichi i trend negativi riguardanti il numero dei click – tesi per altro sostenuta anche da Google.

Jordan Rohan, analista di RBC Capital Markets, analogamente ha bollato come decisamente esagerate le reazioni degli investitori ai dati diffusi. A suo parere comScore avrebbe rilevato dati inferiori alle aspettative a causa dell’aumento dei prezzi. “Magari non sarà un gran primo trimestre, ma non sarà così terribile come suggeriscono i numeri di comScore”, ha ribadito Rohan.

Anche Interactive Advertising Bureau, insieme a PricewaterhouseCoopers, non ha previsto alcun trend negativo per il mercato pubblicitario online. Il 2007 si è concluso con un record di fatturato: 21,1 miliardi di dollari, il 25% in più rispetto al 2006.

Google non ha voluto ancora esprimersi sulla questione. Le ultime dichiarazioni risalgono al mese scorso. Di fronte al broncio di Wall Street per un ultimo trimestre leggermente inferiore al previsto, Mountain View ha dovuto sottolineare un incremento di click del 30% rispetto al 2007: certamente un 20% in meno rispetto ai mesi precedenti ma non una tragedia. D’altronde i tecnici avevano spiegato che alcune modifiche al sito avevano eliminato l’eccesso di click generato accidentalmente.

False preoccupazioni? Forse, ma intanto sul New York Times imperversa una cauta negatività. “Vi sono dei forti segnali che dimostrano che il rallentamento dell’economia sta avendo conseguenze sul comportamento online dei consumatori e di conseguenza su Google”, ha dichiarato Clayton Moran, analista di Stanford Group. “L’ultimo trimestre del 2007 non ha mostrato una caduta a picco, ma un rallentamento. Questa è un’azione volatile che viene scambiata molto sfruttando il momento, e il momento è diventato decisamente negativo”.

Dario d’Elia

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Pubblicato il 28 feb 2008
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