Gmail non è di Google

Gmail non è di Google

Google deve mollare l'osso, deve rassegnarsi a rivedere il proprio marchio Gmail: sul mercato europeo è arrivata in ritardo
Google deve mollare l'osso, deve rassegnarsi a rivedere il proprio marchio Gmail: sul mercato europeo è arrivata in ritardo

Google potrebbe vedersi scivolare dalle mani Gmail, potrebbe essere costretta a rinominare e reinventare il brand per continuare ad offrire i propri servizi email sul mercato europeo. Inutile aggrapparsi ad appelli, difendere con le unghie e con i denti un marchio registrato da altri: anche l’Ufficio per l’Armonizzazione dei Marchi per il Mercato Interno dell’Unione Europea ( UAMI ) ha stabilito che il marchio Gmail è troppo simile al trademark registrato da un tedesco, in anticipo su Google.

Gmail non è di Google - g-mail Non è la prima volta che Google deve cedere a pionieri dei marchi europei: mentre BigG capitolava nel Regno Unito tramutando il proprio marchio Gmail in un meno immediato Google Mail, stava affrontando in Germania un’analoga vicenda. Tale Daniel Giersch, tedesco, lamentava un furto di trademark : segnalava il fatto che G-Mail , il servizio di posta lanciato dalla sua azienda, era attivo dal 2000 e operava sotto l’egida di un marchio regolarmente registrato prima che Google svelasse il proprio servizio email.

Google era stata trascinata in tribunale ed era stata costretta a rinominare il proprio brand anche in Germania, proponendolo come Google Mail. Ma a Giersch il successo locale non era bastato, né erano bastati i 250mila dollari offerti da Google per appianare il contenzioso: si era rivolto alle autorità europee per convincerle che Google avrebbe dovuto offrire il servizio sotto un altro nome in tutta Europa.

Gli erano state accordate tutte le ragioni: Google avrebbe dovuto fare retromarcia e rinominare il servizio sul mercato UE, in quanto operava con un marchio troppo simile dal punto di vista del suono, dal punto di vista visuale e dal punto di vista verbale. Giersch aveva goduto di un momento di gloria, si era immaginato coraggioso Davide capace di vincere sul gigante Googlia , aveva finalmente liberato i propri utenti dalle perplessità e dal sospetto che G-Mail potesse avere qualcosa a che fare con l’ insidioso universo di Google.

Il colosso di Mountain View non si era rassegnato: si era immediatamente appellato alla decisione. Il trattino che differenzia il servizio mail tedesco dal servizio di Google è di fondamentale importanza. Senza contare che il logo dei due servizi è così diverso da renderli inconfondibili, l’uno composto da lettere colorate, l’altro che si staglia giallo su un fondo nero, sovrastando un payoff tedesco capace di agire da discriminante.

Le argomentazioni di Google non hanno convinto l’Ufficio per l’Armonizzazione dei Marchi : gli utenti non giocano ad Aguzzate la Vista quando si imbattono in uno dei due loghi. Nemmeno il trattino è un elemento dirimente, spiegano le autorità: email , la parola alla quale entrambi i marchi fanno riferimento, si può scrivere con e senza il trattino, non basta per chiarire al pubblico che i servizi non condividono un’origine comune.

Gli analisti sono pronti a scommettere che Google non lascerà nulla di intentato, e che farà ricorso per difendere il proprio marchio. Girsch ha dichiarato di essere profondamente colpito dal fatto che Google ancora non si rassegni a riconoscere di essere in torto, che perseveri nel garantire regolari iniezioni di popolarità al proprio servizio.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
20 mar 2008
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