La PA e quei software senza licenza

La PA e quei software senza licenza

di Diego Zanga - Autorevoli nomi dell'informatica e del diritto italiani propongono l'immediata adozione di licenze aperte per i molti software pubblici che una licenza proprio non ce l'hanno. GNU GPL in prima fila
di Diego Zanga - Autorevoli nomi dell'informatica e del diritto italiani propongono l'immediata adozione di licenze aperte per i molti software pubblici che una licenza proprio non ce l'hanno. GNU GPL in prima fila

L’anno scorso su queste stesse pagine segnalavo alla sen. Magnolfi una serie di “sprechi informatici”, che si riassumono nei vari progetti della PA per un software di Firma Digitale (ne ho trovati diversi in licenza proprietaria e non finiti), e nelle troppe smartcard per “singolo” cittadino che si vanno diffondendo (cioè troppi metodi identici per identificare la stessa persona, che comportano solo spreco di denaro). Ho prospettato come soluzione alla Senatrice l’uso del FLOSS che in sintesi ha così risposto : “Questo è esattamente l’auspicio da lei espresso nella sua lettera, che condivido pienamente”. La senatrice ha anche aggiunto che ad occuparsene debba essere la Commissione Oss 2007 : “In particolare la Commissione dovrà definire le linee guida operative per le modalità di approvvigionamento di software open source da parte delle amministrazioni”.

Dal momento che la Commissione ha annunciato l’avvio di una indagine conoscitiva su questi temi, ho pensato valesse quindi la pena affrontare un altro punto di rilevanza economica per la PA, per proporre poi una soluzione. Ecco di seguito la nuova proposta e le firme che l’appoggiano:

Proposta per la Commissione Open Source 2007
Nell’ambito della Pubblica Amministrazione il Ministero della Giustizia e quello delle Finanze spiccano per la fornitura di programmi software utilizzati dai cittadini, PMI, Ced, Caf., professionisti (avvocati notai commercialisti, etc.), ma anche utilizzati dalla stessa P.A.
Questi programmi, tra cui ad esempio Entratel, Uniconline, Nota di Iscrizione a Ruolo, Consolle Avvocato, etc, sono per lo più pubblicati SENZA ALCUNA LICENZA.

La mancanza di una licenza chiara non consente alle aziende di poter fare investimenti sul software non essendo chiari quali siano i diritti e i doveri relativamente all’uso dei sorgenti.
Senza licenza non è neanche possibile che possa crearsi una comunità di utilizzatori in grado di proporre e realizzare integrazioni, correzioni e migliorie al codice. La stessa pubblicazione di patch al codice potrebbe essere atto non consentito.

In questo ambito il Ministero della Giustizia è quello che si è dimostrato più attento alle esigenze dei suoi utenti, diretti ed indiretti, tanto da pubblicare i sorgenti di alcune applicazioni (richiesta fatta non solo dal “mondo” FLOSS, Free Libre Open Source Software ma anche da molte aziende che lavorano nel settore e producono solo applicazioni in licenza proprietaria, tutti uniti nella ricerca di trasparenza e semplificazione attraverso la pubblicazione in licenza GNU GPL di queste applicazioni).

Alla commissione Open Source si chiede semplicemente di prendere atto di quanto fin qui successo ovvero della pubblicazione di software senza alcuna “licenza” il cui copyright è della Pubblica Amministrazione, quindi la richiesta di utenti e aziende private che gli applicativi siano rilasciati sotto una precisa “licenza d’uso”: la licenza GNU GPL.

Preso atto di questo, la Commissione Open Source, che non puo’ certo “ordinare” ai ministeri in questione di agire in tal senso, puo’ pero’ sottoscrivere questa richiesta affinché divenga una richiesta nota a tutti, sostenuta istituzionalmente, acquisita ufficialmente dal CNIPA , che quindi permetta di fornire un indirizzo previsto in termini di scelte: il NULLA attuale, esemplificato dall’assenza di licenze, nei confronti della “licenza d’uso” la cui importanza è riconosciuta da utenti, aziende private, nonchè dall’Unione Europea.

In termini tecnici, dato che non sempre i ministeri in questione detengono server di pubblicazione (ne talvolta i sorgenti stessi), questa attività si comporrebbe di:

1) Creare un repository centralizzato per il codice sorgente delle applicazioni della PA. Puo’ essere realizzato sfruttando infrastrutture esistenti attraverso progetti sul sito ASC , usando quindi server e risorse di comunicazione già esistenti (si intente che questi principi valgono per il software qui descritto e non per i casi virtuosi già disponibili in altri repository pubblici).

2) Dare la possibilità ad utenti e istituzioni di avere codici di accesso per la consultazione del codice sorgente (funzione che il sito ASC già prevede, con l’accesso per la lettura a tutti e per la modifica/pubblicazione solo a chi mantiene il progetto).

3) Pubblicare il codice delle applicazioni e delle librerie che tra l’altro consentirebbe una forma di trasparenza fra le istituzioni pubbliche, i fornitori e i cittadini: i risultati degli investimenti della PA per lo sviluppo di software sarebbero controllabili in modo trasparente.

4) Pubblicare i progetti utilizzando licenze libere (secondo lo schema pubblicato qui ). È nostra opinione che la licenza migliore sia la GNU GPL, che tutela maggiormente le aziende che realizzano il software per la pubblica amministrazione.

5) Pubblicare tutte le note disponibili sul software già realizzato per la PA e pubblicare linee guida per la documentazione del software e dei formati di dati per il software realizzato in futuro.

La gestione di forum o altri servizi non è da considerarsi come parte di questa attività. Lo è invece la semplice pubblicazione di news al rilascio delle nuove versioni (dato che tutti gli applicativi in questione vengono costantemente aggiornati).
Indirettamente tutto lo “storico” delle applicazioni della PA e relativi sorgenti si creerà con il passare del tempo, aggiungendo i sorgenti delle nuove versioni ai progetti preesistenti.

A carico del CNIPA (OSS – Osservatorio Open Source ) sarebbe una guida alla creazione degli utenti da pubblicare con destinatari i referenti per la PA (onde evitare problemi nella creazione e gestione degli stessi): sono pochi semplici passaggi, ma sarebbe opportuno prevenire problemi.

Come ulteriore indicazione da inserirsi tra “le linee guida generali” per la PA: in futuro il software che la PA produce per offrire dei servizi ai cittadini andrebbe considerato come reference implementation (sotto condizioni di licenza permissive o copyleft) di uno standard/specifiche che la PA rende disponibile senza condizione alcuna, ovvero, un Open Standard, come consigliato dall’ EIF ; in questo modo almeno un’applicazione sarà disponibile (quella prodotta dalla PA), ma, allo stesso tempo si renderà possibile la concorrenza di coloro che vogliono implementare lo stesso servizio nella loro applicazione dedicata o integrata che sia.

Firmato:

Diego Zanga
eLawOffice.it
Marcello De Geronimo
Ing. consulente per l’Ordine degli Avvocati di Catania
Franco Violi
Responsabile dei sistemi informatici della Confartigianato Lapam Federimpresa di Modena
Renzo Davoli
Professore associato di Informatica presso l’Università di Bologna
Alessandro Scapuzzi
Ragioniere Commercialista, presidente Gruppo Utenti Linux Livorno
Michele Sciabarra
autore tecnico, imprenditore
Andrea Trentini
Università di Milano
Marco Scialdone
Avvocato, ComputerLaw.it – Informatica e diritto
Paolo Della Costanza
Resp. Servizio Assistenza Clienti e Servizi Internet di SedLex Informatica srl
Roberto Olivieri
Avvocato in Genova
Carlo Piana
Avvocato in Milano
Antonio Iacono
Progetto Opensignature
Giovanni Biscuolo
Xelera – IT infrastructures
Federico Fissore
Programmatore, direttore tecnico
Gerardo Antonio Cavaliere
Avvocato, delegato Cinfor.org – Centro per l’Informatica e l’Innovazione Forense
Gianbattista Galluss
Avvocato
Mauro Murgioni
Presidente di Apriti Software! – Software e Sapere Aperto e Libero
Claudio Covelli
Responsabile del Servizio Sistema Informativo, Comune di Trento
Roberto Resoli
Sviluppatore di Software Libero – Funzionario presso il Servizio Sistema Informativo, Comune di Trento
Roberto Targa
Ingegnere – Resp. Marketing SoftLab Srl
Il consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Udine
Fabrizio Pettoello
Avvocato in Udine
David D’Agostini
Avvocato in Udine

le firme sono riportate nell’ordine in cui sono arrivate

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Pubblicato il 3 mar 2008
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